Virginia Raggi (foto LaPresse)

A Roma l'effetto Raggi non fa più bene al M5s

Massimo Solani

Due anni fa la vittoria in Campidoglio aveva permesso al Movimento di conquistare 12 municipi su 14. Oggi i grillini perdono Garbatella e Montesacro

Il vento sta cambiando, ma questa volta non gonfia le vele del Movimento come aveva fatto due anni fa spingendo Virginia Raggi fino in cima al Campidoglio. Quella che soffia dalla Garbatella e Montesacro è aria di tempesta che addensa nubi nere sul capo della sindaca e sancisce la fine della luna di miele fra la Capitale e il Movimento Cinque Stelle. Fuori dal ballottaggio al III Municipio, dove l’ex assessore Dem della giunta Marino Giovanni Caudo se la vedrà con l’ex questore Francesco Maria Bova candidato dalla Lega e sostenuto da tutto il centrodestra, e all'VIII dove invece la vittoria al primo turno è andata al Pd con Amedeo Ciaccheri. Risultati che danno ossigeno ai Democratici, primo partito in entrambi i territori col 24% e il 25%, spinto però da due candidati outsider che a sorpresa avevano vinto le primarie battendo gli uomini designati dalla segreteria. Segno che il modello Zingaretti, con l’alleanza allargata a sinistra e alle liste civiche, funziona.

 

Clamoroso, invece, è il tonfo del Movimento: a certificarlo ci sono le percentuali che in entrambi i Municipi inchiodano il M5s lontanissimo dai livelli di due anni fa e da quelli del 4 marzo scorso: 19% per Enrico Lupardini a Garbatella, dove nel 2016 al primo turno il Movimento aveva raggiunto il 27%, e addirittura 13% per Roberta Capoccioni a Montesacro che due anni fa nella prima consultazione aveva raccolto il 26% dei voti. L’effetto Raggi, quello che il 4 marzo era già evidente pur camuffato fra le pieghe di un risultato straordinario in tutto il paese, ora è una realtà con cui i vertici dei Cinque Stelle dovranno fare i conti fra malumori che adesso sarà più complicato tenere sopiti e una base già schierata sul piede di guerra.

 

I numeri, del resto, parlano chiaro. Due anni fa era stato un trionfo e sulla scia di Virginia Raggi il Movimento aveva conquistato dodici municipi su quattordici con percentuali che in molti casi avevano superato ampiamente il 30%. Netto successo anche a novembre scorso quando i cittadini di Ostia avevano incoronato minisindaco Giuliana Di Pillo. Questa volta invece il ritorno alle urne per eleggere i minisindaci di Garbatella e Montesacro, dove sia Paolo Pace che la fedelissima di Roberta Lombardi Roberta Capoccioni erano caduti per crisi interne alla maggioranza grillina, è un duro risveglio dopo due anni di rimpasti di giunta, di caos trasporti, emergenza rifiuti e annunci di rivoluzione naufragati nelle buche delle strade.

 

La verità è che l’affluenza così bassa al 27% ci ha penalizzato – commenta un grillino di rango in Campidoglio -, segno che tanta gente che aveva votato Movimento due anni fa questa volta è rimasta a casa. Però c’è anche un dato nazionale non positivo un po’ ovunque”. Vero il Movimento è andato male in tutto il Lazio, da Fiumicino ad Anzio fino a Velletri dove era candidato il fratello del ministro della Difesa Angelica Trenta, per arrivare al ballottaggio soltanto a Pomezia dove se la vedrà con il sindaco uscente e cacciato dal M5S Fabio Fucci, però è evidente che il dato di Roma è un segnale di allarme impossibile da minimizzare.

 

“Un primo segnale di sfratto – commenta il deputato Pd Luciano Nobili – dopo due anni in Campidoglio l’era Raggi è già finita”. Toni non molto diversi da quelli che in queste ore corrono nelle chat interne del Movimento dove il processo alla sindaca è ufficialmente iniziato. Ufficialmente la consegna del silenzio è totale, nella notte quando il dato della sconfitta andava consolidandosi il capogruppo M5S in Campidoglio Paolo Ferrara twittava a sostegno della scelta del ministro dell’Interno Matteo Salvini di chiudere i porti alle Ong umanitarie impegnate nel Mediterraneo, ma il barometro dei musi lunghi nei corridoi e dei conciliaboli al riparo da occhi indiscreti segna maltempo imminente con peggioramenti in vista.

 

Anche perché fra dieci giorni la sindaca andrà a processo per falso in relazione alla nomina di Renato Marra, fratello del potentissimo braccio destro Raffaele, mentre si avvicina a grandi passi la decisione del tribunale sul concordato Atac col rischio di fallimento della più grande municipalizzata d’Europa. Spettri che si agitano nel cielo “stellato” del Campidoglio e che non sono stati fugati né dalle inaugurazioni mirate di parchi nei Municipi in campagna elettorale né le trovate farsesche dell’asfalto miracoloso steso (senza nessun risultato) sulle strade di Montesacro e Garbatella. Dopo due anni di annunci e di nulla amministrativo, i romani hanno smesso di credere agli annunci.

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