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A Bruxelles

La risposta debole dell'Ue alla Russia incoraggia gli altri aggressori, come Teheran, dice la premier estone

David Carretta

Dal Consiglio europeo che si prepara a chiedere a Israele di evitare un’escalation con una rappresaglia contro l’Iran, si alza la voce di Kaja Kallas: "Tutti gli aggressori internazionali si sentono rafforzati dalle nostre risposte deboli"

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Bruxelles. Mentre il Consiglio europeo ieri si preparava a chiedere a Israele di evitare un’escalation con una rappresaglia contro l’Iran per l’attacco diretto della scorsa settimana, la premier estone, Kaja Kallas, ha proposto una strategia molto diversa. “Il mondo libero deve dimostrare la volontà di sconfiggere l’aggressione russa in Ucraina. Tutto dipende da questo”, ha detto Kallas prima dell’inizio del vertice. “Dobbiamo imparare dalla storia. Negli anni 1930 l’invasione italiana dell’Abissinia, la militarizzazione della Renania e la guerra civile in Spagna non erano eventi separati. Erano tutti connessi”, ha spiegato la premier estone. Oggi siamo tornati negli anni Trenta. L’attacco iraniano contro Israele, il pogrom del 7 ottobre condotto da Hamas “derivano tutti dalla nostra risposta troppo debole all’aggressione russa in Ucraina. Tutti gli aggressori si sentono rafforzati da questo”.
 

I capi di stato e di governo dell’Ue ieri sono tornati a discutere dell’assistenza militare all’Ucraina. Oltre alle munizioni che mancano al fronte, l’urgenza è la difesa aerea per proteggere le città e le infrastrutture critiche dagli attacchi di missili e droni da parte della Russia. La Germania ha inviato una lettera ai partner della Nato e a diversi paesi terzi per contribuire con sistemi e missili come i Patriot o i Samp/T. Nei paesi dell’Ue ci sono un centinaio di sistemi Patriot. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ne ha chiesti sette. Ma finora solo la Germania ha risposto all’appello. Ci si nasconde dietro alla necessità di proteggere un potenziale obiettivo. Emmanuel Macron le Olimpiadi di Parigi. La Spagna e l’Italia le loro basi militari. I Paesi Bassi le proprie infrastrutture. Nel frattempo gli impegni vanno a rilento anche sulle munizioni. La Repubblica ceca non ha ancora trovato i finanziamenti per acquistare gli 800 mila proiettili di artiglieria trovati in paesi extra Ue.
 

“Dobbiamo essere brutalmente onesti con noi stessi. Dobbiamo fare tutti di più”, ha avvertito Kallas. “Senza sostegno questa guerra può essere persa. E questo va a detrimento della pace mondiale complessiva”. Secondo la premier estone, i paesi europei devono “guardare nei loro magazzini per vedere se c’è materiale di difesa aerea che possono consegnare”. Contrariamente all’Ucraina, “non sono sotto i bombardamenti in questo momento”. Forse “non vedono l’urgenza perché la guerra è lontana da loro”. Ma in gioco c’è “l’architettura della sicurezza dell’Europa, che riguarda tutti, anche i paesi che sono lontani dalla guerra convenzionale”, ha spiegato la premier estone. Inoltre, la Russia sta concentrando gli attacchi contro le infrastrutture energetiche. “Se non c’è elettricità, non c’è stato”. Il risultato è “una maggiore pressione migratoria verso le frontiere europee, perché è semplicemente impossibile vivere lì”, ha avvertito la premier estone. “La Russia sta creando pressione migratoria in diversi paesi – Siria, Sahel o Ucraina – per fare in modo che arrivi in Europa”.
 

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Kallas vorrebbe che gli alleati occidentali facessero per l’Ucraina qualcosa di simile a ciò che hanno fatto per Israele, contribuendo a intercettare e distruggere i missili e i droni dell’Iran. “Sono gli stessi droni Shahed che attaccano l’Ucraina giorno e notte. Se siamo in grado di abbattere quelli, siamo in grado di farlo anche in Ucraina”. Non direttamente, perché gli ucraini sono pronti a fare da soli. Basta fornire sistemi e proiettili. “Non dobbiamo trattare questi eventi (l’attacco iraniano contro Israele e la guerra russa contro  l’Ucraina, ndr) in modo separato, perché sono parte di una fotografia più ampia”, ha spiegato Kallas. La lezione dagli anni Trenta è che, “quando un’aggressione paga, è un invito a usare l’aggressione altrove. In questo momento è chiaro che non condividono i nostri stessi valori si stanno aiutando a vicenda e vedono l’opportunità di usare questo periodo di caos, come accadeva negli anni Trenta quando era chiaro che non c’era risposta alla Germania in Europa e il Giappone ne approfittò per fare la guerra alla Cina”, ha spiegato Kallas. C’è una lezione anche per gli Stati Uniti. “Quando cercano di isolarsi da ciò che accade in Europa, per loro poi diventa più costoso”. Il compito non è insormontabile. “Abbiamo la forza economica della nostra parte, ma dobbiamo avere la volontà di sconfiggere la Russia”

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