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Moralisti moralizzati

Condannati per corruzione gli uomini del M5s che a Roma gestirono il dossier sullo stadio

Salvatore Merlo

Denunciavano orli di abissi, scandali devastanti, turpitudini. Nel 2014 consegnavano le arance a Ignazio Marino. Urlavano “ladri”, “in galera”. Ebbene, in galera, assieme ad altre nove persone, ci sono finiti loro

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Denunciavano orli di abissi, scandali devastanti, turpitudini. Nel 2014 consegnavano le arance a Ignazio Marino. Urlavano “ladri”,  “onestà-onestà”, “in galera”. Ebbene, in galera, assieme ad altre nove persone, ci sono finito loro. Ieri i giudici del tribunale di Roma hanno condannato a otto anni e otto mesi di reclusione l’ex presidente grillino dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito. E hanno condannato anche a tre anni di carcere l’avvocato Luca Lanzalone, ex presidente grillino di Acea, l’uomo che fu portato da  Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede a gestire il dossier dello stadio della Roma (mai costruito) ai piedi del Campidoglio allora amministrato da Virginia Raggi.

 

Era attorno a Lanzalone e De Vito che sette anni fa  a Roma maturò la misteriosa svolta del M5s, prima contrario e poi bruscamente favorevole alla gigantesca infrastruttura. Quello stadio che  rappresentava  il più grande affare del decennio, in termini di investimenti, posti di lavoro e ricavi. Ma questa prima condanna – la giustizia è lenta, ma arriva – concorre a un giudizio storico e politico su cosa è il M5s e su cosa è stato. Gente media, con titoli medi, capacità meno che medie, che improvvisamente e per irripetibile coincidenza si è trovata proiettata in ruoli d’importanza strategica, al centro delle istituzioni. E che da lì si è attorcigliata in un rovo di balle, pasticci, imbrogli, fidandosi sempre delle persone sbagliate, approfittatori, piccoli arrampicatori, affaristi e mezzi furfanti.

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