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Come chiamare Xi Jinping per capire meglio la nuova Cina

Priscilla Ruggiero

Prima di tutto segretario generale del Partito comunista, poi presidente cinese. Tutti gli errori prima e durante il Ventesimo Congresso

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Oggi termina il 20° Congresso  del Partito comunista cinese e tutti guardano al leader Xi Jinping e al suo ottenimento di un  terzo mandato come zongshuji, segretario generale del partito.  Da questa decisione seguiranno i successivi mandati  di guojia zhuxi, presidente di stato, e zhongyang junshi weiyuanhui zhuxi,  presidente della Commissione militare centrale. Sulla copertura internazionale del conclave degli ultimi giorni alcuni sinologi hanno avuto però qualcosa da ridire: come chiamare Xi Jinping. Molti giornali stranieri si sono  concentrati sulla figura di Xi come capo di stato, che è una posizione conferita dall’Assemblea nazionale del popolo e non ha nulla a che vedere con il Congresso del Partito.

 

Donald Clarke, esperto di legge cinese, in un saggio pubblicato a settembre ha evidenziato “grossolani errori” nella traduzione inglese di un articolo di Cai Xia su Foreign Affairs: “Il pezzo inizia male riferendosi a Xi come ‘presidente’, titolo puramente cerimoniale e senza importanza, invece che come ‘segretario generale’”. Riferirsi a Xi solo come “presidente” è scorretto anche secondo Katherine Wilhelm, che ha scritto un editoriale sul Washington Post, perché  devia i lettori: Xi Jinping è prima di qualsiasi altra cosa segretario generale del Partito ed è importante comprendere questa  differenza.

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Riferirsi a Xi  come al presidente cinese  equivale a prestarsi alla propaganda cinese in lingua inglese, che propone Xi in patria con il suo titolo più significativo (in Cina è quasi sempre identificato come segretario generale del Partito) e all’estero con il suo titolo di stato, perché la Cina passi  come un paese normale in cui la persona al vertice dell’apparato statale è il capo. Ma l’immenso potere di Xi come leader supremo della Cina deriva dalla sua posizione di leader del partito, un partito-stato leninista che detiene il potere ultimo e in cui anche l’esercito serve il Partito comunista, non lo stato. Chiamare le cose con il proprio nome, e considerare Xi in primis come leader del Partito comunista cinese, e non come presidente, ci aiuta a capire la natura dei processi decisionali cinesi.

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