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Dalla guerra in Ucraina, la destra esce a pezzi. Con qualche differenza

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

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Al direttore. Dmitri Muratov, il direttore di Novaja Gazeta lo ospitiamo a “#Cartabianca” e a “Piazzapulita”, vero sì? 
Valter Vecellio



Al direttore - La cosa per me più ostica da comprendere, riguardo al filo RasPutinismo della Lega, è la combinazione regimi illiberali vs autonomia. Come può pensare un autonomista che un regime come quello del nuovo zar possa ammettere una qualche forma di autonomia e, ancor di più, quella autonomia secessionista che viene espressa dalle componenti della Lega (veneta) che per prima si è data in braccio alla strategia del carro armato. Nostalgia della bravata al campanile di S. Marco nel 1997? Complimenti per il giornale. 
Antonio Ricchi 

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La destra, dalla guerra in Ucraina, esce a pezzi. Distrutta. Lacerata. Putin, per Salvini in primis, ma in parte anche per il Cav., è come uno specchio che indica infinite scemenze commesse nel passato. A differenza del Cav., però, il peccato di Salvini è strutturale: più si osserva il passato e più è chiaro chi ha cercato di prevenire un’esondazione del putinismo e chi invece ha fatto di tutto per alimentarlo. Rispetto a Salvini, Giorgia Meloni, anche grazie ai suoi alleati polacchi che sanno bene di cosa è capace Putin, emerge come un gigante. Ma anche qui bisogna stare attenti e bisognerebbe chiedere alla Meloni cosa ha fatto in questi anni per rafforzare chi oggi sta combattendo il criminale di guerra? Schierarsi dalla parte della Nato, senza ambiguità, è un passaggio necessario per rendere una leadership non del tutto inaffidabile. Ma dire che sia sufficiente forse è un po’ troppo.

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Al direttore - Se Alessandro Orsini fosse un docente di diritto penale spiegherebbe ai suoi studenti che il responsabile di un reato di omicidio è la vittima perché ha rifiutato di suicidarsi quando si è reso conto che l’assassino lo voleva ammazzare.
Giuliano Cazzola



Al direttore - Mi consenta tre citazioni. La prima: “I professori universitari detengono un sapere senza pari […]. Con pochissime eccezioni, nessun romanziere, giornalista o professore delle scuole superiori, potrebbe reggere il contraddittorio con un professore universitario […]. L’esistenza dell’università è la prova imperitura della divisione gerarchica della società. Da quando gli uomini hanno iniziato ad associarsi e cooperare, sono nati il superiore e l’inferiore, dove il primo esercita il dominio sul secondo […]. (Alessandro Orsini, il Messaggero, 7 febbraio 2020). La seconda: “Sono un insegnante elementare in un piccolo villaggio chiamato Trattenbach”, scrisse Ludwig Wittgenstein il 23 ottobre 1921 al suo maestro e amico Bertrand Russell. La terza: “Era come quel gallo che pensava che il sole sorgesse per ascoltarlo cantare” (George Eliot). A questo punto, la domanda è: secondo lei, chi è quel gallo tra il prof. Orsini e il (geniale) logico austriaco? 
Michele Magno 


Precisazione. Ieri il Foglio ha pubblicato un formidabile testo di Anna Politkovskaja tratto da un libro edito da Adelphi (“La Russia di Putin”, traduzione di Claudia Zonghetti, ora ristampato nella collana economica). Il libro però non è una raccolta di articoli e non è “dedicato” alla giornalista russa: Anna Politkovskaja ne è l’autrice.

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