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la questione migratoria

Nessun eurocomplotto: l'Ue sblocca il primo pacchetto da 127 milioni per la Tunisia

David Carretta

La Commissione concede la prima tranche di aiuti, in accordo con il memorandum firmato a luglio con Saied. Ma Meloni farebbe bene a non festeggiare troppo: più della metà del pacchetto è composto da risorse vecchie

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Bruxelles. L’eurocomplotto contro il memorandum con la Tunisia è evaporato nell’arco di una settimana. La Commissione europea oggi ha annunciato di aver sbloccato un primo pacchetto da 127 milioni di euro per Tunisi. I primi fondi saranno versati al governo tunisino “in pochi giorni”, ha detto la Commissione. Le risorse destinate al controllo delle frontiere e alle migrazioni saranno “contrattualizzate e versate rapidamente”. Giovedì il commissario all’Allargamento, Olivér Várhelyi, ha parlato al ministro degli Esteri tunisino, Nabil Ammar. La prossima settimana una delegazione della Commissione volerà a Tunisi per negoziare le azioni prioritarie del memorandum firmato il 16 luglio. La Commissione ha voluto sottolineare che il pacchetto di aiuti è “in linea con il piano d’azione in dieci punti per Lampedusa” lanciato dalla presidente Ursula von der Leyen durante la sua visita sull’isola con Giorgia Meloni. Sgombrato il campo dall’eurocomplotto, organizzato da presunte forze della sinistra per danneggiare il presidente del Consiglio, il governo italiano farebbe bene a non festeggiare troppo. Più della metà del pacchetto è composto da risorse vecchie, che erano state destinate alla Tunisia prima della firma del memorandum. La Commissione ha anche lanciato un avvertimento a chi sogna una “soluzione Ruanda” per i richiedenti asilo. “Non è qualcosa da contemplare”, ha detto un portavoce.   Von der Leyen ha fatto la scelta politica di aderire alla linea di Meloni sui migranti.

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Bruxelles. L’eurocomplotto contro il memorandum con la Tunisia è evaporato nell’arco di una settimana. La Commissione europea oggi ha annunciato di aver sbloccato un primo pacchetto da 127 milioni di euro per Tunisi. I primi fondi saranno versati al governo tunisino “in pochi giorni”, ha detto la Commissione. Le risorse destinate al controllo delle frontiere e alle migrazioni saranno “contrattualizzate e versate rapidamente”. Giovedì il commissario all’Allargamento, Olivér Várhelyi, ha parlato al ministro degli Esteri tunisino, Nabil Ammar. La prossima settimana una delegazione della Commissione volerà a Tunisi per negoziare le azioni prioritarie del memorandum firmato il 16 luglio. La Commissione ha voluto sottolineare che il pacchetto di aiuti è “in linea con il piano d’azione in dieci punti per Lampedusa” lanciato dalla presidente Ursula von der Leyen durante la sua visita sull’isola con Giorgia Meloni. Sgombrato il campo dall’eurocomplotto, organizzato da presunte forze della sinistra per danneggiare il presidente del Consiglio, il governo italiano farebbe bene a non festeggiare troppo. Più della metà del pacchetto è composto da risorse vecchie, che erano state destinate alla Tunisia prima della firma del memorandum. La Commissione ha anche lanciato un avvertimento a chi sogna una “soluzione Ruanda” per i richiedenti asilo. “Non è qualcosa da contemplare”, ha detto un portavoce.   Von der Leyen ha fatto la scelta politica di aderire alla linea di Meloni sui migranti.

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Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione davanti al Parlamento europeo ha sostenuto che il memorandum con la Tunisia deve diventare un modello per altri accordi con paesi terzi e ha annunciato nuove proposte legislative per lottare contro i trafficanti. La sua visita a Lampedusa è servita a dimostrare per l’ennesima volta la volontà di cooperare con Meloni, anche a costo di chiudere gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti umani da parte del presidente tunisino, Kais Saied. Ma anche l’Ue ha le sue regole da rispettare. Serve tempo per l’esborso effettivo dei fondi. L’idea di “hotspot” sull’altra sponda del Mediterraneo o in Africa per trattare le domande di asilo dei migranti è già stata rigettata in passato dalla Commissione, perché contraria alla legislazione europea e internazionale. Del resto, anche il governo di Rishi Sunak nel Regno Unito è stato bloccato da un tribunale, quando ha cercato di lanciare il “modello Ruanda”.

 

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L’annuncio di ieri della Commissione sui 127 milioni di euro alla Tunisia è soprattutto una mossa di comunicazione volta a calmare le polemiche con l’Italia. La maggior parte delle risorse, in realtà, sono riciclate da vecchi programmi. Solo 42 milioni per il controllo delle frontiere e le migrazioni sono effettivamente legati al memorandum d’intesa tra l’Ue e la Tunisia. Serviranno a finanziare l’acquisto di nuove motovedette e telecamere termiche per la guardia costiera, altro materiale operativo per la lotta ai trafficanti, nonché l’addestramento necessario al suo utilizzo. Una parte delle risorse andranno all’Organizzazione internazionale dei migranti (Iom) e all’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Unhcr) per la protezione dei migranti in Tunisia e i programmi di rimpatrio volontario e reintegrazione verso i loro paesi di origine. 

 

Il resto del pacchetto annunciato ieri è denaro “riciclato”. Altri 24,7 milioni di euro sono destinati al controllo delle frontiere e alle migrazioni, ma erano già stati stanziati per la Tunisia prima della firma del memorandum. La Commissione lavora da mesi a un progetto per riparare diciassette motovedette della guardia costiera tunisina con pezzi di ricambio e motori nuovi “per assicurarsi che siano pienamente operative”, ha spiegato ieri il portavoce della Commissione. L’operazione di riciclaggio dell’esecutivo comunitario è completata da 60 milioni di euro di sostegno diretto al bilancio tunisino. “Non fanno parte dei 105 milioni” destinati dal memorandum alle politiche migratorie, ha ammesso il portavoce. Nemmeno dei 150 milioni di euro promessi per sostenere le finanze pubbliche  di Tunisi. I 60 milioni sono “un sostegno al bilancio previsto da un programma già in corso per la Tunisia che ha come obiettivo la ripresa economica post Covid”, ha spiegato il portavoce della Commissione. Per i 150 milioni bisognerà aspettare almeno la fine dell’anno: la Tunisia deve proporre e negoziare con la Commissione le riforme condizionate all’esborso. E’ la parte più difficile, dato che Saied rifiuta qualsiasi condizionalità su riforme significative. Un salvataggio da 1,7 miliardi del Fondo Monetario Internazionale è in stallo a causa della sua opposizione all’abolizione dei sussidi alla benzina.

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