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Editoriali

Prigozhin smonta le bufale sulla guerra

Redazione

Il capo della Wagner parla da politico e sbugiarda la versione del Cremlino sull'invasione dell'Ucraina, ma indica una strada a Putin puntando il dito su Sergei Shoigu

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Evgeni Prigozhin, finanziatore e capo delle milizie mercenarie della Wagner, non va d’accordo con il ministero della Difesa, con l’esercito, con i generali e pure con diversi oligarchi. Non sappiamo se l’antipatia sia antica o se sia nata con l’invasione su larga scala dell’Ucraina, ma in modo sempre più sistematico ed esplicito, Prigozhin questa antipatia – che forse è rancore, forse odio – la vuole far vedere tutta. E’ un bravo comunicatore, parla in modo schietto e volgare, usa Telegram, su cui i russi si informano molto, e ieri ha detto che la storia della guerra iniziata per difendere l’Ucraina dai nazisti è una bufala. E’ una bufala anche la scusa di voler difendere la popolazione russofona, non c’era nessun attacco né da parte di Kyiv né da parte della Nato, dice chiaramente. I piani per cui Mosca ha attaccato l’Ucraina erano ben diversi: far brillare la stella di Sergei Shoigu, che voleva diventare un eroe, arricchire con i beni dell’Ucraina i già ricchi oligarchi russi, mettere Viktor Medvedchuk alla presidenza di Kyiv: un uomo con cui continuare a fare affari. Altrimenti, si chiede Prigozhin, che senso avrebbe avuto scambiare Medvedchuk catturato dagli ucraini, un uomo solo, con i combattenti del reggimento Azov? Un po’ troppo. Shoigu e i suoi sperperano, non sanno usare risorse, vogliono solo arricchirsi, dice il capo della Wagner, e mentre i suoi uomini conquistano, gli altri si accaparrano le ricchezze. Prigozhin parla di corruzione, sa bene cosa fa male in Russia, parla da politico, da uno che sa su cosa insistere. Non tocca mai Vladimir Putin, anzi, dice che Shoigu non ha fatto altro che mentire ai russi e pure al presidente, che quindi ha ripetuto la storia della denazificazione perché così la questione gli era stata presentata dagli uomini di cui si fida. E’ forse il discorso più politico di Prigozhin fatto fin qui, e lascia intravedere a Putin una strada: io sto con te. Come ha detto il premio Nobel Dmitri Muratov nel suo discorso a Bonn, non ci sarà un cambiamento di potere al Cremlino, ma di giunta.

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Evgeni Prigozhin, finanziatore e capo delle milizie mercenarie della Wagner, non va d’accordo con il ministero della Difesa, con l’esercito, con i generali e pure con diversi oligarchi. Non sappiamo se l’antipatia sia antica o se sia nata con l’invasione su larga scala dell’Ucraina, ma in modo sempre più sistematico ed esplicito, Prigozhin questa antipatia – che forse è rancore, forse odio – la vuole far vedere tutta. E’ un bravo comunicatore, parla in modo schietto e volgare, usa Telegram, su cui i russi si informano molto, e ieri ha detto che la storia della guerra iniziata per difendere l’Ucraina dai nazisti è una bufala. E’ una bufala anche la scusa di voler difendere la popolazione russofona, non c’era nessun attacco né da parte di Kyiv né da parte della Nato, dice chiaramente. I piani per cui Mosca ha attaccato l’Ucraina erano ben diversi: far brillare la stella di Sergei Shoigu, che voleva diventare un eroe, arricchire con i beni dell’Ucraina i già ricchi oligarchi russi, mettere Viktor Medvedchuk alla presidenza di Kyiv: un uomo con cui continuare a fare affari. Altrimenti, si chiede Prigozhin, che senso avrebbe avuto scambiare Medvedchuk catturato dagli ucraini, un uomo solo, con i combattenti del reggimento Azov? Un po’ troppo. Shoigu e i suoi sperperano, non sanno usare risorse, vogliono solo arricchirsi, dice il capo della Wagner, e mentre i suoi uomini conquistano, gli altri si accaparrano le ricchezze. Prigozhin parla di corruzione, sa bene cosa fa male in Russia, parla da politico, da uno che sa su cosa insistere. Non tocca mai Vladimir Putin, anzi, dice che Shoigu non ha fatto altro che mentire ai russi e pure al presidente, che quindi ha ripetuto la storia della denazificazione perché così la questione gli era stata presentata dagli uomini di cui si fida. E’ forse il discorso più politico di Prigozhin fatto fin qui, e lascia intravedere a Putin una strada: io sto con te. Come ha detto il premio Nobel Dmitri Muratov nel suo discorso a Bonn, non ci sarà un cambiamento di potere al Cremlino, ma di giunta.

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