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Il non detto delle cene convocate su Twitter e l'identità che manca al centrosinistra

David Allegranti

La fase nannimorettiana rischia di uccidere definitivamente la sinistra italiana. Serve un congresso per capire cosa è rimasto

Roma. Tra cene convocate e annullate su Twitter, sortite agostane di pubblico scioglimento di partito, motteggi quotidiani calendiani sul Pd che ha bisogno di uno psichiatra come segretario (o quantomeno uno psicanalista, nel qual caso ecco spiegato a che serve Massimo Recalcati), il centrosinistra affoga nella sua più profonda fase nannimorettiana. Il “mi si nota di più” è elevato a cifra esistenziale, ha preso il posto della questione dell’identità, che pure sarebbe centrale dopo la cenciata del 4 dicembre e poi del 4 marzo. Gli altri invece, i felpastellati, galleggiano in alto nei sondaggi, con la Lega che supera il M5s, Giuseppe Conte nei panni del Visconte dimezzato (metà presidente del Consiglio, metà professore distaccato da Firenze) nonché “vicepresidente di due vicepresidenti”, come ebbe a dire settimane fa Vittorio Sgarbi, e Matteo Salvini che spadroneggia come se fosse lui il capo dell’esecutivo.

  

Ormai l’opposizione è costretta a tenere d’occhio l’account Instagram di Elisa Isoardi per cogliere qualche citazione malinconica, spia o presagio di altro, oppure l’auditel per vedere che ascolti fa “La prova del cuoco” da quando c’è lei a condurlo. Poi c’è Roberto Giachetti che si mette a fare lo sciopero della fame per avere una data del congresso (ma abusare di un gesto così nobile non rischia di svilirlo?), poi ci sono i giovani scelti come quote Panda nella direzione del Pd (alla precedente segreteria servivano dei testimonial con i poteri ridotti, da mettere in foto ma senza possibilità di incidere, sicché c’è da capirlo se qualche “millennial” si è sentito soprattutto usato). Ecco, in questo caos che è diventato il principale partito dell’opposizione c’è un non-detto che attraversa i tweet, le sortite agostane, le pubbliche cene e i pubblici ludibri, ed è: il Pd serve ancora a qualcosa? E’ domanda da congresso, ma centrale.

 

Di fronte al populismo – “una particolare visione moralistica della politica, un modo di percepire il mondo politico che oppone un popolo moralmente puro e completamente unificato [...] a delle élite ritenute corrotte o in qualche altro modo moralmente inferiori”, secondo la definizione di Jan-Werner Mueller – che funzione ha nella società un partito come il Pd? La domanda, beninteso, vale anche per Forza Italia e per tutti gli altri i partiti tradizionali. Per i Cinque stelle è facile essere qualcosa: la loro identità si fonda sulla negazione dell’avversario, sull’antipluralismo, sul ritenere che solo una parte del popolo è il popolo e che “solo il populista identifica e rappresenta in modo autentico questo popolo vero e proprio” (ancora Mueller). Per la Lega è lo stesso: Matteo Salvini rivendica lo scettro del nazionalismo nascosto dietro l’etichetta, apparentemente più rassicurante, di sovranismo, in un’epoca di ri-nazionalizzazione degli Stati; intende presentare le prossime elezioni europee come uno scontro fra “élite e popolo”; da una parte il tradizionale blocco liberale, socialdemocratico che ha governato finora l’Europa – definito sprezzantemente “tecnocratico” dagli avversari – e le sue istituzioni a Bruxelles, dall’altra un “popolo” aggredito dall’immigrazione di cui Salvini sarebbe portavoce.

 

La stanchezza esistenziale del Pd invece può essere risolta solo da un congresso, magari uno di quelli in cui volano le seggiole. Uno di quelli in cui ci si chiede “What’s Left?”. Cos’è la sinistra? Ma anche: che cos’è rimasto?

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.