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La mozione sulla Russia stato terrorista ha costretto la destra a compiere cinque clamorose abiure

Claudio Cerasa

Perché il testo approvato dal Parlamento europeo è uno strumento formibabile per capire la parabola dei vecchi cavalli di Troia del putinismo

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Confessiamo di essere rimasti favorevolmente stupiti dalla scelta fatta, mercoledì pomeriggio, dalla Lega, da Forza Italia e da Fratelli d’Italia al Parlamento europeo di votare in massa e senza ambiguità una risoluzione molto importante con la quale i legislatori europei hanno riconosciuto che la Russia è uno stato che sponsorizza il terrorismo ed è uno stato che usa metodi terroristici. Confessiamo di essere rimasti favorevolmente stupiti dalla scelta non ambigua fatta da alcuni partiti che nel recente passato hanno mostrato molta ambiguità rispetto alla Russia di Putin e non riuscendo a credere ai nostri occhi ci siamo chiesti se per caso la risoluzione, 29 mila battute, non contenesse una qualche doppiezza tale da rendere meno amaro il boccone per i vecchi amici di Putin costretti a riconoscere ora che il loro vecchio amico usa metodi da terrorista. Ci siamo dunque armati di santa pazienza, abbiamo letto le dieci pagine della risoluzione e una volta terminata la lettura, ancora più increduli, ci siamo chiesti se i partiti che hanno votato la risoluzione, mentre la votavano, si sono resi conto di cosa hanno votato. E’  una risoluzione formidabile, quella approvata mercoledì dal Parlamento europeo, non solo perché inchioda Putin alle sue responsabilità, ai suoi crimini di guerra, ma anche perché, indirettamente, costringe i vecchi cavalli di Troia del putinismo a mettere in campo una clamorosa abiura del proprio recente passato.

 

E la lettura della risoluzione presenta alcuni passaggi clamorosi. Passaggio numero uno: si riconosce che “la Russia ha annesso illegalmente la Repubblica autonoma ucraina di Crimea”. Per gli smemorati: nel 2014, quando la Russia scelse di annettere illegalmente la Crimea con un referendum illegale, Salvini, Meloni e Berlusconi dissero, all’unisono, che “quando i popoli decidono è sempre una buona notizia”. Passaggio numero due: si riconosce che “la repressione sistematica dell’attuale regime russo nei confronti del proprio popolo ha assunto un carattere totalitario e che lo stesso regime ha una lunga storia di ricorso alla violenza contro gli oppositori politici”. Per gli smemorati: la destra nazionalista, modello Salvini, lo scorso marzo, con quello che definisce un leader totalitario, ha rinnovato un accordo di cooperazione rafforzata tra il proprio partito, la Lega, e quello di Putin, Russia unita. Passaggio numero tre: si riconosce che “la Russia sostiene e finanzia da anni regimi e organizzazioni terroristiche, in particolare il regime di Assad in Siria cui la Russia ha fornito armi e per la cui difesa ha perpetrato attacchi deliberati contro la popolazione civile, le città e le infrastrutture civili siriane”. Per gli smemorati: Meloni e Salvini, dal 2015 in poi, hanno sempre considerato Assad un argine contro l’estremismo, in Siria.

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Passaggio numero quattro: il Parlamento “ribadisce la sua condanna alla guerra di aggressione illegale, non provocata e ingiustificata della Russia nei confronti dell’Ucraina. Per gli smemorati: la Lega di Salvini, per molti mesi, ha sostenuto che l’aggressione in Ucraina, da parte della Russia, sia stata “provocata” dal tentativo della Nato di allargarsi a est. Passaggio numero cinque: il Parlamento “invita il Consiglio a finalizzare rapidamente i lavori su un nono pacchetto di sanzioni” e “a intensificare con urgenza e in modo significativo il loro sostegno politico, economico, finanziario, militare, tecnico e umanitario all’Ucraina”. Per gli smemorati: la Lega di Salvini, fino a qualche settimana fa, sosteneva, essendo stata la guerra in Ucraina “provocata” dalla Nato, che per arrivare alla pace fosse necessario rivedere sia la politica delle sanzioni all’Ue (che ora Salvini elogia) sia la politica di invio delle armi in Ucraina (che ora la Lega elogia). La risoluzione europea è importante per queste ragioni ma è importante anche per una ragione ulteriore. Ci ricorda, di fronte ai crimini di Putin, che la guerra finirà non quando l’occidente smetterà di chiamare le cose con il loro nome ma quando la Russia smetterà di comportarsi da stato terrorista.

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