PUBBLICITÁ

il m5s e i servizi segreti

"Vi spiego com'è andata la storia dei Servizi. E perché il governo ora rischia"

Valerio Valentini

Parla Federica Dieni, deputata grillina che ha promosso l'imboscata contro Conte. "Così non andiamo avanti. Con Crimi e Bonafede il M5s scompare in tre mesi. Tofalo e Mancini? Ognuno ha le sue ragioni"

PUBBLICITÁ

Roma. Ora che il polverone s’è depositato, Federica Dieni dice che non è stata combattuta invano, la battaglia. “Abbiamo perso, certo, perché ci siamo fermati di fronte alla forzatura del governo. Ma abbiamo lanciato un segnale politico di cui è bene che nell’esecutivo tengano conto”. E’ lei, la deputata calabrese, capogruppo del M5s nel Copasir, l’artefice del blitz parlamentare che martedì scorso ha portato cinquanta grillini a firmare un emendamento che contraddiceva le volontà di Palazzo Chigi sul rinnovo degli incarichi ai vertici dei Servizi segreti. “Una scelta che non può essere presa in questo modo, aggirando il dibattito in Aula. E non si dica che la nostra è stata un’imboscata, perché il nostro scetticismo lo abbiamo segnalato per tempo, già prima di Ferragosto. Se si è arrivati allo scontro frontale, è perché nessuno ci ha voluto ascoltare. L’unico che ha cercato un confronto è stato il ministro Federico D’Incà. Che mi ha parlato, dopo dieci giorni di silenzio generale, mezz’ora prima di entrare in Aula e porre la fiducia. Bell’idea di dialogo”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Ora che il polverone s’è depositato, Federica Dieni dice che non è stata combattuta invano, la battaglia. “Abbiamo perso, certo, perché ci siamo fermati di fronte alla forzatura del governo. Ma abbiamo lanciato un segnale politico di cui è bene che nell’esecutivo tengano conto”. E’ lei, la deputata calabrese, capogruppo del M5s nel Copasir, l’artefice del blitz parlamentare che martedì scorso ha portato cinquanta grillini a firmare un emendamento che contraddiceva le volontà di Palazzo Chigi sul rinnovo degli incarichi ai vertici dei Servizi segreti. “Una scelta che non può essere presa in questo modo, aggirando il dibattito in Aula. E non si dica che la nostra è stata un’imboscata, perché il nostro scetticismo lo abbiamo segnalato per tempo, già prima di Ferragosto. Se si è arrivati allo scontro frontale, è perché nessuno ci ha voluto ascoltare. L’unico che ha cercato un confronto è stato il ministro Federico D’Incà. Che mi ha parlato, dopo dieci giorni di silenzio generale, mezz’ora prima di entrare in Aula e porre la fiducia. Bell’idea di dialogo”.

PUBBLICITÁ

 

E Vito Crimi? E Alfonso Bonafede? “Crimi, come capo politico, è stato assente, non ci ha preso sul serio. Poi, all’ultimo giorno utile, ci ha detto che se non ritiravamo l’emendamento c’erano rischi di tenuta per il governo. Bonafede un capo delegazione che in realtà delega, non pervenuto. Con loro due al capo del M5s, con questo andazzo generale, tra tre mesi saremo al 3 per cento. E in fondo ce lo meritiamo”.

 

PUBBLICITÁ

E però non tutti, tra i sostenitori dell’emendamento della discordia, erano animati dalle buone intenzioni della Dieni. S’è parlato molto dello strano attivismo del sottosegretario Angelo Tofalo, della sua vicinanza all’ex agente del Sismi Marco Mancini. Davvero il partito di maggioranza relativo si presta a queste operazioni opache? “Immagino che, dietro a quei cinquanta firmatari, ci fossero varie motivazioni”, dice la deputata. “Ognuno avrà avuto le sue ragioni, più o meno nobili, per aderire. A me interessava poco, perché francamente volevo porre una questione politica”.

 

Un segnale a Palazzo Chigi? “Non è che volessi fare un atto ostile verso il premier Conte. Era semmai un’azione indirizzata contro il M5s al governo”. Differenza labile, converrà. “Se siamo arrivati a questo punto, è perché la nostra funzione di parlamentari, il nostro lavoro come gruppo, è stato troppo a lungo svilito. E la fiducia posta martedì scorso non ha fatto altro che esacerbare gli animi. E infatti anche al Senato, sul Dl Semplificazioni, alcuni nostri colleghi si sono impuntati su un paio di emendamenti”. Una strategia della tensione unica, dunque? “Sarà un crescendo, è inevitabile. E se non si prenderà atto di questo nostro malessere, prima o poi l’incidente arriverà”. Lo dice con una certa leggerezza. “Tutt’altro, credetemi. Ma il governo non può illudersi che noi accettiamo di stare qui solo a ratificare decisioni prese in Cdm e a votare la fiducia. E’ inaccettabile”.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ