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Minority report

Il M5s vince se si smette di combattere la battaglia delle idee

Giovanni Maddalena
L’ideologia di chi dice che i problemi non sono né di destra né di sinistra. Solo quando centrodestra e centrosinistra sono forti e alternativi, il Movimento 5 stelle diminuisce. Spunti per il ballottaggio. L’esempio virtuoso di Milano.
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Il sindaco uscente di Torino, Piero Fassino, dice che sfiderà la rivale al ballottaggio, la grillina Chiara Appendino, sulla fattibilità o meno della linea 2 della metropolitana di Torino. Almeno, così dicevano i giornali dopo le elezioni di domenica scorsa. La strategia comunicativa è semplice: confrontiamoci davvero sugli impegni concreti e sulle concrete decisioni per la città. Si dimostrerà così, oggettivamente, chi ha esperienza per guidare una città e chi non ce l’ha. Capisco l’idea ma vorrei cercare di spiegare perché il gioco sul “pragmatismo anti-ideologico” sia irrealista e, in fondo, pericoloso per i partiti “di sistema”. L’idea che il “pragmatismo delle cose da fare” sia post-ideologico o anti-ideologico è illusoria, ed è la maschera di un’ideologia sofisticata. Esso sembra dire che le cose da fare non hanno colore politico e chi ce lo vuole mettere lo fa perché ha un’idea precostituita, un’agenda dicono gli americani, a cui piegare la realtà. Tuttavia, una cosa è non avere idee a priori, che precedono i problemi, un’altra è non avere idee: contrariamente a quanto si crede, sono entrambe sbagliate, sebbene in gradi diversi.

 


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Piero Fassino e Chiara Appendino in un confronto televisivo (foto LaPresse)


 

Se si vuole dire la prima – i problemi devono essere risolti senza pregiudizi – si tenga conto che, in quanto esseri viventi nasciamo immersi in una tradizione, fatta di idee e convinzioni. Il problema non è non avere pregiudizi, ma assumerli e lasciare che la realtà li possa contestare rompendo, con la sua forza, le nostre convinzioni. Quanto alla seconda – i problemi non richiedono concezioni complesse perché hanno descrizioni evidenti per tutti e soluzioni ovvie – si tenga conto che è impossibile anche avere problemi separati dalle idee e dalle connessioni fra idee. La realtà medesima richiede il nostro intervento conoscitivo: non esiste realtà senza riconoscimento, assenso, libertà e fatica di interpretazione. Togliete questa partecipazione umana e non riconoscerete più niente, come quando si cammina o si guida assorti e non si sa ciò che si vede o ciò che si fa. In quel caso, non si riconoscono neanche le persone nelle quali ci imbattiamo, figuriamoci se si riesce a identificare un problema. Dunque, non esistono i problemi senza idee e, nel bene e nel male, senza concezioni e  pregiudizi di partenza. Non esiste nessuna scelta pragmatica, neanche quella sulla linea 2, che non implichi una concezione della vita sociale e personale, e queste ultime sono legate a concetti importanti: conta più l’ambiente o la lotta alla corruzione? Ma soprattutto: che cosa intendiamo per ambiente e per giustizia? Sembrano problemi solo ideali e invece sono quelli che dettano alla lunga le scelte quotidiane. Non parlarne significa solo far passare le concezioni e le ideologie di soppiatto, con una manovra ben più invasiva della semplice adesione a concezioni forti a alle loro conseguenze.

 

Il Movimento 5 stelle gioca molto sull’idea che i problemi non sono né di destra né di sinistra ma richiedono solo expertise (i curricula) e onestà. Anche questa è un’ideologia e se si gioca accettando queste premesse, sono destinati a vincere. Infatti, l’unica cosa che queste elezioni comunali insegnano è che quando centrodestra e centrosinistra sono forti e alternativi, cioè quando presentano concezioni del mondo diverse (almeno a parole, ma le parole contano), il Movimento 5 stelle diminuisce. Quando, invece, si accetta l’ideologia della fine delle ideologie e delle cose da fare, quando si accetta che democrazia non significhi pluralità di idee forti e dialettica ma solo uguaglianza negli esiti, ritenuti meccanicamente evidenti, incomincia la partita tra il sistema – che promette di fare e non riesce a fare o a fare abbastanza – e l’anti sistema che può contare sul non aver niente da dimostrare e molto da rimproverare. In questo caso, l’anti sistema vincerà sempre, semplicemente perché diventa la forza più numerosa. Se i partiti classici combatteranno solo la partita della linea 2, senza combattere la battaglia delle idee che la sostengono, finiranno con il perdere.

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