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Costanza Miriano va alla battaglia su unioni civili e referendum

Annalisa Chirico

Tra Costituzione e Vangelo. “Renzi? Nel 2007 era per il Family day. Prendo atto che ha cambiato idea”.

 

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Roma. Matrimoni e divorzi, in chiesa come nelle urne. Una parte del mondo cattolico divorzia dal governo in carica e promette battaglia contro il referendum costituzionale. Che poi, viene da chiedersi, ’sto benedetto  “voto cattolico” esiste ancora? Costanza Miriano ha quattro figli, li ha concepiti con lo stesso uomo, tal Guido, che è pure suo marito. Rarità di questi tempi. “Nel sacramento accogli lo sposo come una croce”, esordisce lei, 45 anni, giornalista e scrittrice, paladina della famiglia tradizionale dal palco di San Giovanni e del Circo Massimo. Il matrimonio come una croce, non è uno spot persuasivo. “L’amore per sempre è una follia. Quando contrai il vincolo matrimoniale accogli una croce: non è umano trascorrere la vita intera con la stessa persona. Anche i discepoli dicono a Gesù: se le cose stanno così non conviene sposarsi. E san Paolo ammonisce: chi sta in piedi guardi di non cadere”. Donne e uomini perennemente sul punto di cadere, sull’orlo di una crisi matrimoniale, per fortuna esiste il divorzio. “Io lo escludo, rimango fermamente contraria allo scioglimento del vincolo”.

 


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La giornalista e scrittrice Costanza Miriano (foto tratta dal suo blog)


 

Fino a pochi giorni fa Costanza, decisa sostenitrice dei metodi contraccettivi naturali (“basta valutare i segni, chiarissimi, che il corpo femminile manda”), faceva parte del comitato “Difendiamo i nostri figli”, presieduto da Massimo Gandolfini che, dopo l’accelerata sulle unioni civili, ha detto chiaro e tondo che al referendum di ottobre voterà no. “Mi sono dovuta dimettere perché un impegno in questa fase più politica sarebbe stato in contrasto con il mio lavoro in Rai. Tuttavia continuerò ad aiutare, il 28 maggio parteciperò all’assemblea convocata da Gandolfini a Roma”. “Si dice – spiega Miriano – che la riforma costituzionale servirebbe a snellire il processo decisionale; in realtà, come dimostra l’iter della legge sulle unioni civili, quando il governo vuole velocizzare sa come fare”. Messa così, sembra una vendetta. “La mia è una constatazione. Hanno strappato la legge alla commissione Giustizia e, contrariamente alle promesse iniziali, il governo ha posto la fiducia”. Civiltà Cattolica, per bocca del direttore, padre Antonio Spadaro, ha annunciato che ospiterà un “confronto tra opinioni diverse”, la prima è stata quella di padre Francesco Occhetta favorevole alla riforma, come spiegato oggi su queste pagine. “Ho letto positivamente la precisazione del direttore e mi auguro che la rivista dei gesuiti dia voce a tutti”.  Torniamo alle unioni civili: che cosa vi disturba di più? Voglio dire: in che modo l’assunzione reciproca di diritti e doveri tra persone omosessuali potrebbe incidere sulla vita sentimentale e affettiva di quelle etero? “Mah, mi lasci pensare… la questione è un’altra: la legge nasce per tutelare i deboli, in questo caso i bambini”. Dunque i diritti gay non tolgono nulla ai diritti etero. “Noi vogliamo tutelare i bambini. E poi intendiamo contrastare la deriva culturale e politica per cui l’idea di Dio sarebbe un fatto privato, intimistico. Non è così”.

 

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Il premier Matteo Renzi, cattolico e già boy-scout, ha scandito: “Ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo”. “Nel 2007 il premier tifava per il Family day, prendo atto che ha cambiato idea. La congregazione per la dottrina della fede ha detto che il riconoscimento delle unioni civili doveva essere osteggiato dai cattolici. Io mi attengo a queste indicazioni. Un cattolico non può non sapere”. Usava lo stesso teorema Tonino Di Pietro. “Non credo ai complotti ma il premier ha subìto pressioni dalla sinistra interna del suo partito, dall’Unione europea, da Obama”. Addirittura Obama. Forse può succedere che un cittadino cattolico coltivi un’idea diversa del rapporto tra legge dello stato e legge della chiesa. Si chiama laicità. “Non si può essere cattolici senza obbedire al Magistero”. Questo è fanatismo. “La verità è che siamo un paese nominalmente cattolico. I credenti autentici sono pochissimi, quelli che rispettano la parola di Cristo, che si considerano figli di un Padre al quale dobbiamo rendere conto anche delle nostre azioni politiche. Pensi ai parlamentari di Ncd: hanno promesso che non avrebbero mai votato un testo che lasciava la porta aperta alla stepchild adoption, alla fine l’hanno votato per il sol fatto che non volevano assumersi la responsabilità di una crisi di governo”. Realpolitik. “Viene lo sconforto guardandosi attorno: in chiesa c’è sempre meno gente che per giunta non legge il catechismo, coltiva idee bizzarre sulla morale sessuale e sul rapporto con il denaro”. Spira il vento della secolarizzazione, e il Parlamento decide sull’onda dei costumi che cambiano piuttosto che dei dogmi immutabili di una religione.

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“L’unione civile tra omosessuali è un matrimonio di fatto. Se ne avvertiva forse l’urgenza? I gay godevano già di pieni diritti a eccezione della pensione di reversibilità e della successione, vale a dire di quei trattamenti legati alla generatività. Ma non è l’assegno che mi preoccupa, sia chiaro. Mi preoccupano i diritti dei bambini. La legge non esclude affatto l’adozione del figlio del convivente. Lo ha detto anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei: l’utero in affitto sarà il colpo finale”. Avere un padre e una madre è garanzia di un’infanzia felice? “E’ condizione minima ma non sufficiente”. Pensi ai bambini orfani di uno o entrambi i genitori: vengono su pure loro, non per forza peggio degli altri. Il vuoto del genitore mancante è colmato da una zia, da un’insegnante, dalla mamma di un compagno di scuola. “Certo, c’è una rete affettiva che supplisce a quell’assenza che resta, in ogni caso, un male insanabile, un dolore implacabile, una tragedia. E’ meglio averli entrambi i genitori”. Se è per questo, potendo scegliere, è meglio nascere figlio di Rockefeller che in un villaggio africano. “Siamo tutti genitori imperfetti figli dell’imperfezione. Lo sa bene Monica Cirinnà che da consigliera comunale si batteva perché i cuccioli di cane non venissero strappati alla madre nei primi 60 giorni di vita”. La sua narrazione, cara Costanza, ricalca una mistica della maternità che non sta in piedi: ci sono madri che finiscono in tribunale perché non si curano dei figli; madri che gettano il figlio in un cassonetto, come fosse spazzatura; donne disposte a prestare il grembo per una gravidanza al solo scopo di lucro. Essere la madre biologica non significa essere una buona madre.

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“E’ vero ma ciò che più mi preoccupa di questa legge è il suo portato simbolico. Al pari della legge 194 sull’aborto, è destinata a cambiare una mentalità”.  Io penso che le leggi da lei citate siano la conseguenza, non la causa, di una secolarizzazione inarrestabile. Quando nel 1981 i cittadini furono chiamati a esprimersi per via referendaria, dissero sì alla libertà di interrompere volontariamente una gravidanza. Se oggi si tenesse un referendum sulle unioni civili, lo vincereste? “Ne usciremmo sconfitti. L’offensiva mediatica è imponente, noi lanciamo sassolini e ci autofinanziamo pagando cinque euro a testa per i bagni chimici”. In fondo persiste il pregiudizio per cui una persona gay sarebbe unfit to parenting. L’hanno criticata per aver preso parte a un convegno dove, tra le altre cose, si delineavano strategie per curare i gay. “Quelle affermazioni sono state strumentalizzate. Io mi rifaccio alla dottrina della chiesa: l’omosessualità è un’inclinazione oggettivamente disordinata. Gli studi confermano che le coppie gay sono più promiscue e instabili. Siamo tutti bisognosi di guarigione.

 

Eppure gli psicologi che osano offrire aiuto vengono radiati”. Per lei dunque l’omosessualità sarebbe un disagio da emendare. “Per le cose che non conosco mi affido alle indicazioni della chiesa che sul punto è inequivocabile. L’omosessualità è la negazione dell’alterità di Dio che ci crea a sua immagine e somiglianza affinché ciascuno di noi si completi nel diverso da sé. Il gay invece è una figura dell’autodeterminato, rifiuta l’idea di essere creatura bisognosa di completamento”. Ne devo dedurre che lei si completi nell’unione con suo marito. “Questo è un altro discorso, le ho detto che il matrimonio è una croce che portiamo avanti per merito della grazia ultraterrena. Quello che conta sono i figli, i diritti dei bambini. Se fosse vivo, Pier Paolo Pasolini esclamerebbe con noi: il desiderio di avere un figlio non è un diritto. La vera emergenza, se lo ricordi, è l’inverno demografico”. Noi donne abbiamo il dovere di figliare, me lo appunto. 

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