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Quo vadis, Michele?

Michele Emiliano, una campagna elettorale da Checco Zalone

Tra Achille Lauro e Lino Banfi: le elargizioni di posti fissi alla vigilia delle urne

Annarita Digiorgio

Assunzioni a pioggia, inaugurazioni farlocche e bonus senza pudore: il presidente pugliese, annaspando nei sondaggi, rispolvera il vecchio mito della spesa pubblica. Sperando che basti a vincere

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“Il signore sin da bambini ci dona dei talenti. Tu che vuoi fare da grande? Io la veterinaria, e io lo scienziato. E tu, Checco, che vuoi fare da grande?" 

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“Il signore sin da bambini ci dona dei talenti. Tu che vuoi fare da grande? Io la veterinaria, e io lo scienziato. E tu, Checco, che vuoi fare da grande?" 

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"Io voglio fare il posto fisso”.

Inizia così Quo Vado, il film cult del 2015 di Checco Zalone, regista pugliese campione di incassi e di polemiche,  specie per i meridionali che si sentono diversi da quella macchietta. Sembravano lontani ormai quei tempi, e invece la campagna elettorale per le regionali di Michele Emiliano ci ripiomba dritti nella Prima Repubblica: che, come spiega la colonna sonora di quel film, “non si scorda mai”. “Il posto fisso è sacro”, gli diceva in una scena Lino Banfi, altro attore pugliese che fa parte, insieme ad Al Bano, del Comitato dei Saggi istituito in seno al consiglio regionale pugliese dal presidente uscente. E insomma si capisce perché Emiliano, seguendo il Saggio di Andria, si professa devoto alla religione delle stabilizzazioni.

 

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Nel parterre del teatro di Taranto, durante la settimana delle elezioni, Emiliano consegna personalmente 220 posti fissi. Senza concorso ovviamente, si tratta di 220 internalizzati dalle società private che avevano vinto un appalto con la asl. Cosa importa se sono o non sono bravi, se tra loro ci sono diversi segretari di circoli pd, mogli di consiglieri comunali candidati alle regionali, o se magari fuori ce ne erano altrettanti più in gamba o più meritevoli, ma che non avevano avuto la fortuna di essere capitati nella ditta privata che aveva vinto l’appalto. “Tu fai la domanda per il corso di formazione, intanto entri, poi ti stabilizziamo”, diceva l’ex assessore allo sviluppo Mazzarano costretto alle dimissioni dopo un’inchiesta di Striscia la Notizia, e ora ricandidato nel Pd (in sostegno del quale sono scesi in campagna elettorale i ministri Francesco Boccia e Peppe Provenzano).

E cosa conta se poi il cittadino utente non riesce a prenotare una visita al cup, dove gli rispondono questi internalizzati? “E’ un grande successo per la Giunta Emiliiano”, dice il bersaniano Cosimo Borraccino, attuale assessore allo sviluppo regionale (o provinciale, dato che si occupa di qualunque cosa avvenga nel suo collegio elettorale). Allo stesso modo sono state internalizzate le guardie forestali dell’Arif (l’agenzia regionale che vigila sulla xylella), i dipendenti diretti della regione Puglia, il personale 118, gli operatori socio sanitari, e tutto ciò che la legge Madia consente. E se non lo consente? “Signor sindaco, ti prometto che entro una settimana al più tardi, avremo tutte le irregolarità a norma”, dice Checco in Quo Vado. E Infatti di fronte all’accusa di farlo a due giorni dal voto, Emiliano risponde: “Oggi la Puglia è uscita dal piano di rientro, prima le assunzioni erano bloccate”. E’ stato Roberto Speranza, il ministro della Salute in persona, nel suo tour a sostegno di Emiliano, ad annunciarlo. Prestandosi a questo gioco, dato che non c'è il decreto del Consiglio dei ministri che lo sancisce.

Questo è stato il modello Emiliano negli anni, e questa è tornata ad essere la sinistra in Puglia, devota alla religione del posto fisso e non del merito. Perché quello del Cup è solo l’ultimo degli episodi della campagna elettorale da Prima Repubblica di Emiliano. Anzi, neanche l’ultimo. Perché subito dopo sono arrivati pure i duemila euro a testa per 70 mila professionisti, a sportello. Che però “per colpa dell’Agenzia delle entrate che ancora non ci ha detto se devono essere tassati o meno”, spiega Emiliano, come le scarpe di Achille Lauro verranno consegnati metà in questi tre giorni prima delle elezioni, e metà dopo. Poi i 60 milioni per entrare nel cda della Banca Popolare di Bari, nonostante il crack sia dovuto proprio alla gestione localistica della banca, quando Boccia ne contrastava la trasformazione in spa voluta da Renzi. Anche a questa latitudine tutte le crisi si risolvono con la statalizzazione: Emiliano voleva anche entrare nel cda di Ilva, così almeno ci garantiamo qualche posto, piu o meno fisso, nel consiglio di amministrazione.

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“Vi annuncio il rifinanziamento per altri 70 milioni di euro delle misure regionali anti Covid, che il presidente di Confindustria oggi mi ha detto essere, secondo il suo giudizio, la miglior misura mai adottata in Italia durante questo periodo, e si chiederà al Governo nazionale di estenderla a tutta l’Italia perché tutte le organizzazioni datoriali italiane hanno molto apprezzato le misure della Puglia”, ha detto Emiliano ieri di fronte al Ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Se l’Italia è modello nel mondo, come diceva Conte, allora la Puglia è modello in Italia.

 

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Cosa c’è poi in Puglia di più fisso delle feste patronali? E allora abbiamo 250 mila euro di bonus per le ecofeste, e altrettanti per le sagre, e le feste di paese. Del resto nel tacco d’Italia “non ce n’è coviddi”. Come ai matrimoni, Emiliano “ha fatto la busta” di 30 mila euro per le coppie che decidono di sposarsi dopo il covid, e così alle prime nozze celebrate a Foggia con la busta di Emiliano, sono finiti in 100 in quarantena. Pure la fiera del mare dell’assessore Borraccino a settembre è costata 250 mila euro, anche se non c’era nessuno. Come neppure al Bifest, il festival del cinema di Bari organizzato dalla Regione nella stessa settimana di quello di Venezia. E poi il Medimex, il Cinzella, la Fiera del Levante, e i 22 minuti della sfilata Dior a Lecce con Fedez in mascherina tra la folla, ed Emiliano e Lopalco senza. Gli eventi pagati dalla regione quest’estate sono andati alla grande, poi come ha detto il Governatore “sono i pugliesi che sono andati all’estero che ci hanno riportato il covid”. E’ andata male solo per La notte della Taranta, l’evento cult per i sostenitori della politica economica pugliese fondata su “Lu sole, lu mare e lu ientu”: il concertone, annunciato da Emliano e Lopalco, il giorno dopo la conferenza stampa è stato annullato dai sindaci della Grecia Salentina spaventati dal covid.

Oltre i grandi eventi, altri 1200 posti fissi se li è presi in campagna elettorale Massimo Cassano. L’ex sottosegretario di Forza Italia ora nominato da Emiliano commissario dell’agenzia regionale per il lavoro. Sulla sua pagina Facebook compare la sponsorizzata del post in cui Cassano pubblicizza la lista della coalizione “Popolari per Emiliano” di cui è Presidente esprimendo l’assessore all’ambiente. E dalla stessa pagina sponsorizza l’assunzione di 1200 posti fissi ai centri per l’impiego. Che come l’acquedotto pugliese che notoriamente da più da mangiare che da bere, servono per dare il posto a chi lavora nel centro, non a chi va a cercarlo. Come pure i centri di formazione finanziati dalla Regione, che servono più ai formatori che ai formati (per uno di questi centri è indagato il capo di gabinetto di Emiliano). Sempre in campagna elettorale è stata istituita la task force da 300 mila euro per l’agenzia dei rifiuti (con il piano regionale scaduto e non rinnovato), e sono stati annunciati bonus straordinari per caf, centri sportivi, imprese, ambulanti, e diverse altre categorie.

 

E poi c’è il capitolo inauguraizoni. Emiliano ha inaugurato un nuovo modo di tagliare i nastri in campagna elettorale: non essendo chiusi i cantieri, va solo a visitarli e pubblica foto come fossero conclusi. L’ospedale di Cisternino, il pronto soccorso di Taranto, la pista senza aeroporto di Foggia, tutte opere in corso, ma fintamente aperte. “Metafisica elettorale” l’ha chiamata Davide Griffani sul Corriere del Mezzogiorno, riferendosi alla “compensazione di politica di chi, non sapendo come riempire i piatti, almeno mette in fila le posate”. L’apice è stata “la prima pietra simbolica” del nuovo Ospedale di Taranto: una conferenza stampa sul suolo incolto su cui tra “400 giorni è pronto il San Cataldo” ha detto Emiliano. Peccato che la Regione Puglia non c’entra niente e a doverlo fare, da oltre dieci anni, è il presidente di Invitalia Domenico Arcuri: fra 400 giorni, anzi, nel frattempo sono diventati 396, avremo l’ospedale di acciaio con mascherine a rotelle! Sedetevi sul divano e contate i giorni.

 

Dopo essere stata per 5 anni l’ultima regione d’Europa per spesa dei fondi europei, a tre giorni dal voto Emiliano ha annunciato lo sblocco del Piano di sviluppo rurale con il finanziamento di 135 milioni per 800 giovani agricoltori. E durante la tribuna politica Rai ha promesso che la prima cosa che farà al primo giorno del nuovo mandato sarà utilizzare gli 8 miliardi del recovery found in agricoltura “per ridare ossigeno all’aria”. E se il Ministro Gualtieri, che oggi esalta Emiliano, ha detto che quei fondi non arriveranno prima del 2022, nel frattempo i pugliesi resteranno senza ossigeno.

 

Negli ultimi colpi bassi al fotofinish Emiliano accusa Fitto di aver preso i soldi dai Riva per le campagne elettorali di venti anni fa. E’ vero, ma al pari di quelli presi anni dopo anche dal Pd e da Bersani, erano finanziamenti dichiarati, mentre proprio Emiliano è oggi indagato per i presunti finanziamenti occulti alla sua campagna elettorale delle primarie contro Renzi: secondo l’ipotesi fu pagata dalla Ladisa, la più grande azienda di mense in appalti pubblici in Puglia, di cui è presidente l’ex procuratore capo di Taranto Franco Sebastio.

 

Messa così ci sarebbe da sperare che in Puglia fosse campagna elettorale tutto l’anno e tutti gli anni. E invece oggi finisce, e la chiusura Emiliano la fa con un drive in: migliaia di macchine a guardare il suo spettacolo sotto lo stadio San Nicola. Anche qui non mancherà il bonus: un seme di pianta in omaggio per ogni macchina. “Un evento a zero impatto ambientale”, è scritto nella locandina, forse le macchine degli elettori di Emiliano già vanno a idrogeno green. Come piace al ministro del Sud, Provenzano, quello per cui l’arretratezza del Mezzogiorno è colpa di Milano che non restituisce nulla all’Italia. Domenica si vota in Puglia, e ci sarebbe l’occasione per dimostrare che Checco Zalone parla di altri, non di noi. O almeno solo di Michele Emiliano.

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