PUBBLICITÁ

Ascoltare Filippo Sgubbi

Carmelo Caruso

“Il caso Bonafede sia una lezione: il diritto penale va sempre sottratto all’emotività dell’opinione pubblica”, dice il professore di Diritto penale

PUBBLICITÁ

Roma. Andava sfiduciato come ministro o andrebbe ancora combattuto come avvocato per avere smontato la civiltà giuridica? “Penso che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede meritasse la sfiducia, ma non per la vicenda che lo ha contrapposto al pm Nino Di Matteo e neppure per aver confuso concetti come ‘doloso’ e ‘colposo’. La meritava, e la merita, per la sua riforma della prescrizione, una riforma incivile e liberticida che sequestra vite e patrimoni. Una riforma che ritengo da ‘diritto penale totale’ ”. 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Andava sfiduciato come ministro o andrebbe ancora combattuto come avvocato per avere smontato la civiltà giuridica? “Penso che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede meritasse la sfiducia, ma non per la vicenda che lo ha contrapposto al pm Nino Di Matteo e neppure per aver confuso concetti come ‘doloso’ e ‘colposo’. La meritava, e la merita, per la sua riforma della prescrizione, una riforma incivile e liberticida che sequestra vite e patrimoni. Una riforma che ritengo da ‘diritto penale totale’ ”. 

PUBBLICITÁ

   

E, quando Filippo Sgubbi parla, il pensiero non può che rivolgersi a un libro che dovrebbe essere recapitato al ministro della Giustizia (salvato ieri dalla ragion di stato), un testo che ogni italiano meriterebbe di ricevere insieme alle mascherine. Si tratta del Diritto penale totale ed è edito dal Mulino e lo ha scritto questo professore di Diritto penale all’Università di Bologna e alla Luiss di Roma: “Ho insegnato per quarantadue anni. In realtà, insegno ancora”. In tutti i suoi anni, racconta che mai, il diritto penale, aveva “pervaso ogni aspetto della nostra esistenza. E, questo sì, è un inedito per l’Italia”. E’ una idea totalizzante che non è tutta causa di Bonafede, ma che con Bonafede è “diventata etica pubblica”. E sempre per merito suo sono entrate enormità come queste: “Non esistono innocenti in carcere”; “Ogni processo si conclude con la condanna”. “Parole che, un tempo, si sarebbero definite ‘da treno’ e non parole pronunciate da un ministro” riflette Sgubbi.

 

PUBBLICITÁ

La mancata sfiducia è stata allora una grande occasione mancata? “Di sicuro è stata chiesta, ma non è stata chiesta per quelle che sono le sue maggiori responsabilità”. E’ stata chiesta per la scarcerazione dei boss e per un battibecco con un componente del Csm, un magistrato antimafia che ha indagato per anni su una presunta trattativa fra lo stato e la mafia. Tutto questo si è consumato in un talk-show della domenica sera. Povera giustizia! “Rimango pure io sconcertato quando penso che argomenti così delicati sono stati gettati alla folla inferocita, alterando così la sacralità delle istituzioni” dice Sgubbi che è tra coloro che non sopportano un altro piccolo “delitto” che pure ieri si è compiuto e che è l’abuso della figura di Giovanni Falcone. Al Senato sia chi attaccava sia chi si difendeva lo faceva nel suo nome. Si bestemmia perfino la sua memoria? “Si agita a sproposito la figura di Falcone. E’ un’altra delle storture di questa epoca totale”. Qual è l’altra? “Il diritto penale invasivo e la richiesta di scudo penale che non è altro che un mezzo per difendersi. L’hanno richiesto i medici che si sono misurati con l’epidemia, ma che adesso temono processi. E lo chiedono giustamente le banche perché, secondo un orientamento giurisprudenziale, rischiano di essere accusate di concorso in bancarotta. E’ qualcosa di agghiacciante così come quella norma che parifica il contagio da virus a infortunio sul lavoro”.

 

E ragionando su quest’ulteriore esempio “totale”, Sgubbi scandisce bene due parole riguardo a questo provvedimento. Lo chiama “eretico” e “sconcertante”, insomma, un altro gradino sceso verso il “populismo penale”, definizione di un suo carissimo amico, il penalista Ennio Amodio. “Siamo di fronte all’evoluzione stessa del processo. Viene superato come momento. Ormai non si chiede giustizia, ma vendetta” ricorda il professore che si riaggancia alla prescrizione e ai suoi tempi che erano già un senza tempo. “Senza la riforma Bonafede, la durata della prescrizione era stratosferica. Quasi 25 anni. E poco si parla di un’altra grande questione. Il primo atto di un processo penale è il sequestro di beni, profitti. Si sequestra un individuo nel processo. Un processo è sempre un sequestro”.

 

Bonafede ha invece sequestrato la maggioranza. Per non far cadere il governo anche Italia viva ha deciso di votare contro la sfiducia e il Pd è chiamato ad aggiustare la sua riforma. Ma si può aggiustare un’oscenità? “La sua riforma è sbagliata alla radice. Si può però fare una battaglia garantista sullo scudo penale. Quella sì che sarebbe una bella battaglia. E poi si può, anzi, si deve dire, che il diritto penale va sempre sottratto all’emotività dell’opinione pubblica”.

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ