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Gran Milano

“Milano non deve fallire”, dicono dai municipi. Ma il bilancio provvisorio è salato per i temi sociali

Cristina Giudici

Fondi tagliati su temi come scuola, cultura e iniziative sportive e di collettività. "Si è creato un problema di diritto allo studio per il taglio dei fondi", spiega il consigliere dem Bottelli

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L’unica cosa certa sembra essere il “peccato originale” che ha portato a uno squilibrio del bilancio o, come preferisce dire l’assessore al Bilancio Emmanuel Conte, alla resilienza: il modello di project financing per finanziare la linea M4 che ha portato nel 2023 a un canone di 42,5 milioni (che diventeranno 100 nel 2025) e influisce in modo pesanti sulle spese correnti del Comune, come già raccontato da GranMilano la settimana scorsa. Più complesso invece il quadro dei tagli del Bilancio preventivo del Comune, 3 miliardi e 594 milioni di spese correnti approvato la settimana scorsa.

Bisogna aspettare il documento unico di programmazione (Dup) e bilancio di previsione 2023-2025 corretto dagli emendamenti, che ancora non c’è. Ma nel frattempo, fra le pieghe del Dup, si possono intravedere le falle di un bilancio messo alla prova dalla pandemia, dagli aumenti delle spese e dei fabbisogni sociali, dalla diminuzione delle entrate e dai mancati trasferimenti statali. “Si è creato un problema di diritto allo studio perché sono stati tagliati i fondi per l’offerta educativa extrascolastica: corsi di italiano per studenti di origini straniere, diverse attività per rafforzare l’apprendimento informatico che in quartieri problematici sono socialmente significativi, oltre che necessari”, spiega Federico Bottelli, consigliere comunale del Pd.

Come conferma anche la presidente del Municipio 7 (San Siro), Silvia Fossati: “Non ci sono fondi provenienti dal governo centrale per il diritto allo studio, come è già successo negli anni scorsi, perciò speriamo molto nell’assestamento del bilancio”. Il refrain di tutti gli assessori e di quasi tutti gli esponenti della maggioranza è il seguente: “Aspettiamo l’assestamento per recuperare dei fondi, in attesa anche di un contributo governativo”, come chiesto già dal sindaco Beppe Sala alla premier Giorgia Meloni.

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Maggioranza e opposizione hanno recuperato 700 mila euro per provare a far partire i centri estivi cancellati dal Bilancio preventivo e che l’anno scorso sono costati 3 milioni di euro per accogliere 4 mila bambini di cui 264 disabili e che, senza ulteriori risorse, basteranno solo per 1.800 ragazzi. “Mancavano 100 milioni di euro nel bilancio preventivo”, afferma Marco Bestetti, ex presidente del Municipio 7, ex consigliere comunale di Forza Italia e ora diventato anche consigliere regionale ma con Fratelli d’Italia.

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“Con un emendamento di 60 mila euro ho salvato 29 centri di aggregazione per anziani, che avevano già subito un ridimensionamento dei contributi: i Csrc, centri socio ricreativi culturali che rischiavano di sparire”. L’assessorato al Welfare guidato da Lamberto Bertolè ha aumentato il budget da 216 milioni a 255, nella speranza che con l’assestamento si possa far fronte a tutti i servizi sociali che sono già penalizzati dall’aumento del fabbisogno dei cittadini a rischio di esclusione ed emarginazione sociale, mentre è stato ridotto quello per la Cultura, come mostra il prospetto della commissione Cultura di Palazzo Marino: si è passati da oltre 51 milioni nel 2022 a 37 milioni.

“Abbiamo voluto fare un bilancio prudente”, dicono dall’assessorato al Bilancio. “Il tema riguarda tutti, non solo i municipi, ed è politico”, chiosa la presidente del municipio 9, Anita Pirovano. “Di fronte alla crisi, alle mancate entrate e trasferimenti governativi, davanti all’aumento delle diseguaglianze e alla necessità di continuare a fornire servizi ai cittadini, il Consiglio comunale ha approvato un bilancio preventivo in modo rapido affinché si possano recuperare nuove risorse con l’assestamento”. 

Ma questo tagliente e tagliato bilancio fa temere il peggio a chi prova a tenere insieme i quartieri. Infatti dai municipi arrivano reazioni sbigottite per i tagli, oltre che al diritto allo studio, anche ai contributi per iniziative culturali, sociali, sportive che penalizzano il lavoro territoriale per l’inclusione, soprattutto nelle periferie. Il presidente del Municipio 5, Natale Carapellese, è del Pd ma non lesina critiche.

Ai municipi sono stati tolti contributi che arrivano al 50 per cento per il diritto allo studio – bonus che vanno in maggioranza alle scuole pubbliche ma anche a quelle private – e il 40 per iniziative culturali, sociali, sportive. Con buona pace della città dei 15 minuti tanto sbandierata. Una scelta che avrà un impatto negativo e che ci mette ulteriormente in difficoltà, dato che già oggi i municipi vanno avanti grazie al contributo di tanti volontari. E anche incomprensibile perché è stata fatta senza un preavviso o un confronto con chi lavora per mantenere coesi i quartieri. Al mio municipio è stata tolta una cifra rilevante di 160 mila euro per i bonus scuola che abbiamo già promesso ai presidi delle scuole. Mi auguro che si riveda questo taglio nel bilancio di assestamento perché Milano non può permettersi di fallire”.

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