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in iran

I nostri occhi chiusi di fronte alla rivolta contro il Dio islamico

Giuliano Ferrara

E’ anche questo lo spirito della ribellione di una generazione che il regime iraniano sta massacrando. I preti al potere, che perseguono Dio e l’atomica con la stessa veemenza, meriterebbero una Crociata in piena regola

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Ventimila sono stati arrestati, non si sa quanti torturati, alcuni a morte, cinquecento sono stati uccisi, centro rischiano l’impiccagione. Sarebbe un mistero la volenterosa complicità dell’occidente e della chiesa con gli scellerati preti sciiti che stanno massacrando una generazione di rivoltosi, se non si fosse capito che la loro è anche una rivolta contro Dio, il Dio islamico, e questo rende le cose parecchio complicate. Fingiamo, abbiamo finto che l’unico Dio sia risorsa di pace per tutti, malgrado Ratzinger a Ratisbona avesse avvertito che la fede, quella fede, è consegnata alla profezia di affermarsi per mezzo della spada, mezzo contrario alla ragione, per non dire alla logica del divino e dell’umano

Il terrorismo islamista da qualche tempo non ci impensierisce più di tanto, sembra entrato in sonno come ceri massoni, ma al suo posto divampa una repressione spirituale e dottrinale inaudita, che fa strage della libertà dei costumi e delle libertà civili possibili in un paese islamico sciita di grande tradizione culturale, poetica, letteraria, esoterica. 

Con la disperata ma baldante battaglia in Ucraina, è il secondo grande fronte del nostro tempo di guerra. Ma non lo riconosciamo per tale, lasciamo che le linee dell’azione, bene contro il male, siano sostenute da minoranze e maggioranze inermi di fronte allo spirito barbarico, vendicativo, prepotente e assassino di un regime intollerabile, e alle sue pratiche indemoniate di morte e distruzione. La guerra europea è compresa perché è uno scontro tra civiltà e tra culture, un episodio di vecchia pulsione imperialista, un frutto della ragion di stato post sovietica e della paranoide ansia di potere di un capo che ci assomiglia; la guerra delle città e delle campagne iraniane invece cerchiamo di non vederla perché è uno scontro non tra civiltà ma di civiltà, perché nel suo nucleo è la nozione del divino e della legge profetica che è in discussione. L’imperscrutabile silenzio burocratico del Vaticano si spiega con tutto questo, e fa orrore ma è appunto spiegabile.

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Quasi ogni mattina ci svegliamo con la notizia che prima dell’ora della preghiera uno o due giovani sono impiccati in Iran per essere nemici di Dio, e in certo senso lo sono. E’ una categoria non giuridica e ormai fuori da qualsiasi idea di civilizzazione anche integralmente secolare, è un atto d’accusa islamico in radice, nemmeno più nel senso tremendo che ha assunto con il terrorismo l’islam politico, peggio, qui è il regime scismatico della religione musulmana la più pura e inconcussa che si macchia di crimini in nome di Dio. Non era mai successo. Stiamo ancora a discutere in sede storica delle Crociate, e cerchiamo spazi di sicurezza culturale per cancellare il segno della lotta secolare contro il Turco, e non vediamo il dipanarsi della mattanza in abito talare, della cattiveria e della oltranza delle barbe infuocate dei veri preti al potere, che perseguono Dio e l’atomica con la stessa veemenza e supponenza dottrinale, e che meriterebbero una Crociata in piena regola. Se il nucleare iraniano dovesse arrivare, e segni di progresso in quella direzione ce ne sono, sarebbe un triste risveglio. Invece di polemizzare su quanto è a destra il governo Netanyahu, sarebbe il momento di sferrare un colpo decisivo, in nome degli impiccati, dei torturati, delle ragazze, della vita e della fecondità del dissenso femminile di massa, in nome della minaccia, un’altra grave minaccia, che stiamo subendo, e che comincia con i bastoni e la corda a cappio dei pasdaran ma finisce peggio, molto peggio.

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