Foto di Ebrahim Noroozi, AP Photo, via LaPresse 

il commento

Cos'è una “donna”, in Iran e in occidente

Giulio Meotti

Per l’“inclusione”, via le donne. I Brit Awards diventano gender neutral e i premi vanno solo ai maschi. Ma l'esperienza dei regimi ci insegna nel concreto come ritrovare le definizioni

Tanto fecero per includere tutti nell’acronimo di Justin Trudeau 2SLGBTQQIA+ (“donne, due spiriti, lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, interroganti, intersessuali e asessuali”) che esclusero tutte le donne. Al primo importante premio musicale “gender-neutral”, i candidati di quest’anno  sono tutti con cromosoma XY. L’anno scorso i Brit Awards avevano eliminato le categorie dei migliori uomini e delle migliori donne, ignorando gli avvertimenti di femministe come J. K. Rowling, secondo cui la decisione avrebbe portato all’esclusione delle donne.

 

Cinque artisti maschi, tra cui Stormzy e Harry Styles, sono in corsa nel 2023 e non c’è neanche una donna in vista. Fa parte dell’“abolizione globale del sesso”, scrive Kara Dansky su Newsweek. Lo scorso 22 dicembre il governo scozzese ha approvato una legge per l’identità di genere: è donna chi si dichiara tale. “L’anno in cui sono state cancellate le donne”, l’ha definito su UnHerd Ayaan Hirsi Ali, che fu infibulata in Africa, sfuggì a un matrimonio forzato e rischiò di fare la fine di Maria Stuarda in Olanda, dove gli islamisti volevano farla sposare lo stesso. Da allora vive in America come una Rushdie. “In un paese lontano,  un regime arcaico e teocratico minaccia di essere rovesciato da donne che si tolgono l’hijab e chiedono emancipazione. In occidente la parola ‘donna’ non ha più significato”. 

 

Consideriamo cosa è successo in Kenya, Iran e Afghanistan solo negli ultimi due mesi, scrive Ayaan Hirsi Ali. “Mentre le donne in America discutevano su come dovremmo chiamare una persona con una cervice, in Kenya le mutilazioni genitali femminili hanno assunto una forma nuova e insidiosa. In Iran, i servizi di sicurezza violentano le manifestanti e sparano ai volti e ai genitali. E in Afghanistan, i talebani hanno reintrodotto la sharia”. 

 

È davvero un caso che, nello stesso anno in cui l’occidente ha dimenticato cosa significa essere una donna (Lancet le chiama “corpi con la vagina”), abbiamo deciso che era accettabile voltare le spalle alle donne in quei paesi? Se il 2022 è stato l’anno della “donna”, che il 2023 sia l’anno in cui cancelleremo le virgolette.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.