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E’ a Kherson che potrebbe essere sconfessata la truffa di Putin

Adriano Sofri

La riconquista da parte dell’esercito ucraino, se venisse completata ora, alla vigilia dell’inverno, segnerebbe una vittoria memorabile, e una sconfitta spettacolare di chi ha appena preteso di dichiararla annessa al territorio russo

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La battaglia per Kherson sembra avvicinarsi alla conclusione. Sono le stesse fonti russe e filorusse a confermarlo, accompagnando alle ammissioni verbali le misure di fatto, come la più imponente, l’evacuazione dalla sponda occidentale a quella orientale del Dnipro della popolazione civile. 60 mila abitanti, dicono le autorità russe, spostati al ritmo di 10 mila al giorno. L’ultimo nominato a capo delle forze militari russe, il famigerato generale Sergej Surovikin, ha fatto sapere che la situazione sul fronte di Kherson è “tesa” e che può richiedere “scelte difficili”. Analoghi riconoscimenti sono venuti dal governatore fantoccio dell’oblast’ di Kherson, Volodymyr Saldo, già sindaco della città fra il 2002 e il 2012, famoso per la personale corruzione. Questa insolita mole di ammissioni induce a interrogarsi sui reali propositi dei comandi russi. L’ha fatto ieri il governatore ucraino dell’oblast’ di Mykolaiv, Vitalij Kim: l’evacuazione imposta alla città, ha avvertito, serve a favorirne il bombardamento indiscriminato da parte dell’artiglieria russa, che si sta concentrando a ridosso del fronte del Dnipro.

E sembra improbabile che l’effetto della sbandierata nomina di Surovikin si limiti al dispiegamento degli attacchi di missili e droni contro le centrali elettriche, oltre che i bersagli civili, e non comprenda il destino di Kherson, la più simbolica delle battaglie. Kherson è stata la prima e la più importante città occupata dai russi. E’ strategicamente decisiva perché è posta alla foce del Dnipro e a ridosso della Crimea. E, sul versante opposto, di fronte alla linea costiera che conduce a Odessa, da cui la separa la città di Mykolaiv, teatro della più accanita distruzione russa e della più coraggiosa resistenza ucraina. La riconquista di Kherson da parte dell’esercito ucraino, se venisse completata ora, alla vigilia dell’inverno, segnerebbe una vittoria memorabile, e una sconfessione spettacolosa della truffa degli occupanti russi, che hanno appena preteso di dichiararla annessa al territorio russo. La controffensiva ucraina su Kherson è stata lenta e paziente, e non ha mai preso l’andamento travolgente di quella su Kharkiv, perché ogni avanzata avviene allo scoperto, esposta al fuoco di artiglieria russa, e ha un costo terribile di morti e feriti.

Erano state le stesse autorità ucraine a chiedere da tempo alla popolazione civile di Kherson – nella quale è attiva un’audace e incisiva guerriglia partigiana – di lasciare la città e mettersi in salvo. Ora l’evacuazione russa e l’evocazione delle “misure difficili” fa pensare al proposito di trasformare Kherson in una terra bruciata. Ieri, per le quattro regioni “annesse” dai referendum truffa, oltre che per alcune regioni della federazione russa, Putin ha fatto proclamare la legge marziale, spiritoso accessorio di una guerra che continua a chiamarsi operazione speciale. 

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Nel gennaio scorso, quando ancora le truppe russe si ammassavano ai confini dell’Ucraina simulando un’esercitazione, Thomas L. Friedman intitolò così un suo pezzo sul New York Times: “Putin all’Ucraina: ‘Sposami o ti uccido’”. Ecco: Putin ha rinunciato definitivamente all’illusione di impalmare l’Ucraina. Ora la uccide.

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