Pablo Picasso fa sorridere una giovane donna sulla spiaggia di Golfe Juan sulla Costa Azzurra francese negli anni '60. (Getty Images) 

la polemica

"Picasso machista? Non lo cancelleremo per questo", dice il ministro della Cultura spagnolo

Giulio Meotti

Critiche all’artista per la sua presunta misoginia e per il trattamento che ha riservato alle donne nella sua vita. “Era un molestatore, con una predilezione nauseabonda per donne molto più giovani”, ha scritto l'Economist

Il ministro della Cultura spagnolo, Miquel Iceta, ha detto che “non cancelleremo Picasso”, nonostante la pressione delle critiche all’artista per la sua presunta misoginia e per il trattamento che ha riservato alle donne nella sua vita. “Penso che dobbiamo tenere l’intero Picasso” ha detto Iceta. “Era quello che era, aveva la vita che aveva, ma era un genio. Senza di esso, la storia dell’arte del XX secolo non può essere compresa”. Iceta lo ha dichiarato dal Museo Nazionale Picasso di Parigi, che ha consacra all’artista un grande evento per il cinquantesimo anniversario della sua morte.

  
Il presidente francese, Emmanuel Macron, e il suo ministro della Cultura, Rima Abdul Malak, hanno accompagnato Iceta. E all’interno degli eventi per l’anno di Picasso, continua la polemica sul “machismo” dell’artista. “Picasso, morto 50 anni fa, è stato tra i più grandi artisti del XX secolo” ha scritto l’Economist. “Era anche un molestatore, con una predilezione nauseabonda per donne molto più giovani”. E così si insinua l’idea che si dovrebbe “contestualizzare” l’opera di Picasso. Fino ad arrivare al Guardian, che si domanda apertamente se non lo si debba cancellaree.

  
Interrogato sul fatto che alcuni centri educativi non insegnino la figura di Picasso a causa di questa presunta misoginia, il ministro spagnolo ha insistito: “Sono contrario a privare bambini e adulti della figura di Picasso perché alcuni aspetti della sua vita potrebbero essere controverso”. Diversamente, accadrebbe che “censurando un comportamento di una parte della sua vita, veniamo privati di un’opera magnifica”. Diversamente cosa ce ne faremmo dei magnifici corpi stanchi e imperfetti di Egon Schiele, che un secolo fa pagò la propria audacia con un soggiorno in prigione per “disprezzo della moralità pubblica”? E di quell’assassino di Caravaggio? E di Balthus? 
Siamo nel tempo della riscrittura di Roald Dahl e come dice la celebre romanziera Lionel Shriver a Le Point: “L’elenco dei cambiamenti imposti dal suo editore è immenso. Non contenti di apportare modifiche per rendere le sue osservazioni più ‘politicamente corrette’, chi ha modificato il testo ha inventato interi paragrafi. I libri di Roald Dahl sono stati mutilati e deturpati. La situazione è fuori controllo”. Sarà meglio allora non dare suggerimenti alla spietata cultura con il cancellino.
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.