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GranMilano

Quattro cose buone che basta il nome Draghi per farle accadere

Dal nodo regione Lombardia alla corsa a sindaco di Beppe Sala, dall'occasione per il Pd al sollievo di Confindustria. E si capisce allora, che l'ex presidente della Bce rappresenti "la miglior selta per salvare l'Italia"

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Non è né facile né in discesa la strada appena imboccata da Mario Draghi per formare un governo di rilancio nazionale, ed è ovviamente troppo presto per domandarsi che effetto potrà avere l’auspicata nascita di un esecutivo Draghi, e quali contraccolpi, in Lombardia e a Milano. Dipenderà ovviamente da quali forze lo sosterranno e con quale intensità. Ma qualche linea di fuga si può immaginare, e potrebbe essere positiva. Ad esempio il governo regionale, da molto tempo costretto all’angolo, molto più di quello veneto, dal combinato disposto del controproducente salvinismo da battaglia, da un’opposizione che pesta il tasto unico della propaganda e da un rapporto col governo Conte (e Speranza) a dir poco cattivo. Anche sui dossier economici. Se nella Lega prevalesse la linea di Giancarlo Giorgetti, che da mesi indica la soluzione istituzionale di Draghi, e di Massimo Garavaglia, con un po’ più di attenzione di Roma verso il nord i rapporti potrebbero farsi più distesi. Ne avrebbero da guadagnare tutti.

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Non è né facile né in discesa la strada appena imboccata da Mario Draghi per formare un governo di rilancio nazionale, ed è ovviamente troppo presto per domandarsi che effetto potrà avere l’auspicata nascita di un esecutivo Draghi, e quali contraccolpi, in Lombardia e a Milano. Dipenderà ovviamente da quali forze lo sosterranno e con quale intensità. Ma qualche linea di fuga si può immaginare, e potrebbe essere positiva. Ad esempio il governo regionale, da molto tempo costretto all’angolo, molto più di quello veneto, dal combinato disposto del controproducente salvinismo da battaglia, da un’opposizione che pesta il tasto unico della propaganda e da un rapporto col governo Conte (e Speranza) a dir poco cattivo. Anche sui dossier economici. Se nella Lega prevalesse la linea di Giancarlo Giorgetti, che da mesi indica la soluzione istituzionale di Draghi, e di Massimo Garavaglia, con un po’ più di attenzione di Roma verso il nord i rapporti potrebbero farsi più distesi. Ne avrebbero da guadagnare tutti.

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Poi c’è la corsa a sindaco di Beppe Sala, antico amico di Beppe Grillo. I Cinque stelle a Milano contano poco, ma il loro pacchetto di voti al ballottaggio ha consigliato in questi mesi Sala a tenere un rapporto aperto, se non privilegiato, con il M5s. Ora il loro diminuito peso specifico a Roma potrebbe renderli meno appetibili anche per Sala. Anche se va detto che i 5s milanesi sono del tipo più “governativo” che sfasciacarrozze, e potrebbero opportunamente aumentare questa tendenza: ma dipende cosa farà il Movimento a Roma (o in quanti pezzi si dividerà). In caso di rottura à la Vito Crimi, viceversa, la defezione dei 5s renderà più contendibile Palazzo Marino per il centrodestra.

 

Infine il Pd, che se sosterrà come deve Draghi potrebbe finalmente smarcarsi dalla ridicola sudditanza zingarettiana ai Cinque stelle, che ha molto nuociuto al Pd anche in città e nei settori produttivi. Poi, ci sono gli inevitabili e positivi segnali del mondo delle imprese che il governo rossogiallo hanno mal sopportato anche più di quello gialloverde. Marco Bomometti (Confindustria Lombardia) ha subito dichiarato “La miglior scelta per salvare l’Italia”. L'ex governatore della Bce è un interlocutore affidabile per chi vuole rimettere la locomotiva lombarda sui binari: cioè con il muso ben puntato in Europa. Altro che sovranismo. Altrettanto esplicito Alessandro Spada, presidente di Assolombarda che non aveva lesinato critiche a Giuseppe Conte: “La caratura e lo spessore di Mario Draghi sono il marchio distintivo di un italiano che nel nostro paese, in Europa e nel mondo, grazie alle sue competenze e al suo lavoro, ha saputo raccogliere un grande prestigio e una stima condivisa. Tempi straordinari esigono sforzi ed energie straordinarie”. Serve “un governo che rafforzi la fiducia dei cittadini e delle imprese e che sia in grado di mettere a terra la parte di execution degli ingenti fondi che l'Europa ci ha messo a disposizione con il Recovery Fund. Una priorità che auspichiamo sia l’unica bandiera dietro la quale tutta la politica si schieri, unita, nel bene dell’Italia”.

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