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campidoglio come ti voglio

Ora la Raggi si crede Napoleone, e questo è un problema per il M5s

Carmelo Caruso

La ricandidatura della sindaca spacca i grillini a metà. Sulle chat è il caos, ma lei si lascia lusingare dai sondaggi, e nel suo staff s'illudono di poter persino scegliere la sua rivale

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Roma. E’ stata sicuramente sottovalutata. Nel M5s, dove fino a pochi mesi fa la sola idea suscitava ilarità e veniva considerata come i “cigni neri” del filosofo Nassim Taleb, “eventi per cui bisogna elaborare giustificazioni che rendano il fenomeno spiegabile e prevedibile”, si dice che adesso la notizia non sia più la sua ricandidatura. “Il peggio è che Virginia Raggi si è convinta di poter vincere o quantomeno di arrivare al ballottaggio”. Quando Luigi Di Maio – che pure conosceva in anticipo le sue intenzioni, ma che confidava nelle ragioni dell’empirismo (“ricandidarsi?”) – ebbene, malgrado il sostegno di circostanza e la frase di costume: “Virginia sta svolgendo un ottimo lavoro e ha bisogno del supporto di tutto il movimento”, ha chiaramente ammesso che lui al ballottaggio non ci crede. Grazie a quei pensieri all’orecchio che finiscono per offuscare la vista e il giudizio, la sindaca, che Nicola Zingaretti ha definito “una minaccia”, ha iniziato a credere all’altra voce: “Ma lo sai che i romani, alla fine, non ti detestano?”. 

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Roma. E’ stata sicuramente sottovalutata. Nel M5s, dove fino a pochi mesi fa la sola idea suscitava ilarità e veniva considerata come i “cigni neri” del filosofo Nassim Taleb, “eventi per cui bisogna elaborare giustificazioni che rendano il fenomeno spiegabile e prevedibile”, si dice che adesso la notizia non sia più la sua ricandidatura. “Il peggio è che Virginia Raggi si è convinta di poter vincere o quantomeno di arrivare al ballottaggio”. Quando Luigi Di Maio – che pure conosceva in anticipo le sue intenzioni, ma che confidava nelle ragioni dell’empirismo (“ricandidarsi?”) – ebbene, malgrado il sostegno di circostanza e la frase di costume: “Virginia sta svolgendo un ottimo lavoro e ha bisogno del supporto di tutto il movimento”, ha chiaramente ammesso che lui al ballottaggio non ci crede. Grazie a quei pensieri all’orecchio che finiscono per offuscare la vista e il giudizio, la sindaca, che Nicola Zingaretti ha definito “una minaccia”, ha iniziato a credere all’altra voce: “Ma lo sai che i romani, alla fine, non ti detestano?”. 

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Con abilità e mestiere, all’interno del M5s, qualcuno ha provveduto a fare circolare dei sondaggi sul suo gradimento (“che non sarebbe così basso. A Roma, la sua popolarità è sopra la Meloni e Calenda”) e che crescerebbe grazie a quella che chiamano “operazione asfalto”, la pianificazione del rattoppo di fine mandato che spesso fa dimenticare l’origine della catastrofe. Chi si ricorda più di Virginia Raggi prima di Virginia Raggi? Dei quattro moschettieri, i sansepolcristi di Roma, Raggi, Daniele Frongia, Marcello De Vito, Enrico Stefàno, è rimasta solo lei che qualcuno ritiene la donna dispositivo: “Alla fine è per merito suo se si mette in discussione uno dei totem del Movimento”. Su Rousseau si vota infatti per escludere “dal computo dei due mandati, il primo mandato da consigliere comunale”. E’ un barocchismo necessario per consentire la ricandidatura, ma che sarà utilizzato per forzare la regola anche in Parlamento e salvare la nomenklatura grillina. E insomma, è vero che molti deputati – soprattutto quelli che hanno il futuro promesso perché al primo mandato – hanno polemizzato con l’annuncio di questa sindaca che da mesi preparava la sua guerra lampo, il suo blitzkrieg.

 

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Carmela Grippa, deputata abruzzese, ha chiesto in una delle tante chat: “Ma non sarebbe stato corretto discuterne prima?”. E ieri, Stefano Buffagni, che ormai lavora per la leadership, è andato controcorrente: “Ogni volta che deroghi una regola praticamente la cancelli”. La base romana (infastidita) sta tempestando di messaggi gli uomini di collegamento. Si tratta di Francesco Silvestri, Manuel Tuzi, Gabriele Lorenzoni che provano a pesare il malumore dei militanti. Quanti con Virginia? Chi contro Virginia? Al municipio VII, quello di Monica Lozzi, l’anti Raggi che ha scelto di seguire Gianluigi Paragone, si ciclostilano fogli di combattimento e si resiste come a Kobane. E poi c’è il compagno perduto, il consigliere Stefàno, il moschettiere ma senza più spadino, che, su Facebook, ha già fatto sapere che “questa corsa la farete senza di me”.

 

Assicurano che, questa volta, il M5s avrebbe in realtà raggiunto la serenità: “Una mela perfettamente spaccata. Metà si oppone alla deroga, e dunque alla Raggi, mentre metà si congratula”. Si pesano i silenzi di Paola Taverna e di Roberta Lombardi che dovrebbero parlare e riuscire a spiegare al mondo che la Raggi non è il meglio ma “non possiamo non votare Virginia”. Tra i due, la meno severa è la vicepresidente del Senato che pure non dimentica lo sfratto della madre ma che, dicono, “ormai ragiona da segretario di partito. Perdonerà”.

 

E si raccolgono scommesse sulla Lombardi che “la pensa come Buffagni, ma che non potrà non difendere la sindaca”. Nel M5s scherzando, ma neppure tanto, c’è chi crede che andrebbe istituito un tribunale per la riabilitazione “perché, se passa il voto su Rousseau, cosa diciamo a ex sindaci come Fabio Fucci, il sindaco di Pomezia che venne espulso?”. Si macchiò del reato di ricandidatura che oggi si potrebbe depenalizzare. Ed è certo un delirio, una febbre, ma la candidatura della Raggi ha acceso le più sfrenate fantasie. Nel M5s spiegano che i tempi dell’annuncio sarebbero stati studiati per stemperare il clima con il Pd (“abbiamo un anno per provarci”).

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Non sono che vaneggiamenti. Per restituire la pazzia di queste ore, è sufficiente dire che nel movimento, dove non c’è più nulla da discutere dopo il “daje” di Beppe Grillo che ha sigillato la candidatura della Raggi, adesso si studiano le mosse di Zingaretti. I 5s si vorrebbero scegliere pure l’avversario che potrebbe essere, avvisano, “Francesca Bria, romana, economista ed ex assessore alle Tecnologie e all’Innovazione a Barcellona con la sindaca Ada Colau”. E si capisce che non ci sono più limiti se questa sindaca può oggi perfino esclamare: “Non potevo certo aspettare ancora. Non posso farmi travolgere dal risultato delle prossime elezioni regionali”. Si è convinta davvero di essere il sindaco di Roma.

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