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Ecco come operano gli stabilizzatori del BisConte in Parlamento

David Allegranti

Il Senato è terra di conquista della destra, mentre alla Camera sono in azione i responsabili del contismo

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Roma. L’asimmetria parlamentare di Camera e Senato sottopone l’esecutivo a continue pressioni, scissioni tra i populisti e pure tra i democratici, tirate di giacchetta (altro che il Papa), bombardamenti dall’interno che assomigliano piuttosto a blitz dell’opposizione (citofonare Italia Viva) e conseguenti tentativi di sopravvivenza di Giuseppe Conte. Il Senato, cosiddetto Vietnam secondo i pigri canoni, era già stato predisposto a settembre sotto l’attenta regia del leghista Roberto Calderoli, che così spiegò al Corriere della Sera: “Siamo già partiti con l’addestramento dei colleghi del gruppo per un’opposizione dura e senza sconti”.

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Roma. L’asimmetria parlamentare di Camera e Senato sottopone l’esecutivo a continue pressioni, scissioni tra i populisti e pure tra i democratici, tirate di giacchetta (altro che il Papa), bombardamenti dall’interno che assomigliano piuttosto a blitz dell’opposizione (citofonare Italia Viva) e conseguenti tentativi di sopravvivenza di Giuseppe Conte. Il Senato, cosiddetto Vietnam secondo i pigri canoni, era già stato predisposto a settembre sotto l’attenta regia del leghista Roberto Calderoli, che così spiegò al Corriere della Sera: “Siamo già partiti con l’addestramento dei colleghi del gruppo per un’opposizione dura e senza sconti”.

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L’addestramento ha funzionato così bene che il Senato è diventato terreno di conquista per Matteo Salvini, prima con il passaggio di Ugo Grassi, Stefano Lucidi e Francesco Urraro dal M5s alla Lega e poi con l’espulsione di Gianluigi Paragone dal M5s. L’ex conduttore della Gabbia smentisce rotolamenti verso il salvinismo, ma di sicuro è all’opposizione con Lega, Fratelli d’Italia e soci sovranisti che il senatore appena digerito vuole stare. Al Senato, dunque, la forza dell’entropia politica del 2020 produce spostamenti a destra che minano la cosiddetta stabilità del governo. E’ lì, d’altronde, che sono collocati i guastatori del Conte II. C’è Matteo Renzi, che nel tentativo di rilanciarsi quotidianamente distribuisce sgambetti all’esecutivo che sostiene, e c’è naturalmente Salvini. Resta da capire chi invece potrebbe puntellarlo qualora lo sfascio si consumasse (ah già, c’è sempre Forza Italia: si parla di Paolo Romani, si parla di Massimo Mallegni, quest’ultimo, toscano, è attenzionato anche per vicende locali: tra pochi mesi si vota alle regionali e il centrosinistra per la prima volta ha paura di perdere).

 

 

Sicché, per far sì che si compia l’intenzione di Sergio Mattarella (la legislatura portata a termine dal governo giallo-rosé), alla Camera ci si inventa pontieri e pacificatori e riservisti responsabili della patria. L’operazione “lista Conte”, “contiani per Conte”, “partito di Conte”, nasce sotto l’egida del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, che è quello che più di tutti crede all’unione sacra fra Pd e Cinque stelle, più volte descritta come “casa comune”. Lo stesso segretario Nicola Zingaretti, ormai pienamente convinto (da Franceschini) che questo sia l’esecutivo migliore del mondo in assenza di altri, poco prima di Natale ha dichiarato al Corriere che “Conte si è dimostrato un buon capo di governo. Autorevole, colto e anche veloce e sagace tatticamente... Non va tirato per la giacchetta. Anche se è oggettivamente un punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste”. Chiaramente una rassicurazione in vista degli smottamenti che da lì a poco si sarebbero verificati nel M5s, fra l’espulsione di Paragone, destinata a provocare nuove uscite, come dimostrano le due nuove defezioni di ieri (Nunzio Angiola e Gianluca Rospi hanno salutato la curva di Casaleggio) e l’addio di Lorenzo Fioramonti. L’ex ministro dell’Istruzione, però, appartiene a quella categoria descritta poco fa: i contiani per Conte. Nelle sue intenzioni, ancorché un po’ assurde come abbiamo spiegato ieri sul Foglio (l’ex ministro si è dimesso contro il governo che non voleva accontentare le sue richieste ma resta in maggioranza) Fioramonti vuole essere un sostegno per un l’esecutivo, non un oppositore.

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Come lui, altri in giro per il parlamento, acconciandosi a riserve della Repubblica, a responsabili, sono pronti a scegliere Conte come àncora di salvezza per non morire salviniani. Stiamo parlando di Forza Italia, anche qui. L’indiziata numero uno è Mara Carfagna, che ha appena costituito Voce Libera, thik tank antisovranista. E’ pur vero, però, che Carfagna non intende “Siamo all’opposizione di questo governo, non sosterremo i provvedimenti di Conte”, ha detto Carfagna all’Adnkronos. L’obiettivo comunque è proseguire in direzione ostinata e contraria a quella di Salvini e Meloni. Non appoggiare il sovranismo ma neanche il contismo sarà sufficiente a fermare gli effetti dell’asimmetria parlamentare e dunque, stando nel limbo, a non danneggiare il governo?

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