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I grillini sono cambiati, bene così. Ma non serve scomodare l’anima

Giuliano Ferrara

Per Ezio Mauro i grillini stanno cambiando. Ottimo. Il motivo? In Italia è la politica che trasforma tutto. Per il resto wait and see

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Ezio Mauro ieri su Repubblica prendeva atto, con maturità intellettuale non così diffusa nel mercato, del fatto che se i grillini diventano un po’ casta (doppio mandato out) e si alleano con i partiti tradizionali (anche quello di Bibbiano) vuol dire che stanno cambiando, sebbene non siano alla ricerca di un’anima, di un ideale, e eccedano anzi in pragmatismo (quella dell’anima in politica è una insigne fissazione del commentatore politico liberal o progressista, e non solo sua).

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Ezio Mauro ieri su Repubblica prendeva atto, con maturità intellettuale non così diffusa nel mercato, del fatto che se i grillini diventano un po’ casta (doppio mandato out) e si alleano con i partiti tradizionali (anche quello di Bibbiano) vuol dire che stanno cambiando, sebbene non siano alla ricerca di un’anima, di un ideale, e eccedano anzi in pragmatismo (quella dell’anima in politica è una insigne fissazione del commentatore politico liberal o progressista, e non solo sua).

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Conclude che la politica scava nell’antipolitica, e benedice con un classico “ben scavato vecchia talpa”. Ottimo. Per leggere politica e mondo ci vuole realismo, ci vuole spregiudicatezza, e quando Mauro vorrà darci infine atto che nell’essere umano l’anima è un enigma del sacro, ma in politica l’anima è materia, come nel poema di Lucrezio, fatta di atomi infinitesimali che si muovono in stretta relazione con il corpo, l’intesa con lui sarà cosa fatta. 

 

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Salvo alcuni testoni, moltissimi cominciano a capire che la famosa questione dell’alleanza strategica tra i democratici e i grillini è in sé una mera parvenza ideologica, un nuovo centrosinistra senza capo né coda, tuttavia prende consistenza materiale se misurata con realtà e storia. Trovammo una formula di cui andiamo fieri per opporci ai grillini versione iperpopulista e alleata con i sopranisti (proto: si raccomanda la pi, non la vu): ci opponiamo non tanto e non solo per quello che fanno, questi marrazzoni, ma per quello che sono.

 

Era una formula ardimentosa, spericolata, senza margini di correzione e gradualità, che poteva perfino apparire un po’ rigida. La applicammo anche a Trump: ha trasferito l’ambasciata a Gerusalemme, ha eliminato Suleimani, ha tagliato le tasse, ma è un colossale e grottesco imbroglione e bisogna abbatterlo con una colossale manata degli elettori americani. 

 

Ora è chiaro che, nonostante sia buffo e inaspettato questo nuovo centrosinistra cum Grillo, qualcosa con i seguaci del comico, i loro eletti e elettori, bisogna pur combinarla. Per esempio un governo di legislatura che tenga a bada l’Italia delle discoteche e della Santanchè, protegga la nostra povera salute e sappia spendere benone, si spera, tutto quel bendiddio che una grande svolta europea ha stanziato per chi voglia seriamente rimettersi in carreggiata. E’ molto, è poco, è Bibbiano, è No Vax, è No Tav, è un volteggio da castigare moralisticamente, è una cosa da incompetenti?

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Non so, ma è il qualcosa, il poco del possibile e il possibile del poco, che la situazione richiede. E l’ironia della ragione ci dice che questa pochezza è in fondo credibile perché, scesi dal pullmino con Di Maio e Dibba che volevano picconare a Bruxelles il palazzo Berlaymont, con Conte e Casalino i grilli hanno poi, nel post Papeete, rilevato il canto stridente delle cicale e irrorano la notte di nuovi ritmi melodici. Insomma, perché sono cambiati. Ci opponevamo strenuamente per quello che erano, prima ancora che per ciò che facevano, ora non sono più quelli, e per l’anima wait and see.

 

La cosa magnifica è che non sono cambiati per conversione, per acculturazione, per corrispondere alla situazione dopo le dure repliche della storia. Sono cambiati perché il modo di funzionare della politica in questo paese trasforma tutto, pure i trasformisti. Non dobbiamo amarli, non dobbiamo identificarci, non c’è bisogno di tanta chiacchiera, sono cambiati perché una caratteristica straordinariamente forte del sistema italiano è quella di mutare i soggetti che lo sfidano o che lo governano (è lo stesso, a pensarci bene) tirando fuori una specie di miglior causa anche dalle fonti di politica e di storia peggiori.

 

I democristiani vinsero con De Gasperi  sì, ma soprattutto con Gedda e il quarantottismo teologico, poi però hanno modernizzato l’Italia. I comunisti baffonisti divennero a un certo punto una spina antisovietica nel fianco dell’eurocomunismo. Socialisti e radicali contavano un tubo e hanno fatto gli anni Ottanta, decennio glorioso di tentativi e nuovi orizzonti. Berlusconi sembrava un avventizio con una bellissima voce, e ci ha dato l’alternanza, un nuovo linguaggio del politico, Monti e Draghi in successione a maneggiare la crisi peggiore.

 

Le cose cambiano perché il sistema istituzionale e la sua base culturale e di consenso irrigidisce o pietrifica la contesa in paesi solidi come la Francia o la Germania (sempre alle prese con il gollismo e l’economia sociale di mercato), in Italia scioglie tutto, come fa lo struzzo o meglio lo spirito che “durissima coquit”. E’ dell’uomo valoroso “smaltire ogni ingiuria”, è di un sistema pragmatico smaltire ogni durezza e risolverla in altro.

 

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