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incognite e prospettive

Che cosa porta (e cosa no) Ursula oggi a Kyiv

David Carretta

L’unità mai vista e i prossimi progetti insieme, mentre montano malumori sui tempi dell’adesione dell'Ucraina all'Unione europea: diversi paesi hanno chiesto “un approccio realistico”. Sarà la prima riunione di sempre tra la Commissione e il governo di Zelensky

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Aggiornamento delle 20:30. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è arrivata a Kyiv con i suoi commissari. L’idea di portare Bruxelles nella capitale colpita dalle bombe russe è stata potente e  commissari europei e ministri ucraini si sono seduti attorno allo stesso tavolo per parlare di progetti comuni: la prima volta nella storia. Von der Leyen ha spiegato come l’Ue intende aumentare le sanzioni contro la Russia, ha elencato i punti che uniscono già Ue e Ucraina, come la rete elettrica sincronizzata, e ha spiegato cosa intende fare Bruxelles in futuro. La parola più forte è stata “mercato unico”, la promessa di un’integrazione  che permetta, una volta finita la guerra, di rendere più rapida la ricostruzione. Sono stati discussi anche l’abolizione dei dazi, il roaming e una strada di progetti che conduca a Bruxelles, fino al momento in cui, ha detto la presidente della Commissione, la bandiera ucraina arriverà al posto che le spetta: a sventolare davanti a Palazzo Berlaymont, sede della Commissione. Il sostegno economico dell’Ue finora è arrivato a cinquanta miliardi di euro, ma l’Ucraina ha paura delle promesse vuote, di una visita soltanto simbolica e di un’adesione lenta che scoraggi gli ucraini. 


 

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Bruxelles. Ursula von der Leyen oggi sbarcherà in Ucraina con oltre una decina dei suoi commissari per la prima riunione di sempre tra la Commissione e il governo di Volodymyr Zelensky. Domani la presidente della Commissione sarà raggiunta dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per il primo summit Ue-Ucraina da quando è iniziata la guerra. A tre settimane dal primo anniversario dell’aggressione di Vladimir Putin, i due eventi vogliono inviare un chiaro messaggio ai cittadini ucraini, alla Russia e al mondo: l’Ue mette tutto il suo peso politico dietro a Zelensky, nel momento in cui si prepara a una nuova fase del conflitto. Il duplice incontro sarà carico di retorica sul posto riservato all’Ucraina all’interno dell’Ue, dopo la storica decisione di concedere lo status di candidato lo scorso giugno. Von der Leyen sottolineerà i progressi realizzati a tempo record.

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Con i suoi commissari presenterà decine di progetti finanziati dall’Ue per fare come se l’Ucraina fosse già parzialmente dentro. Michel, von der Leyen e Zelensky firmeranno una dichiarazione comune nella quale l’Ue affermerà il suo sostegno per il piano in dieci punti del presidente ucraino “per una pace giusta. A oggi, la Russia non ha mostrato alcuna reale disponibilità a una pace equa e sostenibile”, dice la bozza del documento. L’Alto rappresentante, Josep Borrell, annuncerà che l’Ue addestrerà 15 mila soldati ucraini in più quest’anno, portando il totale a 30 mila. Eppure alcuni stati membri iniziano a ritenere che l’Ue abbia raggiunto il limite di ciò che può fare politicamente per l’Ucraina.

 

Con l’eccezione dell’Ungheria di Viktor Orbán, che la scorsa settimana ha definito l’Ucraina “terra di nessuno” paragonandola all’Afghanistan, gli altri stati membri hanno mantenuto un’unità mai vista. I toni sono stati diversi, ma il risultato è indubbio: nove pacchetti di sanzioni contro la Russia e un decimo in preparazione per il primo anniversario della guerra; l’accoglienza di milioni di rifugiati ucraini; miliardi di euro di aiuti umanitari; l’apertura dei “corridoi di solidarietà” per far uscire il grano via terra e via fiume dopo il blocco del Mar nero; l’abolizione dei dazi sui prodotti agricoli per far sopravvivere il settore; l’invio massiccio di generatori per tenere le luci accese durante i bombardamenti di Putin. Von der Leyen oggi aggiungerà altre iniziative per dimostrare che l’Ucraina può vivere normalmente anche con la guerra. Kyiv otterrà fondi dal programma per la natura Life. La Commissione annuncerà finanziamenti per costruire immobili con i rottami delle armi e bombe russe nell'ambito del Nuovo Bauhaus europeo. 

Eppure alcune di queste misure di sostegno iniziano a creare malumori tra gli stati membri. Un esempio riguarda l’agricoltura. La Polonia, uno dei più convinti sostenitori dell’Ucraina, da alcune settimane si lamenta che l’abolizione dei dazi e i “corridoi di solidarietà” hanno provocato un’invasione di cereali ucraini, che mette in difficoltà i suoi agricoltori. Questa settimana, insieme ad altri cinque stati membri dell’est, la Polonia ha chiesto compensazioni finanziarie e di sigillare i “corridoi di solidarietà” in modo che il grano diretto in Africa non si fermi da loro. “Non voltiamo le spalle (all’Ucraina), ma vogliamo coinvolgere tutta l’Ue”, ha spiegato il ministro polacco dell’Agricoltura, Henryk Kowalczyk. L’Italia e l’Ungheria hanno un problema con le restrizioni imposte da Kyiv alle loro aziende farmaceutiche con impianti di produzione in Russia. I nuovi pacchetti di sanzioni contro Mosca sono sempre più difficili da concordare per gli effetti sulle industrie europee. Ma il malessere maggiore, in particolare a Parigi, Berlino e l’Aia, riguarda il processo di adesione di Kyiv. Negli ultimi giorni, diverse capitali hanno chiesto a von der Leyen e Michel “un approccio realistico”, spiega al Foglio un diplomatico: “Non alimentare false illusioni su un ingresso rapido nell’Ue”. Zelensky ha indicato di voler entrare in due anni. Ma “esistono procedure. Non ci sono scorciatoie”, spiega il diplomatico. Von der Leyen e Michel stanno cercando le parole giuste. Secondo un funzionario dell’Ue, potrebbero essere queste: “La decisione che l'Ucraina entrerà nell'Ue è già stata presa. Accadrà una volta che tutte le condizioni saranno rispettate”.
 

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