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Minisanzioni e avvertimenti. L’Ue resta timida (e divisa) sulla Cina

David Carretta

L’America fa pressioni per spezzare il legame tra Pechino e Mosca. Il rompicapo europeo

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Bruxelles. Gli Stati Uniti, la Nato e l’Unione europea stanno aumentando la pressione sulla Cina per cercare di convincere il presidente Xi Jinping a smettere di sostenere sotto banco lo sforzo di guerra della Russia contro l’Ucraina. L’ultimo avvertimento è arrivato ieri, al termine della visita del segretario di stato, Antony Blinken, a Pechino. “Ho ribadito la nostra seria preoccupazione per il fatto che la Repubblica popolare cinese fornisce componenti che stanno alimentando la brutale guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”, ha detto Blinken dopo aver incontrato il capo della diplomazia cinese Wang Yi e lo stesso Xi. La linea rossa delle forniture dirette di armi non è stata superata. Ma l’aiuto della Cina ha “un effetto materiale contro l’Ucraina” e rappresenta “una crescente minaccia che la Russia pone sui paesi in Europa”, ha detto Blinken. Giovedì è stato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ad accusare la Cina di “sostenere l’economia di guerra della Russia”. L’Unione europea ieri ha comunicato a Pechino che intende inserire altre società cinesi, accusate di aggirare le sanzioni, nella sua lista nera. Ma gli avvertimenti, la persuasione e le mini sanzioni mirate non hanno prodotto risultati. La “amicizia senza limiti” sottoscritta da Vladimir Putin e Xi tre settimane prima dell’invasione regge alle pressioni occidentali. Il presidente russo ha annunciato una visita in Cina a maggio, la prima dopo la sua rielezione. Le prove del coinvolgimento cinese nello sforzo di guerra russo si moltiplicano.

 

Giovedì, attraverso una serie di immagini satellitari, Reuters ha rivelato che una nave cargo russa implicata nel trasferimento di armi dalla Corea del nord è ormeggiata nel porto cinese di Zhejiang. Dall’agosto del 2023, quando la Corea del nord ha iniziato a fornire munizioni alla Russia, la nave cargo Angara ha fatto almeno undici volte la rotta tra il porto nordcoreano di Rajin e una serie di porti russi per consegnare le armi. Il dipartimento di stato americano ha spiegato che si tratta di una violazione delle sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, che la Cina è chiamata a far rispettare. Il tema dovrebbe essere stato discusso da Blinken nella sua visita a Pechino. Ma il segretario di stato americano è ancor più preoccupato per quel che la Cina invia direttamente in Russia, minando l’effetto delle sanzioni americane ed europee. Il commercio totale tra i due paesi ha raggiunto i 240 miliardi di dollari nel 2023, più del 2018 e più dell’obiettivo di 200 miliardi che era stato fissato per il 2024 da Putin e Xi. “La Cina è il principale fornitore di macchinari, microelettronica, nitrocellulosa, fondamentali per produrre munizioni e propellenti per missili e altri prodotti a uso duale che Mosca sta utilizzando per potenziare la propria base industriale di difesa”, ha spiegato Blinken. Stoltenberg ha ricordato che “lo scorso anno la Russia ha importato il 90 per cento della microelettronica dalla Cina, usata per produrre missili, carri armati e aerei. La Cina sta anche lavorando per fornire alla Russia capacità satellitari e di immagini migliorate”. Secondo Stoltenberg, “tutto questo aiuta Mosca a infliggere più morte e distruzione in Ucraina”.

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Blinken ha detto che gli Stati Uniti sono “pronti” a intraprendere azioni contro la Cina “se non vediamo un cambiamento”. Più di 100 entità cinesi sono finite nella lista nera americana. Washington ha anche imposto controlli alle esportazioni e iniziato ad applicare in modo più efficace le loro sanzioni secondarie. L’Ue, per contro, è stata molto più timida. Solo tre società cinesi – più una con sede a Hong Kong – sono state sanzionate. Finora Bruxelles si è accontentata delle rassicurazioni ricevute da Pechino sul fatto che avrebbe controllato meglio l’operato delle sue società. L’Ue ha rifiutato di applicare restrizioni alle esportazioni verso la Cina di materiale a uso duale che viene riesportato verso la Russia. Nonostante i gesti di buona volontà verso Pechino, anziché diminuire, l’elusione delle sanzioni da parte della Cina è aumentata in termini di qualità e quantità. L’Ue si deve confrontare anche con le divisioni interne. L’Ungheria di Viktor Orbán, che sarà onorata da una visita di Xi a maggio, può usare il veto. La Germania di Olaf Scholz non vuole compromettere le relazioni commerciali con sanzioni generalizzate, che potrebbero portare a una rappresaglia. Anche Emmanuel Macron accoglierà il suo omologo cinese per una visita all’inizio di maggio. Il presidente francese spera di convincere Xi a scegliere tra Putin e il mercato dell’Ue. Altrimenti saranno gli europei a dover scegliere. Gli Stati Uniti non solo moltiplicano i messaggi a Pechino, ma hanno anche iniziato a fare pressioni sempre più forti sull’Ue per iniziare a fare sul serio sul ruolo della Cina nella guerra di Putin.

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