Amos Oz, scrittore e saggista israeliano morto nel 2018. La figlia Galia lo accusa di averla metodicamente picchiata e insultata (Ansa)

Piccola Posta

Quelle domeniche che vanno storte

Adriano Sofri

La morte del matematico polacco Jan Litynski, animatore del movimento studentesco nella primavera del ’68; le accuse di violenza della figlia Galia al padre Amos Oz e gli insulti a Giorgia Meloni. Una giornata così

Ci sono domeniche che vanno storte. Domenica giravo intorno a tutti quei titoli su Giovanni Gozzini e gli insulti stupidissimi che aveva pronunciato all’indirizzo di Giorgia Meloni. Gozzini: uno studioso di storia contemporanea, bravo, un bravo docente, che tiene da anni, da decennii forse, una rubrica alla fiorentina Controradio, ottima radio. Ero desolato, e del resto non c’era niente cui attaccarsi per rattoppare la cosa. Non ci ha provato nemmeno lui, ha detto che si scusava – “Chiedo umilmente perdono” – che ora non trovava di meglio che stare zitto, che l’università dove insegna disponesse di lui. Aveva sbroccato, dice un amico comune.

 

Dannazione. Di Mario Gozzini, 1920-1999, il padre di Giovanni, sono stato amico e ne sono stato onorato, come si dice troppo spesso. Era di quei forti che fecero di Firenze una roccaforte del cattolicesimo democratico, La Pira, il presidente del Tribunale dei minori Gian Paolo Meucci, Nicola Pistelli, Fioretta Mazzei, padre Ernesto Balducci, don Lorenzo Milani, don Mazzi, e tante e tanti altri e, il più stretto compagno di Gozzini nella dedizione alla dignità del carcere, Sandro Margara. A Mario Gozzini si intitola, non solo perché ne fu primo firmatario, la legge 663 del 1986 odiata e vituperata dai malpensanti, quella che si è avvicinata alla Costituzione e ha provato con successo a rompere la fatalità della recidiva. Andava inerme e tranquillo nelle galere in cui c’erano rivolte e si erano sequestrati ostaggi, alle Murate, a Porto Azzurro. È intitolata a suo nome la prigione a custodia attenuata per tossicodipendenti a Firenze. Ma fu di Gozzini, per tre legislature senatore della Sinistra indipendente, anche un impegno distinto per la depenalizzazione dell’aborto, che a lui premeva come liberazione dall’aborto. Erano uomini e donne che avevano in comune, con la proverbiale fiducia nel dialogo, una limpida schiettezza di linguaggio sorprendente per la buona società, compresa quella della politica di sinistra. Mannaggia, dunque. 

 

E mentre ci giravo attorno, ho visto i titoli sulle memorie di una figlia, Galia, che accusa suo padre, Amos Oz, di averla metodicamente picchiata, insultata, umiliata, di aver voluto spezzarla. Madre, sorella e fratello di Galia, Nili, Fania e Daniel parlano del loro ricordo opposto, di un distacco di Galia che dura da sette anni – Oz è morto nel 2018, aveva 79 anni. Il libro è uscito domenica in Israele, e il paese è scioccato. Lo saranno in tanti anche nel resto del mondo. Ero a questo punto quando Wlodek Goldkorn mi ha mandato un messaggio, per dirmi che era morto Jan Litynski. Aveva 75 anni, è morto soccorrendo il suo cane sul fiume ghiacciato, non hanno ancora ritrovato il corpo, mi ha scritto. Litynski, matematico, era stato fra i promotori del movimento studentesco nella primavera del ’68 e per questo era stato condannato a due anni e mezzo di galera. Impegnato nell’informazione militante e nella rivendicazione delle libertà sindacali, nel Kor, il Comitato di difesa degli operai dal 1976, era stato ripetutamente arrestato, secondo l’uso del comunismo di polizia polacco. Nel 1980 era stato fra i consiglieri di Solidarnosc, e l’anno dopo, intervenuta la legge marziale, di nuovo arrestato.

 

Evaso da un permesso, aveva operato con Solidarnosc clandestina. Aveva partecipato nel 1989 ai negoziati della Tavola Rotonda fra Solidarnosc e il regime, ed era stato eletto in parlamento. Scriveva su molte testate polacche ed estere, ha pubblicato molti libri di storia e di politica. Wlodek mi ha detto che negli ultimi anni era orgoglioso di sentirsi un bravo cuoco, sapeva tutto del rock, viveva in una casa nei boschi e vicino al fiume Narew, a nord di Varsavia, con sua moglie e il suo cane. Lunedì si cercava ancora il corpo. La Polonia è scioccata. Una domenica così.

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