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Vittorio Moretti (Bellavista) e la forza che tornerà dai territori

Paola Bulbarelli

Per combattere il coronavirus? "Nulla di meglio di un bicchiere di bollicine", ci dice uno dei simboli del Franciacorta, patron di un gruppo di vini e hotellerie che vale 8 milioni e 600 mila bottiglie l’anno

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Per combattere il coronavirus? “Nulla di meglio di un bicchiere di bollicine”. Lo dice scherzando, o per meglio dire con l’ottimismo solido e la capacità di soffrire che hanno sorretto tutta la vita un imprenditore come Vittorio Moretti, uno dei nomi senza cui non esisterebbe, oggi, il mito della Franciacorta (“sono toscano per nascita, milanese per formazione, franciacortino per scelta”). A capo per decenni di un Gruppo leader nel settore delle costruzioni, nel 1977 Vittorio decide che quella terra che ama va valorizzata anche in altro modo, e nasce Bellavista. E poi tutto il resto. Oggi è presidente del Gruppo Terra Moretti, di cui fanno parte i resort L’Albereta in Franciacorta e L’Andana in Toscana, amministrati dalla figlia Carmen Moretti, e le cantine Bellavista e Contadi Castaldi in Franciacorta; Petra, Tenuta La Badiola e Teruzzi in Toscana; Sella & Mosca in Sardegna, amministrate dalla figlia Francesca Moretti. Vini e hotellerie, un gruppo da 8 milioni e 600 mila bottiglie l’anno. Un brand iconico internazionale che è una eccellenza lombarda. Ma oggi c’è poco da scherzare, con la sparizione dei turisti e tanto di rinvio del Vinitaly, spostato a giugno. Che cosa accade, chiediamo a Moretti? E come reagire? “Accade che il danno è stato fatto dai nostri governanti per totale mancanza di strategia. Non hanno tenuto conto delle implicazioni economiche che l’allarmismo ha generato. Negli altri paesi, giustamente, sono stati attenti all’aspetto, ben più ampio, e giustamente, dell’industria, della produzione e di quello che di conseguenza sarebbe avvenuto. Questo virus c’è in tutti i paesi ma molto diverso è stato l’approccio. Non è certo utile che le televisioni continuino a dare notizie catastrofiche, non riesco più a guardare un tg. In più ti dicono anche il contrario, che è poco più di un’influenza. Decidano cosa comunicare”.

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Per combattere il coronavirus? “Nulla di meglio di un bicchiere di bollicine”. Lo dice scherzando, o per meglio dire con l’ottimismo solido e la capacità di soffrire che hanno sorretto tutta la vita un imprenditore come Vittorio Moretti, uno dei nomi senza cui non esisterebbe, oggi, il mito della Franciacorta (“sono toscano per nascita, milanese per formazione, franciacortino per scelta”). A capo per decenni di un Gruppo leader nel settore delle costruzioni, nel 1977 Vittorio decide che quella terra che ama va valorizzata anche in altro modo, e nasce Bellavista. E poi tutto il resto. Oggi è presidente del Gruppo Terra Moretti, di cui fanno parte i resort L’Albereta in Franciacorta e L’Andana in Toscana, amministrati dalla figlia Carmen Moretti, e le cantine Bellavista e Contadi Castaldi in Franciacorta; Petra, Tenuta La Badiola e Teruzzi in Toscana; Sella & Mosca in Sardegna, amministrate dalla figlia Francesca Moretti. Vini e hotellerie, un gruppo da 8 milioni e 600 mila bottiglie l’anno. Un brand iconico internazionale che è una eccellenza lombarda. Ma oggi c’è poco da scherzare, con la sparizione dei turisti e tanto di rinvio del Vinitaly, spostato a giugno. Che cosa accade, chiediamo a Moretti? E come reagire? “Accade che il danno è stato fatto dai nostri governanti per totale mancanza di strategia. Non hanno tenuto conto delle implicazioni economiche che l’allarmismo ha generato. Negli altri paesi, giustamente, sono stati attenti all’aspetto, ben più ampio, e giustamente, dell’industria, della produzione e di quello che di conseguenza sarebbe avvenuto. Questo virus c’è in tutti i paesi ma molto diverso è stato l’approccio. Non è certo utile che le televisioni continuino a dare notizie catastrofiche, non riesco più a guardare un tg. In più ti dicono anche il contrario, che è poco più di un’influenza. Decidano cosa comunicare”.

 

Le bollicine italiane sono le migliori del mondo, lo hanno detto i giurati dello Champagne & Sparkling Wine World Championships, la più importante competizione del pianeta sui vini del perlage. Certo, nessuno smetterà di colpo di bere Franciacorta, oppure Asti, oppure Oltrepo e Trentino per colpa del virus. Ma il Vinitaly che non segue le solite date avrà ripercussioni d’immagine su un prodotto come le bollicine che tanto successo riscuotono in tutto il mondo? “Spostare una manifestazione come il Vinitaly lo ritengo giusto perché una delle prime cose di cui i medici si raccomandano è non avere contatti con il pubblico e quindi sarebbe stato inutile. Gli stranieri non sarebbero arrivati. E comunque hanno annullato anche altre fiere vinicole nel mondo. Ma la nostra immagine non ne sarà scalfita: i prodotti sono conosciuti e apprezzati ovunque e la qualità non ne risentirà. Certo spostare la fiera in altre giornate più calde non è il massimo. Visto quel che accade, penso sia stata una decisione giusta”. Le bollicine hanno il loro giro e la loro gente. “Esatto, in questi momenti, si dovrebbe bere qualche bicchiere in più, un po' di euforia farebbe bene. Il grosso problema ce lo trasciniamo dall’inizio. Ormai siamo gli untori del pianeta, secondi al mondo per contagi. È ovvio che se questa è la nostra fotografia nessuno viene in Italia. Se le cose si sistemeranno il Vinitaly si svolgerà più avanti altrimenti andremo all’anno prossimo. Credendo nella terra. Venderà meno bottiglie? “Senza dubbio ne avremo un contraccolpo e già lo vediamo, il mercato sta soffrendo, non ci sono storie. La gente non si muove, i bar semichiusi, di feste non se ne parla. La bollicina è l’emblema della festa quindi se ne consuma meno. Situazione che vivono tutte le aziende. Il governo prenda determinate decisioni, ma è un governo debole, che lascia a desiderare su tanti fronti, speriamo in bene”.

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