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giustizia

“Perché serve depenalizzare il reato di abuso d’ufficio”. Parla il giurista Stortoni

Ermes Antonucci

“L’articolo 323 del codice penale ha da sempre dimostrato una inutilità fisiologica e una pericolosità patologica", ci dice Luigi Stortoni, professore emerito di Diritto penale dell’Università di Bologna

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“L’articolo 323 del codice penale, quello sull’abuso d’ufficio, ha da sempre dimostrato una inutilità fisiologica e una pericolosità patologica. Per questo sarebbe un’ottima soluzione depenalizzare il reato, sostituendolo con un illecito punito sul piano amministrativo”. Lo dichiara, intervistato dal Foglio, Luigi Stortoni, professore emerito di Diritto penale dell’Università di Bologna, ascoltato su questo tema nei giorni scorsi dalla commissione Giustizia della Camera, che sta esaminando le proposte di modifica dell’abuso d’ufficio (in attesa che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ponga sul tavolo la propria proposta).

 

“Il reato di abuso d’ufficio – sottolinea Stortoni – si è rivelato foriero di pochissima obiettiva tutela penale, che si ha quando c’è una sentenza di condanna. Nel caso dell’abuso d’ufficio, infatti, solo l’uno per cento dei procedimenti si conclude con una condanna. Quindi si ha una fattispecie che genera molti procedimenti, ma che sono dannosi, perché creano effetti nefasti sia per gli indagati o per gli imputati, sia per la stessa pubblica amministrazione”. 

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“Nel corso del tempo si è registrato un progressivo lavorio del legislatore per cercare di tassativizzare questa fattispecie penale, cioè di precisare in maniera accurata la condotta punita, in modo da renderla ‘meno pericolosa’”, spiega Stortoni. “Il problema – prosegue – è che anche l’ultima riforma, quella del 2020, non ha portato all’obiettivo sperato. L’utilizzazione giudiziaria di questa fattispecie è rimasta la stessa. Il numero delle denunce è infatti rimasto il medesimo, così come il danno da queste prodotto sulla vita, sulla reputazione e sulla carriera degli indagati, che poi saranno assolti dopo quattro o cinque anni. Tutto ciò ha una ripercussione anche sulla pubblica amministrazione, perché crea il fenomeno della burocrazia difensiva che spinge anche gli amministratori più solerti ad avere paura di prendere decisioni”.

 

Ma per il giurista, il risultato fallimentare delle ultime riforme “si rintraccia anche nella giurisprudenza, che è stata refrattaria a ogni modifica legislativa”: “La giurisprudenza è arrivata al paradosso di invocare, come norma che indica un comportamento, l’articolo 97 della Costituzione, che invece definisce un bene giuridico. Anche dopo la riforma del 2020 la corte di Cassazione in diverse sentenze ha continuato a interpretare in maniera molto ampia la fattispecie di reato”.

 

Ecco perché depenalizzare il reato non sarebbe una cattiva idea. “E’ una soluzione che ha la sua ragionevolezza. La norma penale che non fa il suo dovere fa un danno immenso, perché c’è di mezzo la libertà personale”, dice Stortoni.

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A proporlo è Enrico Costa, deputato e vicesegretario di Azione, che ha elaborato un’apposita proposta di legge che prevede la sostituzione del reato con una sanzione amministrativa. Proprio Costa ha raccolto in un dossier circa 150 casi di sindaci che negli ultimi anni sono stati indagati per abuso d’ufficio, rinviati a giudizio e poi assolti. Alcuni casi sono veramente paradossali. L’accusa è stata avanzata, per esempio, per il rifiuto di concedere una sala per una riunione, per l’uso di un’auto di servizio o per la trascrizione dell’adozione di figli di coppie gay.

 

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“Tutto può rientrare nell’abuso d’ufficio e tutti possono esserne colpiti, non solo i sindaci, ma qualsiasi amministratore”, ha dichiarato Costa in una conferenza stampa tenutasi giovedì al Senato, a fianco al leader di Azione, Carlo Calenda: “Si tratta – ha osservato Calenda riferendosi al dossier – di 150 persone ingiustamente indagate e poi assolte. Non sono singoli casi che restano sui giornali una giornata ma persone che hanno vite rovinate e di cui ci dimentichiamo”. “L’abuso d’ufficio – ha aggiunto – determina anche una paralisi nell’amministrazione. I sindaci hanno paura di decidere e tutto questo significa che non si spendono i soldi del Pnrr”. 

 

Nel 2017 lo stesso Nordio venne nominato a capo di una commissione ministeriale sull’abuso d’ufficio. Colui che qualche anno dopo sarebbe diventato ministro della Giustizia concluse proponendo l’abrogazione dell’abuso d’ufficio. Una scelta radicale su cui Nordio ora appare molto più cauto, soprattutto a causa delle resistenze della Lega. 

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