PUBBLICITÁ

Così parla un uomo di stato: Pedro Sánchez

Giuliano Ferrara

Disciplina, orgoglio e niente spifferi. Lo splendido titanismo del capo del governo spagnolo

PUBBLICITÁ

Pedro Sánchez è un primo ministro capace di dire che per disciplina, resistenza e spirito di vittoria Spagna e Italia hanno fatto fronte alla pandemia in modo titanico; è capace di parlare con orgoglio di imprese salvate, licenziamenti evitati, sostegni a milioni di salariati e autonomi; valuta il Fondo Comune di Bruxelles e le altre misure per mille miliardi una svolta paragonabile alla nascita della Comunità europea, alla caduta del muro di Berlino, alla moneta unica; vuole agire con l’Italia la Francia la Germania e gli altri per un interesse comune europeo fatto di trasferimenti, debito condiviso, welfare e rilancio in grande della sanità pubblica, strumento decisivo; giudica miope un’opposizione che nell’emergenza punta alla caduta del governo, infattibili i governissimi, solide le maggioranze bizzarre (quella italiana e quella tra il Psoe e Podemos); incita a tornare a vivere dopo la grande prova, aggrappandosi alle radici del coraggio dei popoli e nella visione degli Stati Uniti d’Europa. L’intervista a Aldo Cazzullo del Corriere dovrebbe essere stampata su pergamena e acclusa come dossier urgente e importante a tutte le caselle postali dei ministri e dei capi-partito qui da noi, dove al posto di legittime rivendicazioni all’altezza di quanto è successo si sentono scricchiolii politicisti, spifferi, dichiarazioncine buone per alimentare scemenze retroscenistiche, battutine e personalismi da emiciclo emiplegico con le sue flaccidità, in un brivido continuo di neoscandalismo e di diffidenza reciproca.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Pedro Sánchez è un primo ministro capace di dire che per disciplina, resistenza e spirito di vittoria Spagna e Italia hanno fatto fronte alla pandemia in modo titanico; è capace di parlare con orgoglio di imprese salvate, licenziamenti evitati, sostegni a milioni di salariati e autonomi; valuta il Fondo Comune di Bruxelles e le altre misure per mille miliardi una svolta paragonabile alla nascita della Comunità europea, alla caduta del muro di Berlino, alla moneta unica; vuole agire con l’Italia la Francia la Germania e gli altri per un interesse comune europeo fatto di trasferimenti, debito condiviso, welfare e rilancio in grande della sanità pubblica, strumento decisivo; giudica miope un’opposizione che nell’emergenza punta alla caduta del governo, infattibili i governissimi, solide le maggioranze bizzarre (quella italiana e quella tra il Psoe e Podemos); incita a tornare a vivere dopo la grande prova, aggrappandosi alle radici del coraggio dei popoli e nella visione degli Stati Uniti d’Europa. L’intervista a Aldo Cazzullo del Corriere dovrebbe essere stampata su pergamena e acclusa come dossier urgente e importante a tutte le caselle postali dei ministri e dei capi-partito qui da noi, dove al posto di legittime rivendicazioni all’altezza di quanto è successo si sentono scricchiolii politicisti, spifferi, dichiarazioncine buone per alimentare scemenze retroscenistiche, battutine e personalismi da emiciclo emiplegico con le sue flaccidità, in un brivido continuo di neoscandalismo e di diffidenza reciproca.

PUBBLICITÁ

 

Così parla un uomo di stato uscito da una grande emergenza nazionale e ancora immerso in quella mondiale, dopo uno sforzo generoso e possente per tirare fuori da un velenoso pantano milioni di nuclei familiari, difendendo luoghi di accumulazione del lavoro e della ricchezza e del sapere. Così si dicono le cose, con aggettivi come “titanico” e sostantivi come “svolta” adeguati a una realtà integralmente nuova.

 

PUBBLICITÁ

“Nuovo” è un termine che si è consumato, sa di ciclo della moda, ha un sapore anche ideologico fastidioso, eppure in questo caso registrare una realtà scombussolata e rovesciata dal grande fermo mondiale, dalla pandemia ancora in corso, dalle diverse strategie e culture che con essa si sono confrontate, una realtà appunto radicalmente nuova, è segno di sapienza retorica e politica. Attardarsi su schemi superati è invece un esercizio noioso e inutile, un segno di mediocrità intellettuale, e questo riguarda in Italia sia gli atteggiamenti macchiettistici di un’opposizione di nuovo nell’andazzo da talk show e da comizietto paesano sia le turbolenze banali, le solite, sempre le stesse, di una maggioranza incapace di prendere su di sé perfino il peso di quanto è stato fatto con relativo successo, per non parlare delle solite chiacchiere confindustriali e della proclività dei media all’insostenibile leggerezza dei riflessi automatici dell’informazione di palazzo.

 

Sánchez ha alle spalle una seria e antica cultura di partito, una legittimazione elettorale non posticcia come quella dell’alleanza parlamentare tra 5Stelle e Pd, la Spagna è storicamente appena uscita dalla sua esperienza del fascismo di Franco e dalla svolta istituzionale che restaurò una monarchia costituzionale moderna (noi attraverso la svolta di Salerno ottenemmo la Repubblica dopo il compromesso badogliano con il Savoia), magistratura e fanatismi vari dell’opinione pubblica, oltre che le solite minacciose ondate populiste, sono cose che hanno colpito anche lì il sistema politico ma non nella misura in cui è accaduto in Italia, il secessionismo catalano è stato ed è una minaccia esistenziale vera, insomma per certi aspetti si capisce che il loro numero uno abbia a disposizione un linguaggio fiorito di concetti all’altezza dei tempi. Questo non vuol dire che i nostri uomini pubblici debbano necessariamente limitarsi al balbettamento e alla politichetta con la sua usuale povertà di immagini e concetti. Meritiamo di meglio e, per dirla tutta, anche queste classe dirigenti strapazzate dalla diffidenza e dallo scetticismo meritano di meglio, posto che sappiano guadagnarselo nel discorso politico alla nazione.

PUBBLICITÁ