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dove sbagliano le Sardine

Perché la Toscana non è l’Emilia-Romagna (e Giani non è Bonaccini)

David Allegranti

Ceccardi è la nuova Borgonzoni e spaventa i moderati di Forza Italia, certo, ma la chiave della campagna elettorale è nell’economia

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Roma. Dicono, le Sardine, che la Toscana è la nuova Emilia-Romagna e che per questo urge ripetere lo schema di qualche mese fa, con il respingimento di Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni a vantaggio di Stefano Bonaccini. “Quel che vogliamo fare è dare l’occasione ai territori di raccontarsi dal basso, permettere a tutte le realtà sociali di poter emergere, senza propaganda ma con un significato”, ha affermato Mattia Santori in un’intervista all’edizione fiorentina di Repubblica, nella quale ha chiesto a Eugenio Giani, candidato del centrosinistra, di “farci sognare”.

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Roma. Dicono, le Sardine, che la Toscana è la nuova Emilia-Romagna e che per questo urge ripetere lo schema di qualche mese fa, con il respingimento di Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni a vantaggio di Stefano Bonaccini. “Quel che vogliamo fare è dare l’occasione ai territori di raccontarsi dal basso, permettere a tutte le realtà sociali di poter emergere, senza propaganda ma con un significato”, ha affermato Mattia Santori in un’intervista all’edizione fiorentina di Repubblica, nella quale ha chiesto a Eugenio Giani, candidato del centrosinistra, di “farci sognare”.

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La questione però è quei territori in cui vogliono andare le Sardine si sono già raccontati ed espressi, non hanno bisogno di operazioni pedagogico-ortopediche; basta farsi un giro al Cep di Pisa, dove la Lega nel 2018 aveva preso più del 40 per cento battendo il centrosinistra in luoghi in cui la classe dirigente del Pd aveva smesso di andare. E’ proprio in quei territori – e fa sorridere, certo — che si trovano persone che votavano Pd o estrema sinistra e oggi votano Lega, convinte davvero che Salvini sia quello di sinistra (altro che le fregnacce sulla lega liberista dei responsabili economici del Pd).

  

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C’è la poi la questione della candidatura scelta dal centrosinistra. Giani, presidente del consiglio regionale uscente, non è Stefano Bonaccini. E’ un liberal-socialista, è stato renziano senza mai essere stato prima bersaniano. La trasformazione in hipster non verrebbe bene e non ce lo vediamo proprio Giani con la maglietta girocollo sotto la giacca. Non ha nemmeno ereditato la doppiezza dei post-comunisti, perché, appunto, viene da un’altra storia.

 

Il caso Toscana, semmai, è più simile al caso Emilia-Romagna per quanto riguarda la scelta della candidatura di centrodestra. Susanna Ceccardi, europarlamentare leghista, è un profilo marcatamente salviniano, come lo era Lucia Borgonzoni in Emilia-Romagna, e preoccupa gli alleati moderati di Forza Italia. Anche perché il messaggio retorico prevalente sembra essere quello già sperimentato con insuccesso in Emilia-Romagna: la “liberazione” della Toscana.

 

Il voto regionale emiliano-romagnolo è stato accompagnato da una tensione politica che adesso in Toscana non c’è; la campagna elettorale è tutt’altro che scoppiettante, complice anche l’emergenza sanitaria non conclusa. Difficile pensare che agosto darà qualche sussulto che finora non c’è stato. Sono attese, invece, tensioni sociali per le conseguenze del lockdown. I dati economici non sono incoraggianti, come ha osservato di recente l’Irpet in un rapporto sulla situazione economica, il lavoro e le disuguaglianze in Toscana ai tempi del Covid 19: “La Regione ha indica una flessione della produzione industriale toscana ben più marcata di quella nazionale (-21,9 per cento la produzione industriale toscana nel primo quadrimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; lo stesso dato a livello nazionale è pari al -18,6 per cento)”. Forse il problema è questo più che il tasso di antifascismo di Susanna Ceccardi.

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