Elaborazione grafica Il Foglio

Alle Olimpiadi della decrescita infelice la medaglia d'oro va al governo Conte

Mattia Mor*

Si tagliano le gambe alla candidatura a tre per riprendersi i 600 milioni di euro investiti dal governo e rimetterli in bilancio. Ora si vada avanti con i Giochi del Lombardo-Veneto

Non sono sportivi. Non sanno fare squadra. Sanno litigare, fare ognuno il proprio interesse di parte. Una parte che non è mai quella degli italiani tutti, nella loro unità, nel loro senso comune. Sbriciolano e dividono questo paese. L'ennesimo fallimento del governo sovranista, che ha messo al centro della propria iniziativa politica un disaccordo perenne, si chiama stop alle Olimpiadi. Noi continuiamo a tifare Italia e futuro ma dopo aver sentito dire al sottosegretario Giorgetti "se vogliono le Olimpiadi che le paghino da soli" o a Salvini "peccato perdere un'occasione così", viene da chiedersi se davvero questi signori non meritino la medaglia d'oro della decrescita infelice.

 

Centometristi delle occasioni perdute, non hanno fatto altro che procurare danni e in poco più di tre mesi di governo sono riusciti a far perdere più di mille posti di lavoro al giorno, bruciare 6 miliardi in spread con le loro parole, far calare la produzione industriale e colare a picco la fiducia dei consumatori. Fino ad arrivare al pasticcio odierno, quello dei Giochi 2026. Milano e Cortina hanno deciso di rimanere in campo e fanno bene a resistere ma lo faranno probabilmente senza l'appoggio economico del governo. E' più di un sospetto quello che vede Salvini e Di Maio, via Giorgetti, tagliare le gambe alla candidatura italiana per riprendersi il tesoretto da 600 milioni di euro investito dal governo sulle Olimpiadi e rimettere quei soldi in bilancio per rimpolpare le scarse risorse a disposizione dei due manovratori del premier Conte. In ballo ci sono le false promesse, che devono apparire meno false possibile. Quindi: prendi i soldi ora e scappa, del 2026 chissenefrega. Chi sa chi ci sarà nel 2026. Sono ladri di futuro, del futuro del paese, proprio ora che con le rivali rimaste in campo, Stoccolma, Calgary  avevamo reali possibilità di ottenere il titolo.

 

D'altra parte: noi siamo quelli di Expo, loro quelli che chiudono i negozi la domenica e litigano sulla poltrona di commissario per la ricostruzione di Genova. Sono quelli che dicono no alle Olimpiadi di Roma e bloccano la costruzione delle superstrade e delle metropolitane. Milano ha dimostrato capacità organizzative di prim’ordine e con Expo ma soprattutto il brand ‘Milano’ ha la forza internazionale per attrarre turisti ed investimenti esteri anche dopo le Olimpiadi. Però una cosa è chiara a tutti: al Cencelli continuo del governo gialloverde va contrapposto, qui ed ora, il metodo del merito, l’unico possibile per dialogare su scenari internazionali. In qualunque competizione sportiva si fa squadra e si schierano i migliori in campo per vincere la partita. Milano ha fatto squadra, non si è tirata indietro dalla possibilità di correre in tre, pur non credendoci molto, e giustamente ha reclamato la propria visibilità. Ora che la candidatura a tre è saltata, si vada avanti con le Olimpiadi del Lombardo-Veneto. Non ci interessa litigare sul potere, come fanno loro. Lega e 5 stelle si sono presi a pugni pure sulle Olimpiadi e il risultato è noto. Delle opere e dei risultati, di far crescere il paese stanno dimostrando ancora una volta che non gli importa. Il modello è il decreto vuoto su Genova o quello disastroso sul lavoro, il modello sono i treni in ritardo, i giovani sul divano e il merito in panchina. Vogliono un paese disoccupato, ridotto al minimo, col freno a mano tirato, dove alla ricostruzione si preferiscono le macerie. Al modello Expo, la decrescita infelice. Noi, invece, no.

 

* Mattia Mor è deputato del Pd

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