Primo Levi al Premio Viareggio (Ansa) 

preghiera

Quel passaggio di Primo Levi, il meno drammatico, ma fisso in testa

Adriano Sofri

Aveva ripetuto come il cibo fosse il primo problema nel campo, poi aveva aggiunto: "Passavano i treni civili e avevano delle scritte pubblicitarie, e una diceva: 'BESTE SUPPE KNORR SUPPE', la zuppa migliore è la zuppa Knorr"

Ho tenuto acceso il programma d’archivio notturno di Radio radicale per l’intera notte tra mercoledì e giovedì. Ho ascoltato, riascoltato, numerosi interventi di Liliana Segre, la rievocazione di Athos De Luca sulla fissazione del Giorno della memoria, la presentazione del libro di Francesca Trivellato “Ebrei e capitalismo. Storia di una leggenda dimenticata” (Laterza), e due lunghe interviste con Primo Levi. La seconda è del 1982, durante il suo secondo e ultimo ritorno ad Auschwitz, quasi quarant’anni dopo, con un gruppo di studenti fiorentini. Conoscevo bene anche questa. All’indomani, quando finalmente avevo dormito un po’, mi era rimasto fisso in testa un suo passaggio, il meno drammatico, si sarebbe detto. Levi, che aveva ripetuto come il cibo fosse il primo problema nel campo – prima delle scarpe, prima della conoscenza dei rudimenti del tedesco – aveva poi vivacemente aggiunto: “Passavano i treni civili e avevano delle scritte pubblicitarie, e una diceva: ‘BESTE SUPPE KNORR SUPPE’, la zuppa migliore è la zuppa Knorr”. 

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