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Brescia la teleriscaldata e Milano che mette al bando le caldaie a gasolio dal 2023

Daniele Bonecchi

La società bresciana A2A va a caccia delle fonti di calore presenti sul territorio e, tramite l’infrastruttura, le convoglia verso l’impianto di distribuzione. Ma anche nel capoluogo l'estensione del teleriscaldamento procede velocemente

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Proviamo a mettere da parte le tifoserie. Per battere l’inquinamento che soffoca la val Padana, oltre alle limitazioni al traffico privato (che però non può reggere, nemmeno a livello economico, senza miglioramenti nei trasporti regionali e senza un pesante investimento nella riconversione della mobilità cargo all’elettrico, come GranMilano ha raccontato più di una volta), è necessario attaccare uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico: il riscaldamento domestico. A Brescia – città di quasi 200 mila abitanti – ce l’hanno fatta e la risposta, targata A2A, si chiama teleriscaldamento: una modalità che garantisce una riduzione dell’impatto ambientale, prezzi competitivi, minor dipendenza dalle fonti fossili. È proprio a Brescia che il sistema è nato nel 1972 (un plauso alla capacità di pensare lungo e in modo strategico) e oggi ha raggiunto una diffusione del servizio paragonabile ai paesi scandinavi. Una copertura del 70% della città, con 21 mila edifici collegati, 670 chilometri di rete sul campo, 130 mila abitanti serviti, il massimo oggi possibile. Ma invece può migliorare ancora la diversificazione nella produzione del calore.

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Proviamo a mettere da parte le tifoserie. Per battere l’inquinamento che soffoca la val Padana, oltre alle limitazioni al traffico privato (che però non può reggere, nemmeno a livello economico, senza miglioramenti nei trasporti regionali e senza un pesante investimento nella riconversione della mobilità cargo all’elettrico, come GranMilano ha raccontato più di una volta), è necessario attaccare uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico: il riscaldamento domestico. A Brescia – città di quasi 200 mila abitanti – ce l’hanno fatta e la risposta, targata A2A, si chiama teleriscaldamento: una modalità che garantisce una riduzione dell’impatto ambientale, prezzi competitivi, minor dipendenza dalle fonti fossili. È proprio a Brescia che il sistema è nato nel 1972 (un plauso alla capacità di pensare lungo e in modo strategico) e oggi ha raggiunto una diffusione del servizio paragonabile ai paesi scandinavi. Una copertura del 70% della città, con 21 mila edifici collegati, 670 chilometri di rete sul campo, 130 mila abitanti serviti, il massimo oggi possibile. Ma invece può migliorare ancora la diversificazione nella produzione del calore.

 

Cinquant’anni fa si usavano le fonti fossili, poi, dal 1998 è stata impiegata la termovalorizzazione dei rifiuti che un tempo andavano in discarica. Oggi, tra l’altro, si sta lavorando al progetto di decarbonizzazione che porterà ad azzerare l’uso del carbone e a portare al minimo l’utilizzo dei combustibili fossili. Gli interventi previsti sono due. Il recupero di calore dai cicli produttivi dell’industria, una novità assoluta: ora A2A va a caccia delle fonti di calore presenti sul territorio e, tramite l’infrastruttura, le convoglia verso l’impianto di distribuzione. Così ad esempio l’acciaieria di Brescia ORI Martin mette a disposizione il calore prodotto dalle sue lavorazioni. A Milano la situazione è diversa per le dimensioni della città e l’utilizzo intensivo delle caldaie a gasolio che, almeno in parte, scaldano ancora edifici pubblici e case popolari. La copertura del teleriscaldamento nel capoluogo lombardo è del 10 per cento ma l’estensione procede rapidamente e diventerà un sistema collegato alle fonti di calore. Alla Comasina, grazie all’energia geotermica, sta nascendo una centrale co-generativa in collaborazione con MM. In zona Famagosta sarà realizzato un sistema di accumulatori di calore per massimizzare il recupero dal termovalorizzatore di via Silla anche durante il periodo notturno. Nell’ambito della rigenerazione degli scali ferroviari, A2A partecipa al progetto dell’area Greco-Breda, rappresentato dal Fondo Immobiliare Lombardia (FIL). La realizzazione di 400 nuovi alloggi di housing sociale sostenibile e a basse emissioni e 300 posti letto per studenti, avrà tra i suoi pregi un sistema innovativo di teleriscaldamento di quarta generazione alimentato da fonti rinnovabili (tra cui un campo solare termico che fornirà energia anche per il raffrescamento estivo) e dal calore di scarto recuperato da attività industriali del territorio. E già si lavora al recupero di calore dall’acqua dei pozzi di falda, nell’ambito del progetto Horizon 2020 REWARDHeat dell’Unione europea. E all’impiego del calore delle cabine della rete elettrica di Milano.

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