Vladimir Putin e  Ebrahim Raisi (LaPresse)

Russia e Iran potenziano la rotta eurasiatica per evitare le sanzioni dell'Occidente

Federico Bosco

Mosca e Teheran spenderanno miliardi di dollari per un un corridoio lungo 3 mila chilometri: l'obiettivo è proteggere dall’interdizione occidentale il commercio (e i traffici) dei due regimi più sanzionati del mondo

La Russia e l’Iran stanno potenziando una rotta eurasiatica che si estende dal Mare d’Azov all’Oceano Indiano per proteggere dall’interdizione occidentale il commercio (e i traffici) dei due regimi più sanzionati del mondo. Mosca e Teheran spenderanno miliardi di dollari per aumentare la portata di canali e ferrovie collegati al Mar Caspio, il mare interno dell’Eurasia che unisce le coste russe e iraniane. Secondo i dati di Bloomberg le navi che percorrono abitualmente la rotta sono già diverse dozzine, alcune sottoposte a sanzioni.

Il corridoio si snoda lungo 3 mila chilometri che, partendo dal Mare d’Azov e dalla foce del fiume Don, risale nell’entroterra russo e si collega al Volga attraverso un canale lungo 101 chilometri che permette alle navi cargo di entrare nel Mar Caspio, e dà li fare rotta verso i porti iraniani. Giunti a destinazione i carichi possono muoversi all’interno dell’Iran attraverso le reti ferroviarie o essere portati al porto di Bandar Abbas, che affaccia sul turbolento stretto di Hormuz, e in prospettiva (dopo la costruzione di una nuova ferrovia) al porto di Chabahar, che affaccia direttamente sull’Oceano Indiano. 

A inizio dicembre Vladimir Putin ha vantato come grande risultato aver reso il Mare d’Azov ”un mare interno della Russia”. Visto il disastro bellico ed economico russo l’affermazione non aveva impressionato, ma Putin si riferiva all’aver messo in sicurezza l’accesso alle reti fluviali, marittime e ferroviarie che permettono alle società russe di portare il grano rubato agli ucraini in Iran, India, Medio Oriente e Africa aggirando le rotte marittime e gli stretti controllati dall’occidente e dai suoi alleati. E’ per questo che mercoledì il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha annunciato l’installazione di basi navali nei porti ucraini occupati a Mariupol e Berdyansk.

Mosca ha bisogno di questa rotta anche per consegnare all’India e alla Cina il suo petrolio sanzionato dall’embargo dell’Unione europea e dal price cap del G7, che troverà sempre più difficoltà a transitare con la sua “flotta fantasma” di petroliere dalle dubbie assicurazioni lungo gli stretti turchi del Bosforo e dei Dardanelli, il canale di Suez, il Mar Rosso e lo stretto di Bab el Mandeb. 

L’Iran è il terzo importatore di grano russo e storicamente le navi che navigavano sui fiumi Don e Volga trasportavano fertilizzanti e materie prime agricole. I volumi di interscambio e la varietà dei carichi trasportati sono destinati ad ampliarsi. Russia e Iran hanno annunciato una serie di nuovi accordi che coprono beni di tutti i tipi: turbine, polimeri, medicinali, componenti dell’automotive, tecnologia e, ovviamente, armamenti. Mosca fornisce anche materiali per il programma nucleare iraniano, ma soprattutto, deve compensare la rottura dei legami con l’Europa (che era il suo primo partner commerciale) e trovare soluzioni per sostituire le importazioni a cui ha perso accesso a causa delle sanzioni occidentali. Un modus vivendi in cui Teheran ha effettivamente tanto da insegnare. 

Tuttavia, ci sono degli ostacoli e sia la Russia che l’Iran dovranno spendere molto per superarli. Secondo Bloomberg più di 20 miliardi di dollari. I passaggi fluviali russi sono stretti, e nei mesi più freddi il ghiaccio blocca la navigazione. La scarsa profondità di alcune tratti limita dimensioni e carico delle navi, i passaggi vanno allargati e modernizzati. L’Iran dal canto suo deve investire nel potenziamento dei porti e della rete ferroviaria. 

Tutto ciò può apparire come la volontà, in corso da anni, di unificare il commercio eurasiatico in funzione anti-occidentale, in una visione che risale a oltre un secolo fa e considerata tra i fondamenti del pensiero geopolitico: lo scontro tra potenze marittime – all’epoca l’Impero britannico, oggi gli Stati Uniti – e le potenze di terra dell’Eurasia. Ma al di là delle suggestioni, per la Russia e l’Iran tutto dipende dalla disponibilità di India e Cina nel dare uno sbocco a questi disegni che, in realtà, non sono un grande piano di espansione ma alternative di ripiego per sfuggire alla morsa delle sanzioni e al fallimento delle propri obiettivi strategici.
 

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