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"Torniamo agli sprar"

"Coniugare accoglienza e legalità: così si sgonfia la propaganda di Salvini". Parla Brescia (M5s)

Valerio Valentini

Il deputato grillino che ha condotto la trattativa al Viminale: "Tutti, nel M5s, condividono la riforma. Alle regionali in Puglia andiamo da soli perché il Pd voleva solo prendersi i nostri voti". La mattanza sulle commissioni

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Roma. Ora che l’intesa, a quanto pare, si è trovata, sembra perfino assurdo pensare che per un anno si è rimasti fermi, in attesa di Godot: “Il percorso è stato complicato, ma ha portato a delineare un nuovo impianto normativo che nessuno, né dentro né fuori il M5s, può rimettere in discussione”. E però anche a Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera che proprio giovedì sera, a nome del M5s, ha chiuso un accordo con gli altri partiti di maggioranza sulla riforma dei cosiddetti decreti Sicurezza, devono essere arrivati all’orecchio i bisbigli di alcuni suoi colleghi grillini, di orientamento sovranista, che già mugugnano per questa sia pur parziale svolta. “Non commento i retroscena”, dice allora Brescia. “Ma posso dire che al tavolo delle trattative, al Viminale, ho portato le proposte che, come Movimento, abbiamo elaborato al termine di un lungo confronto. Senza contare, poi, che alcuni dei punti in discussione, come quello della rimodulazione delle multe e dell’eliminazione delle sanzioni amministrative per le Ong, recepiscono delle osservazioni fatte dal presidente della Repubblica. Quanto all’esclusione dei richiedenti asilo dall’iscrizione all’anagrafe, avevamo già detto alla Lega, quando governavamo con loro, che quella norma era incostituzionale. Loro hanno insistito, e alla fine la Consulta ci ha dato ragione”.

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Roma. Ora che l’intesa, a quanto pare, si è trovata, sembra perfino assurdo pensare che per un anno si è rimasti fermi, in attesa di Godot: “Il percorso è stato complicato, ma ha portato a delineare un nuovo impianto normativo che nessuno, né dentro né fuori il M5s, può rimettere in discussione”. E però anche a Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera che proprio giovedì sera, a nome del M5s, ha chiuso un accordo con gli altri partiti di maggioranza sulla riforma dei cosiddetti decreti Sicurezza, devono essere arrivati all’orecchio i bisbigli di alcuni suoi colleghi grillini, di orientamento sovranista, che già mugugnano per questa sia pur parziale svolta. “Non commento i retroscena”, dice allora Brescia. “Ma posso dire che al tavolo delle trattative, al Viminale, ho portato le proposte che, come Movimento, abbiamo elaborato al termine di un lungo confronto. Senza contare, poi, che alcuni dei punti in discussione, come quello della rimodulazione delle multe e dell’eliminazione delle sanzioni amministrative per le Ong, recepiscono delle osservazioni fatte dal presidente della Repubblica. Quanto all’esclusione dei richiedenti asilo dall’iscrizione all’anagrafe, avevamo già detto alla Lega, quando governavamo con loro, che quella norma era incostituzionale. Loro hanno insistito, e alla fine la Consulta ci ha dato ragione”.

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Eppure, a volerla ridurre all’osso, la questione forse è tutta qui: per un anno non si è toccato nulla dei decreti Sicurezza perché sennò, si diceva, “si fa un regalo a Salvini”, e ora che l’emergenza sbarchi è tornata, ci ritroviamo con quei decreti ancora qui e con Salvini che si ritrova lo stesso un facile argomento di propaganda. “L’emergenza attuale non è certo legata alla mancata riforma dei decreti Salvini, ma all’instabilità politica della Tunisia. E del resto, se davvero, come sento dire da alcuni leghisti, la colpa sarebbe di questo governo, allora andrebbe ricordato che questo governo agisce ancora in base all’impianto normativo voluto dall’ex ministro dell’Interno”. Non è solo colpa di Salvini, però, se quei decreti furono approvati, se certe barbarie vennero sdoganate. “Con la Lega si andava avanti secondo una logica di do ut des: noi facevamo la ‘Spazzacorrotti’, e loro i decreti ‘Sicurezza’. Io, al riguardo, ho sempre avuto le idee chiarissime”, s’impunta allora Brescia, ricordando la sua dissidenza ai limiti dell’eresia, in epoca di grilloleghismo, quando esternava con più o meno clamore la sua contrarietà. Ma pure deve ricordarsi, Brescia, di quando Luigi Di Maio rivendicava di essere stato lui il primo a parlare di “taxi del mare”, e certe scempiaggini se le appuntava come stellette al petto. “Nel M5s ci sono tante sensibilità diverse, non è un mistero. E di certo la gestione dei flussi non può essere delegata alle Ong”.

 

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Che fare, adesso? “Bisogna individuare dei percorsi legali d’accesso, istituendo dei corridoi umanitari per chi è in stato di necessità, permettendo degli arrivi controllati in base a delle quote prestabilite e battendoci a livello europeo per ottenere una vera redistribuzione. E prendendo tutti coscienza di una cosa, rifuggendo le ipocrisie di maniera: stiamo operando in una situazione di emergenza sanitaria a causa del Covid, e non possiamo permetterci di rendere vani gli sforzi e i sacrifici che gli italiani hanno sopportato con grande dedizione per mesi. Nessuno parli di razzismo, se diciamo che bisogna controllare le persone che arrivano sul territorio italiano, poterle rintracciare in ogni momento. Ma di certo non possiamo sentirci fare delle lezioni da chi i sistemi di accoglienza li ha smantellati, forse perché aveva interesse a che ogni nuovo migrante che arrivava diventasse un problema. E’ per questo che, nel testo di revisione dei decreti Sicurezza, proponiamo la reintroduzione degli Sprar, da ripristinare però con un potenziamento dei servizi di inclusione: cosicché, insieme alle amministrazioni locali, si riesca a creare dei percorsi virtuosi di integrazione”.

 

E questo Di Maio che pare di nuovo vestire i panni del poliziotto cattivo, annunciando di voler “mettere fuori uso i barconi dei migranti” e di sospendere i fondi alla Tunisia? “Luigi ha una enorme responsabilità, come ministro degli Esteri. E ci sta che, nel trattare con un altro stato, si usino anche i toni della fermezza. La Tunisia è l’unico paese del Sahel con cui abbiamo accordi bilaterali, e non possiamo permetterci che, a causa della crisi politica locale, questi accordi vengano meno. Nelle ultime settimane sono arrivati in Italia oltre 6.000 persone da lì, e siamo riusciti a rimpatriarne meno di centro. Non va bene. Quanto ai barconi, questi hanno sempre un legame più o meno diretto coi trafficanti. I percorsi d’accesso devono essere altri: legali e controllati”.

 

E perché, allora, aspettare settembre per queste riforme, quando il picco dei flussi è ad agosto? “La discussione iniziò a metà febbraio, in verità. Poi è arrivato il Covid. Un mese fa, quando i nostri alleati volevano accelerare, alle Camere c’era un ingorgo di decreti legati all’emergenza. A settembre, però, potremo agire avendo a disposizioni i dati più aggiornati, e sulla base di quelli lavorare a un progetto di più ampio respiro”.

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Sempre che, a settembre, non venga giù tutto in seguito a un eventuale trionfo del centrodestra alle regionali. Comprese quelle in Puglia, la terra da cui Giuseppe Brescia proviene, dove il M5s s'è rifiutato di costruire un'intesa col Pd. “In verità, più che un'intesa, abbiamo avuto l'impressione che il Pd pugliese ci chiedesse solo di regalargli i nostri voti. Ma il M5s non può accettare i diventare la sedicesima lista a sostegno di Michele Emiliano, che peraltro abbiamo combattuto per anni stando all'opposizione”. E possibili ripercussioni sul governo nazionale? “Mi sembrano improbabili, vista anche l'importanza del piano di riforma a cui il governo nazionale starà lavorando a settembre per spendere al meglio i fondi europei. Una crisi sarebbe assurda”.

 

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E il Movimento, dopo la mattanza per il rinnovo delle presidenze di commissioni – da cui Brescia è stato tra i pochi a uscirne indenne, riconfermato alla guida della Affari costituzionali , “con anche un voto delle opposizione”, ci tiene a precisare – come ci arriva a settembre? “Con la necessità di riprendere quel cammino che si è interrotto a causa del Covid, e che deve portarci a una riflessione vera sulle nostre prospettive future. E magari al varo di una guida collegiale, visto che, come ha dimostrato anche l'esperienza di Luigi Di Maio, è impensabile riversare tutte le incombenze della leadership sulle spalle di una sola persona. Quanto alle critiche interne verso il nostro capogruppo alla Camera Davide Crippa, io credo che vada ringraziato: l'accordo di maggioranza ha retto, e il M5s ha portato a casa tutte le presidenze di commissione a cui ambiva. Piuttosto che fargli un processo, io gli farei i complimenti”. 

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