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Così Renzi scopre improvvisamente chi può arrestare il suo governo

Per la prima volta da quando è a Palazzo Chigi, Renzi si è accorto della presenza di nemici veri e concreti e non di semplici e innocue figurine.
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Quando all’inizio di questa settimana Matteo Renzi controllerà l’agenda degli appuntamenti con cui dovrà fare i conti il suo governo da qui a domenica prossima, e forse da qui alla fine dell’anno, si accorgerà improvvisamente di un dettaglio importante che finora il presidente del Consiglio non aveva del tutto considerato: la presenza, per la prima volta da quando Renzi è a Palazzo Chigi, di nemici veri e concreti e non di semplici e innocue figurine.
 
 
 
Fino a qualche tempo fa, nel percorso renziano, i nemici di fronte ai quali si è ritrovato a combattere il presidente del Consiglio sono stati di tre categorie: nemici con un pedigree importante ma con una forza relativa nella società (come la Cgil), nemici forti dal punto di vista mediatico ma inesistenti dal punto di vista pratico e per questo ingigantiti dal presidente del Consiglio (come Salvini), nemici senza volto e senza identità e rappresentati dal premier come delle figure oscure e per questo intangibili (i gufi, i burocrati). La settimana che si apre, per la prima volta, costringerà Renzi a fare i conti con la realtà: i gufi, la Cgil, Salvini, e se vogliamo anche Grillo, sono sempre lì, sono i nemici perfetti di Renzi, quelli che sognerebbe ogni presidente del Consiglio, ma la novità è che accanto ai nemici farlocchi oggi ci sono alcuni nemici veri contro i quali Renzi, durante il 2016, dovrà combattere una battaglia vera, tosta, e ci verrebbe da dire all’ultimo sangue.
 
 
Il nemico più importante, anche se è un nemico senza volto, è quello che andrà ad affrontare l’Italia nei prossimi mesi in Libia e corrisponde al profilo del terrorista islamista. Problema: Renzi è pronto ad affrontare una guerra e a riconoscere che l’Italia il terrorismo lo combatte non solo costruendo campi da calcio in periferia ma anche premendo qualche grilletto? Il secondo nemico ha un volto meno minaccioso, naturalmente, ma nel breve periodo metterà il presidente del Consiglio di fronte a una scelta importante: ha o no questo governo, e in particolare il Pd, la forza e la maturità per portare avanti una legge, come quella sulle unioni civili, contro la quale sabato prossimo manifesteranno non migliaia di persone che mai voterebbero per Renzi (il popolo delle Camusso e dei Landini) ma centinaia di migliaia di persone (quelle che sabato saranno al Family Day) che potrebbero invece un domani considerare il Pd il loro naturale luogo di approdo? Il terzo nemico, Renzi lo ha scoperto per la prima volta all’inizio della scorsa settimana ed è un nemico che coincide con lo spettro dello speculatore collettivo. Giovedì scorso l’intervento di Mario Draghi ha contribuito in modo decisivo a interrompere le speculazioni sulle banche italiane ma per la prima volta da quando è al governo Renzi ha provato sulla sua pelle una sensazione non del tutto piacevole, e ha avuto la conferma che l’Italia, all’interno dell’Europa, è il paese più esposto oggi ad attacchi speculativi. Attacchi che fino a che non toccheranno i valori dei Btp potranno essere circoscritti a questioni di mercato ma che un domani si potrebbero ripetere se l’Italia non farà di tutto per risolvere alcuni problemi strutturali.
 
 
“I principali attori europei – hanno scritto a inizio gennaio in un documento della School of european political economy della Luiss Carlo Bastasin, Lorenzo Bini Smaghi, Franco Bruni, Marcello Messori, Stefano Micossi, Franco Passacantando, Fabrizio Saccomanni e Gianni Toniolo – vogliono comprendere se la ripresa economica italiana sarà tale da migliorare il rapporto debito pubblico-Pil. Le riforme economiche impostate dall’Italia negli ultimi anni appaiono ancora troppo timide per garantire la necessaria crescita dell’economia e per fare sì che l’aumento del disavanzo produca veri effetti di stimolo. Il governo italiano in particolare si è fermato nella revisione della spesa pubblica inefficiente e delle agevolazioni fiscali. Si attende ancora una precisa indicazione sulla riforma della giustizia. La legge annuale sulla concorrenza appare depotenziata e arenata. Se il processo di concentrazione bancario appare a portata di mano ma insufficiente per assicurare la stabilità del settore, gli adeguamenti strutturali del sistema industriale in vista di uno sviluppo dimensionale delle imprese procedono lentamente e a macchia di leopardo”. Senso del ragionamento: oggi c’è lo scudo di Mario Draghi, ovvio, ma siamo sicuri che lo scudo della Bce sarà sempre lì in eterno a salvare economie non ancora in salute come quella italiana?
 
 
Il quarto nemico, sempre più tenebroso e potenzialmente letale, è quello legato al mondo della magistratura e Renzi (lo ha fatto venerdì in direzione) fa bene a ironizzare sul fatto che il comitato del no al referendum Boschi ospiti contemporaneamente Forza Italia e Magistratura democratica. Ma il messaggio che arriva dalla scelta di Md di far parte del comitato che si oppone alla riforma cruciale del renzismo è un messaggio che il presidente del Consiglio non può non aver analizzato nella sua interezza. E che ci sia una corrente strutturata della magistratura che vuole arrestare, ehm, la riforma più importante del governo Renzi pone anche qui un problema cruciale: il premier ha le spalle sufficientemente larghe e solide per combattere contro un pezzo importante della magistratura italiana?
 
 
Infine, sempre a proposito dei nemici veri, il 29 gennaio il presidente del Consiglio verrà ricevuto a Berlino dalla cancelliera tedesca. Merkel ha fatto sapere a Renzi di non essere “ottimista sulle soluzioni relative alle questioni aperte che esistono oggi su Roma” e anche per questioni elettorali (il 2017 si vota in Germania) c’è da aspettarsi che il buon rapporto avuto fino a qualche tempo fa da Renzi con Merkel sia destinato a peggiorare (complice una rivalità forte che si è venuta a creare nel Pse tra la sinistra di Renzi, sempre più a vocazione anti tedesca, e la sinistra di Hollande, divenuta per forza di cose e per interesse nazionale meno anti merkelliana di cinque anni fa).
 
 
[**Video_box_2**]Le partite che si presentano di fronte al presidente del Consiglio sono difficili e toste e, dato che i nemici sono veri e non più finti come lo erano qualche tempo fa, al premier italiano oggi, oltre che i calzoni molto lunghi, servirebbe con urgenza portare avanti su ogni fronte un’operazione che finora è riuscita bene in Parlamento ma meno fuori dalle stanze dalla politica: la ricerca di alleati. Fidarsi solo di chi parla la propria lingua fino a un certo punto è giusto e comprensibile. Ma se vuole fare un passo in avanti, il 2016 per Renzi dovrà essere anche l’anno dell’allargamento e della ricerca di alleanze. Con questi nemici, andare avanti a forza di spallate, senza alleati, potrebbe essere pericoloso, se non letale. Occhio.
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