Fabio Fucci (foto LaPresse)

La svolta di Fucci, il sindaco M5s di Pomezia

Valerio Valentini

“Via il limite dei due mandati: coltiviamo una classe dirigente”, dice al Foglio

Roma. La battuta che riassume un po’ il senso dell’intervista, e gli effetti che potrebbe avere, arriva alla fine della chiacchierata, al momento dei saluti. Fabio Fucci la pronuncia sorridendo, con un sospiro a metà tra la celia e lo sconforto: “Verrò sicuramente espulso”. Paura legittima, viene da pensare. Perché è vero, quelle che propone il sindaco a cinque stelle di Pomezia – trentotto anni, programmatore informatico, uno degli amministratori più apprezzati dalla base e dai vertici di M5s – a guardarle da vicino sono semplici modifiche del regolamento. Ma è evidente che queste ipotesi di riforma sottendono, eccome, una drastica messa in discussione dei principi fondativi del grillismo. “L’uno vale uno, ad esempio. Resta sacrosanto – dice Fucci – se significa dare a tutti le stesse opportunità di mettersi in gioco. Ma è bene intenderci: non tutti sono adeguati a ricoprire incarichi di responsabilità”.

 

Non è una svolta da poco, e Fucci ne è senz’altro consapevole. Ma sa anche che Pomezia viene considerata da tutti “un modello di buon governo”, all’interno del Movimento. E rivendica: “I nostri ottimi risultati sono frutto di competenza e serietà, e non di improvvisazione. Ci vuole esperienza”. Ma l’esperienza, da molti grillini integralisti, viene sempre guardata con diffidenza. Due mandati e poi a casa, è il mantra: e come si concilia questa norma con la ricetta del buon governo di Fucci? “Non si concilia, semplicemente. Quella regola ormai è un problema che spero venga affrontato presto, anche perché sarò il primo a esserne colpito”. Eletto nel 2011 al consiglio comunale di Pomezia, due anni dopo divenne sindaco. “Ecco, la mia possibilità di fare politica nel Movimento finisce qui”. Legittimo, dunque, il sospetto che Fucci parli anche per interesse personale. Lui però non ci sta: “Se pensassi al mio tornaconto, obbedirei e chiederei un incarico tecnico, non elettivo, aggirando la norma. Invece voglio aprire un dibattito per rimuovere una regola ormai anacronistica”. Che per il sacro blog, però, “non si tocca e non si deroga”. “E’ un principio che risale alla fondazione del Movimento, quando aspiravamo a eleggere qualche consigliere comunale. Adesso puntiamo a governare l'Italia. Le regole devono cambiare”. Dovrà convincere Casaleggio: non proprio facilissimo. Lui però è convinto di avere i suoi buoni argomenti: “Il nostro è autolesionismo: sperperiamo esperienza e consenso in nome di una supposta purezza. La politica come professione a vita è un abominio; ma la professionalità in politica è un valore. Dobbiamo coltivare e conservare una classe dirigente”. Una frase che è quasi una bestemmia, per il grillino medio. “Non deve più esserlo”, ribatte Fucci. Che reagisce con insofferenza, se gli si fa notare che le sue sono dichiarazioni al limite dell’apostasia. “Io resto fedele ai valori che mi hanno spinto a fare il primo banchetto per la raccolta differenziata a Pomezia. Ma qui parliamo di guidare un paese”. Spetterà a Di Maio, a tal proposito, costruire una ipotetica squadra di governo. Fucci si schermisce un po’, se lo si invita a dare un consiglio al suo “amico”, ma poi non si sottrae. “A Luigi direi di non affidarsi a tecnici estranei allo spirito del Movimento. Meglio puntare su figure politiche a cinque stelle che abbiamo magari maturato delle competenze. Insomma: meritocrazia. Che, faccio notare, è anche quella un caposaldo del Movimento”. Meritocrazia anche per le future parlamentarie. “Ci siamo già ritrovati ad avere più di un soggetto discutibile, alla Camera e al Senato. Per il prossimo giro serve una valutazione oggettiva di ciò che ciascun candidato ha fatto: un sindaco mostra i bilanci del suo comune, un parlamentare le proposte di legge che ha avanzato. Poi decideranno gli elettori”.

 

Un primo passo in questo senso lo si è già tentato, nelle primarie online – si vota in questi giorni – per la scelta del candidato governatore in Lazio. Una “sfida vera”, dice Fucci, che sostiene apertamente Valentina Corrado, consigliera regionale residente a Pomezia. “Una ragazza competente, che si è fatta apprezzare sul territorio per la sua serietà. La conosco da anni: io ero consigliere comunale e lei una ragazza che si avvicinava ai banchetti che allestivo la domenica. Oggi tra noi c’è un rapporto ottimo, sia dal punto di vista personale sia dal punto di vista politico”. Ma è meglio non esagerare, coi complimenti. “Già, sennò poi mi dicono che faccio endorsement”. E’ Roberta Lombardi a dire che il comportamento di Fucci viola il regolamento. Lui ostenta indifferenza: “Non rispondo agli insulti della Lombardi. Faccio a tutti i candidati gli auguri per la loro campagna elettorale e per il loro futuro”. Quanto a quello di Fucci, di futuro, chissà. Quando ci pensa, lui si stringe nelle spalle. “Anche perché, dopo tutto quello che le ho detto…”. Sorriso. Pausa. Sospiro. “…Verrò sicuramente espulso”.

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