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Lettere

Meloni ha problemi a governare i suoi amministratori, figuriamoci i suoi alleati

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

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Al direttore - Se quella degli ucraini è una “guerra per procura” (mantra degli scienziati geopolitici che si dimenticano di dire che è una lotta per la libertà e l’indipendenza del proprio paese), bisogna riconoscere che stanno “procurando” piuttosto bene.
Michele Magno

 

L’unica guerra per procura mi sembra quella che i vecchi amici di Putin hanno orgogliosamente combattuto a lungo per dividere il fronte occidentale facendo proprie le idee di Putin. E dunque: niente sanzioni alla Russia, niente armi all’Ucraina, niente illusioni sulla riconquista dei territori. Vedi sempre alla stessa voce: utili idioti. 

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Al direttore - Caro Cerasa, penso che a Piombino sia successa una cosa grave. Due giorni fa, il consiglio comunale a guida Fratelli d’Italia ha votato un parere urbanistico contrario al progetto per il posizionamento di un rigassificatore nel porto della cittadina toscana. Il rigassificatore di Piombino, che Giorgia Meloni aveva detto di volere, è un asset importante nella strategia di indipendenza dell’Italia dall’energia russa. Mi chiedo, direttore: anti putinisti solo a parole?
Luca Martelli

 

Il tema interessante mi sembra un altro: se Giorgia Meloni non è capace di governare i suoi stessi amministratori, come pensa, qualora dovesse vincere le elezioni, di poter governare non solo il proprio partito ma anche i propri alleati? Moderati a parole. Poi nei fatti siamo sempre lì.


 

Al direttore - Sul Foglio di sabato ho letto l’intervista di Caruso a Sara Kelany, “la patriota” che cura “i diritti” per Fratelli d’Italia. Svelo il dissing: sono io il candidato di +Europa a sostenere che la destra al governo manderà i cani nelle scuole a reiterare una fallimentare operazione antidroga. Il mio timore è frutto di ciò che vedo e combatto dai banchi di minoranza del Consiglio regionale lombardo. Parlo di “Scuole sicure”, direttiva voluta dall’allora ministro Salvini, sostenuta dall’ex assessore alla Sicurezza De Corato (FdI, candidato al Senato), basata sul principio securitario che vuole “gli stupefacenti lontani dai giovani a qualsiasi costo”. A me preme svelare quel costo, sociale ed economico, che grava sui cittadini. Nel 2019 si sono spesi 5 milioni per mandare oltre 26.000 agenti a ispezionare gli istituti superiori di tutta Italia: il totale sequestrato indica che lo stato ha “pagato” 285€ euro ogni grammo confiscato; sarebbe stato più economico comprare cannabis direttamente dal mercato nero dove il rapporto €in grammi è 10 a 1. Quell’anno sono aumentate del 400 per cento le segnalazioni di minori alle prefetture, dato terribile, perché l’iter è tutto in carico alle famiglie che devono sostenere i costi, ancora sia sociali sia economici, dei processi a carico dei figli, ai quali avremmo l’obbligo di chiedere se le loro carriere scolastiche patiscono più una canna in bocca o una denuncia in tasca. Non è “la Cina di Mao”, come dice Kelany, ma il modello repressivo che la destra promuove, quello che scambia la punizione per prevenzione, la criminalizzazione per educazione. In ultimo: non c’è nulla di patriottico nel permettere alla criminalità organizzata di arricchirsi con i proventi delle economie sommerse e di avere liquidità per falsare la concorrenza dei mercati legali. Io lotto perché lo stato si prenda la responsabilità, con la legalizzazione, di mettere in sicurezza davvero il consumo, di dare dignità al lavoro delle forze dell’ordine e di liberare l’economia dal cancro delle mafie.
Michele Usuelli
consigliere regionale +Europa in Lombardia
Barbara Bonvicini 
Meglio Legale

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