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gran milano

I giapponesi Ronin invadono Chinatown (ma solo in cucina)

Paola Bulbarelli

Una catena di ristoranti vuole costituire un connubio tra l’Italia e il Giappone. E sbarca a Milano, anzi a Chinatown

Stesso gruppo imprenditoriale, “Salva tu alma”, all’interno due progetti, due strade diverse. Per i più, e per ora, gli indirizzi conosciuti sono tre: Pacifico Milano in via Moscova, Pacifico Rosemary a Porto Cervo e Pacifico Roma nella capitale. Ma sta per partire il secondo ramo del gruppo, che si chiama Ronin. Nome evocativo giapponese che più non si potrebbe, ma che – sarà un segni dei tempi – ha deciso di sbarcare nella Chinatown milanese. Si parla di ristoranti, ma se i primi sono noti fin dal 2015 per la cucina Nikkei (sintesi delle cucine di Perù e Giappone) Ronin è pronto a fare una cosa diversa. E a farlo a Chinatown. Dove all’inizio della pandemia i milanesi open minded provarono a far passare la paura per “il virus che viene dalla Cina”, ma i milanesi non si lasciarono convincere e poco dopo furono molte insegne made in Dragone ad abbassare la saracinesca. E oggi, anche nella Milano internazionalizzata, ciò che rimanda al marchio Cina fa un po’ meno simpatia di qualche anno fa.

 

E allora, via col Giappone. Ma proprio qui? In una tipica piazzetta milanese, tra case di ringhiera e orrendi palazzi anni 60-70, sorge un edificio di pregio, datato 1915, abitato per diverso tempo da Gabriele D’Annunzio, dove Ronin troverà spazio nei tre piani, circa 800 metri quadri, dell’immobile. Acquistato all’asta dal Pio Albergo Trivulzio nel 2018 dalla Ignotus srl, società veicolo creata da Guillaume Desforges, nipote di Paolo Marzotto e figlio di Dominique Marzotto. I lavori di ristrutturazione sono iniziati nel 2019. Collegati ai lavori di ristrutturazione piazza Morselli: è stato appositamente allargato il marciapiede e tolta una rotonda che ora non c’è più. 


Ovvio, è difficile pensare che si possano scatenare “grossi guai” tra differenti cucine nel quartiere cinese-meneghino. Ma è curioso che proprio lì, dove la gente va per gli involtini primavera e il pollo alle mandorle che puoi mangiare per strada in via Paolo Sarpi, prendano piede il sushi e l’uramaki e altre prelibatezze jap. Nessuna provocazione, tengono a dire i diretti interessati, è soltanto che Chinatown è una zona con un grandissimo potenziale di identificazione, vicinissimo al centro. Ronin sarà un concetto tutto nuovo, slegato da Pacifico, un connubio tra l’Italia e il Giappone, una cucina né giapponese né italiana, e nemmeno fusion, termine che ha già dato tanto, forse anche troppo. Manca poco per scoprirlo. Al piano terra oltre a una offerta di cucina izakaya ci sarà un Listening bar à la Tokyo, il primo in Italia. Al primo piano il vero e proprio ristorante robatayaki. Al secondo, sale karaoke mentre al terzo, ultimo piano, uno “spietato” members club solo per i soci che avranno la possibilità di iscriversi e solo i membri avranno le informazioni. Comunque vada, per la cara vecchia Chinatown un vento nuovo, che soffia però sempre da oriente.

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