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la versione di cassese

Come cambia lo Stato

Un presidenzialismo strisciante, la lunga corsa al Quirinale, il Parlamento che vive di riflesso. Effetti del Covid

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“Le cose da risolvere le lasciamo a tecnici” avrebbe detto il presidente del Consiglio dei ministri alle ore 4.10 del mattino ai suoi colleghi, il 6 luglio (Il Dubbio, 10 luglio). Che cosa ha cambiato il Covid nelle istituzioni? Come ne ha cambiato il funzionamento? 

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“Le cose da risolvere le lasciamo a tecnici” avrebbe detto il presidente del Consiglio dei ministri alle ore 4.10 del mattino ai suoi colleghi, il 6 luglio (Il Dubbio, 10 luglio). Che cosa ha cambiato il Covid nelle istituzioni? Come ne ha cambiato il funzionamento? 

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Facciamone un elenco. Si era partiti da un gran parlare di democrazia diretta, si finisce per parlare del prossimo presidente della Repubblica. Il governo sembra sostituito dal suo presidente. Il Parlamento si interessa delle briciole. Il diritto eccezionale prende la mano a quello normale. Sulle riforme, silenzio. 

 

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Una interessante sintesi. Ora, però ne parliamo una per una, di queste preoccupanti tendenze. 

 

Il presidente della Repubblica non perde occasione per sottolineare la sua neutralità. Intanto, all’opposto, la “politique politicienne” (espressione peggiorativa, che indica una politica che fa prevalere i propri interessi su quelli dei cittadini) apre la corsa, con chi si dichiara fuori corsa, chi ha cominciato a correre. La politica sembra tutta tesa a quel traguardo, dal quale si fa dipendere la durata del governo stesso. Quando, nella storia repubblicana, la corsa presidenziale è cominciata così presto? Pensare alla differenza con la Germania, dove ben due cancellieri rifiutarono di farsi eleggere alla presidenza della Repubblica. Come si spiega la situazione italiana, se non riflettendo sulla inconsistenza delle alleanze e sul ruolo decisivo dell’“arbitrato neutrale”? 

 

Ma poi c’è lo strisciante presidenzialismo incarnato dal cosiddetto premier. 

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La Costituzione configura il presidente del Consiglio dei ministri come il garante della linea politica del governo e come il presidente di un collegio. Ora il collegio è passato in secondo piano. Molti dei ministri paiono addirittura afoni. Alcuni non esistono. Viceministri e sottosegretari sono precari di governo. Il collegio ratifica; lavora a scartamento ridotto, salvo casi eccezionali. Inoltre, come è stato già osservato, i numerosi vincoli internazionali e europei, oltre che la precarietà della nostro debito pubblico, hanno di fatto introdotto in Italia la sfiducia costruttiva alla tedesca. Chi pensa che si possa far cadere un governo senza che sia pronto un governo sostituto? 

 

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Tuttavia, poi, il Parlamento approva decisioni prese dal governo.  

 

Come abbiamo detto in altra occasione, si accontenta delle briciole, vive di riflesso. Se almeno seguisse l’insegnamento di Bagehot, secondo il quale compito di un buon Parlamento è di dare un buon governo al paese! L’immagine di quel che è oggi il Parlamento è offerta dal decreto legge “Rilancio”. Nasce con 266 articoli. Passa in Parlamento e si “arricchisce” di una quantità di micro-norme, come quella sui settori ricreativo e dell’intrattenimento. Quindi, spese aggiuntive, allargamento delle maglie. 526 pagine di atti parlamentari. Un segreto accordo per cui l’attività legislativa è delegata al governo (nel senso sopra detto), salvo il potere parlamentare di aggiungere e allargare le maglie.

 

Come si spiega, però, che, poi, secondo il calcolo di un illustre parlamentare, lo stesso decreto preveda 148 decreti attuativi? I “legislatori” non sanno che questo vuol dire assegnare il compito di attuare le leggi del Conte II al Conte III, oppure al suo contrario, che naturalmente non avrà alcuna volontà di dare esecuzione a indirizzi politici di governanti precedenti?

 

Tre possibili spiegazioni. Che il governo voglia poi prendersi il potere ultimo, di rimodulare e manipolare. Oppure che – come accade spesso – le scelte non siano razionali, che una classe politica tanto calcolatrice sbagli i suoi calcoli. Oppure, “nemesi della storia”: in quella grande massa di decisioni sbagliate, si annida una utile incapacità di decidere/attuare/eseguire.

 

E il diritto eccezionale che diventa la regola? Che cosa è il decreto legge “Semplificazioni” se non un insieme di norme derogatorie? E perché si parla di proroga della dichiarazione di emergenza? Governare con le mani libere, se possibile annunciando ogni giorno in televisione “oggi vi facciamo uscire, ma non allontanatevi a più di 200 metri da casa”. 

 

Da ultimo silenzio sulle riforme. 

 

Se ne è rammaricato il presidente del Parlamento europeo (Corriere della Sera, 10 luglio scorso). Il documento del ministro dell’Economia e delle Finanze, contiene un elenco, non progetti, di cui vi sarebbe bisogno. 

 

In sintesi? 

 

Il M5s, andato al governo per realizzare la democrazia diretta, realizzò il suo opposto, la concentrazione del potere, invece della sua diffusione.

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