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GranMilano

Un calendario chiaro per riaprire la cultura. Un appello da Milano

Filippo Del Corno

Teatri, musei, cinema: la condivisione di esperienze culturali  è asse portante della buona salute di una società. Per tornare a praticarla in sicurezza ci vorranno programmazione e comunicazione, in armonia tra Governo ed Enti locali

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Grazie al progresso della ricerca scientifica il nuovo anno si aprirà con un imponente piano vaccinale in tutta Italia, per contrastare la diffusione del virus che ha minato la salute collettiva del genere umano. Accanto a questo programma di profilassi sanitaria è altrettanto necessario un progetto di cura sociale per tornare a tessere quei legami di comunità inevitabilmente recisi dalle misure di contenimento.

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Grazie al progresso della ricerca scientifica il nuovo anno si aprirà con un imponente piano vaccinale in tutta Italia, per contrastare la diffusione del virus che ha minato la salute collettiva del genere umano. Accanto a questo programma di profilassi sanitaria è altrettanto necessario un progetto di cura sociale per tornare a tessere quei legami di comunità inevitabilmente recisi dalle misure di contenimento.

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Per questa ragione è urgente definire un calendario di ripresa delle attività culturali: riaprire teatri, musei, cinema, biblioteche, è la prima azione per tornare a praticare quella condivisione di esperienze culturali che è asse portante della buona salute di una società, soprattutto nei contesti di radicata tradizione democratica.

 

I luoghi di cultura possono promuovere un auspicato riavvicinamento sociale, in un’epoca dominata dal distanziamento fisico, se vengono messi in condizione di operare. Per il mondo della produzione culturale un fattore determinante è il tempo: tempo di preparazione, di programmazione, di sviluppo progettuale. Mettere in scena uno spettacolo, aprire le porte di un museo, allestire una mostra, programmare un festival cinematografico non sono azioni automatiche, paragonabili all'accensione di un interruttore; sono processi produttivi complessi, frutto di molteplici competenze professionali, per le quali un adeguato arco temporale di lavoro è condizione necessaria e indispensabile.

 

Un calendario della ripresa culturale può determinare, con il dovuto anticipo, l’effetto positivo della ripresa stessa. Questo calendario, pur sottoposto a verifiche costanti della sua attuabilità in relazione all’andamento epidemiologico, deve essere l’esito di un lavoro di concertazione tra Governo, Enti locali e rappresentanti delle istituzioni culturali. Il ruolo degli Enti locali, e segnatamente dei Comuni, è fondamentale per un coordinamento efficace della programmazione: sono infatti i Comuni i primi attori delle politiche culturali, e sono i diretti referenti di coloro che producono, promuovono, diffondono cultura sul territorio, dalle grandi istituzioni alle piccole associazioni attive nelle faglie delle periferie urbane.

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Accanto a questa richiesta al governo di una calendarizzazione della ripresa delle attività culturali, formulo la proposta che il ministero per i Beni e le attività culturali realizzi una potente campagna di comunicazione legata alle riaperture di teatri e musei, con impegno progettuale ed economico pari a quella che accompagnerà i centri vaccinali. Solo attraverso così sarà possibile suscitare quel desiderio, oggi latente e forse domani addirittura sommerso da timori e pregiudizi, di tornare a condividere con altre persone l'esperienza di ascoltare, osservare, comprendere, emozionarsi assistendo ad uno spettacolo o visitando un museo.

 

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Sarebbe significativo un forte appoggio istituzionale all’idea che l’Italia considera la cultura una presenza essenziale nella vita quotidiana, fonte primaria di incremento del patrimonio cognitivo e stimolo alla socialità. Qualche frase infelice, pronunciata in questi mesi da importanti esponenti delle istituzioni, ha prodotto un messaggio distorto, che ha connotato i luoghi di cultura come “pericolosi”, ha attribuito al settore della produzione culturale la qualifica di “inessenziale”, ha derubricato le attività dello spettacolo a occasioni di “divertimento”: questo fraintendimento può essere superato se assisteremo ad una massiccia comunicazione che promuova esplicitamente la partecipazione culturale.

 

 

 

 

Inoltre è opportuno ricordare che istituzioni e lavoratori della cultura sono stati i più attenti e rigorosi attuatori delle misure di contenimento, così necessarie per contrastare la diffusione epidemica. Nell’estate e del primo autunno, quando è stata prevista la loro riapertura, proprio spazi espositivi e luoghi dello spettacolo hanno applicato distanziamento fisico, utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, tracciamento di contatto, con protocolli semplici e meticolosi, e una capacità davvero unica di coniugare la sicurezza degli utenti con quella dei lavoratori.

 

La cultura, con l’organizzazione dei suoi spazi, delle modalità di accesso, dei processi produttivi, rappresenta un modello di cittadinanza responsabile e consapevole che, opportunamente comunicato, potrebbe promuovere un contagio, questa volta virtuoso e positivo, nell’adozione di comportamenti appropriati per ridurre sempre più i rischi epidemici.

 

In definitiva la cultura è un alleato prezioso, forse il più potente, di un governo che voglia accompagnare la collettività ad uscire dalla crisi pandemica. Calendario di ripresa e campagna di comunicazione: due azioni semplici da affiancare alla diffusione del vaccino, perché la cultura è l’anticorpo più efficace contro il virus della disgregazione sociale, ed è ora di pianificarne il ritorno in circolo nel tessuto della nostra società.

 

Filippo del Corno
assessore alla Cultura - comune di Milano

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