europa ore 7

La Slovenia alla guida del Consiglio dell'Ue. Tutti i dubbi sulla presidenza

David Carretta

Inizia il semestre sloveno. Il premier Jansa, la più grande minaccia per il successo della presidenza, il rischio di incidenti diplomatici e la sua guerra alla famiglia Ceferin. I dossier sul tavolo, la crisi sanitaria e quella economica. Il ruolo occulto del premier ungherese Orbán

La Slovenia da oggi è presidente del Consiglio dell'Unione europea per un semestre che si annuncia molto agitato a causa delle derive del suo primo ministro, Janez Jansa, che potrebbero provocare più di un grattacapo alle istituzioni comunitarie. Il programma della presidenza è rassicurante: la Slovenia vuole concentrarsi sulla ripresa dalla crisi sanitaria ed economica provocata dal Covid-19 ed essere un mediatore onesto nel dossier legislative che si trovano sul tavolo del Consiglio. Il primo compito sarà il via libera all'Ecofin del 13 luglio (ma in calendario è stata inserita la possibilità di un'altra riunione straordinaria il 20 luglio) dei piani nazionali di ripresa e resilienza che devono sbloccare i fondi del Recovery fund. Autonomia strategica dell'Ue, atlantismo, attenzione ai Balcani: niente nel programma della presidenza della Slovenia è controverso. Ma il suo primo ministro lo è. Soprannominato “Maresciallo Twitto” - il riferimento è al padre della Jugoslavia Josip Broz conosciuto come Tito - per i suoi tweet di fuoco contro giornalisti e oppositori e a favore di nazionalisti e populisti, Jansa è la più grande minaccia per il successo della Slovenia.

  


Questo è  un estratto di Europa Ore 7 di lunedì 28 giugno, la newsletter di David Carretta realizzata con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo. Se vuoi ricevere la versione integrale iscriviti qui


 

  
    
Jansa non ha niente a che vedere con Antonio Costa, il premier del Portogallo, dai toni moderati e dalla retorica gentile, che ha chiuso ieri il suo semestre di presidenza del Consiglio dell'Ue. Per il Portogallo è stato un indubbio successo. Forzando la mano, anche a costo di irritare alcuni partner, il Portogallo ha portato a casa l'approvazione di una dozzina di piani nazionali di Recovery (tra cui il suo), il Certificato digitale Covid dell'Ue (essenziale per il suo turismo), una missione militare dell'Ue in Mozambico (sua ex colonia) e un'intesa sulla trasformazione di Easo in un'Agenzia europea sull'asilo (primo passo per cercare di sbloccare i negoziati sul nuovo Patto su migrazione e asilo). Tra un negoziato con gli altri governi e una trattativa con il Parlamento europeo, la presidenza portoghese è riuscita a incassare anche la Conferenza sul futuro dell'Europa, la riforma della Politica agricola comune e l'adozione della Legge climatica. Il tutto in condizioni sanitarie ancora difficili, a causa della terza ondata della pandemia. Secondo gran parte degli osservatori, per Antonio Costa è “missione compiuta”.

   

   

     
Per il lancio della sua presidenza dell'Ue, Jansa oggi riceverà Ursula von der Leyen e tutto il collegio dei commissari. La presidente della Commissione porterà con sé anche il parere positivo sul piano di Recovery della Slovenia. Si farà di tutto per evitare un primo incidente durante la conferenza stampa prevista nel primo pomeriggio. Ma c'è da aspettarsi qualche domanda dei giornalisti su temi che rischiano di mettere in difficoltà Jansa: riconoscimento della vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane, libertà di stampa in Slovenia, avvicinamento del primo ministro alle posizioni di Viktor Orbán, posizioni sempre più nazionaliste e populiste su temi come i confini e i migranti. Jansa finirà anche sotto il fuoco delle critiche degli eurodeputati, quando presenterà il programma nella sessione plenaria del Parlamento europeo la prossima settimana a Strasburgo.
     
Della presidenza slovena dell'Ue e di Jansa si era occupato il Foglio la scorsa settimana con un lungo articolo sul sound ostile del patrigno della Slovenia. Parlavamo anche della lotta tra Jansa e la famiglia Ceferin, il cui esponente più famoso è naturalmente Aleksander, presidente della Uefa dal 2016.

  

        

Il presidente occulto di questo semestre è il primo ministro ungherese Viktor Orbán. L’orbanismo è diventato anche un modello di leadership, come scrivevamo nel monografico di lunedì 28 giugno 2021. "La democrazia illiberale ha i suoi seguaci, estimatori e imitatori. In Slovenia ha la sua guardia del corpo: il premier Janez Jansa, che assumerà la presidenza del Consiglio dell’Ue dal primo luglio e in tanti temono che Orbán sarà il regista di questo semestre. Jansa ha adottato le stesse battaglie del premier ungherese, gli stessi schemi e strategie. Dice di lottare per gli stessi valori, quelli tradizionali".

   

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