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Agenda europea

L’obiettivo dell'Unione Europea è "non spingere" Meloni nelle braccia di Orbán

David Carretta

La prospettiva di un’Italia a guida FdI è considerata meno allarmante dello scenario che sembrava disegnarsi quando in testa ai sondaggi c'era la Lega di Matteo Salvini. Il piano è un rapporto alla polacca, che ricalchi le relazioni tra Bruxelles e Morawiecki

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Bruxelles. Nel momento in cui Viktor Orbán minaccia di far saltare le sanzioni contro la Russia e cerca di minare le fondamenta del progetto comunitario, la priorità dell’Unione europea nei suoi rapporti con Giorgia Meloni dovrebbe essere di “non spingerla” nelle braccia del primo ministro ungherese. A parlare con il Foglio, sotto condizione di anonimato, è un responsabile delle istituzioni dell’Ue, preoccupato come altri dall’esito delle elezioni in Italia, ma convinto della necessità di cooperare in modo costruttivo con il nuovo governo.

 

“L’Italia è troppo grande per fallire”, spiega il responsabile dell'Ue. L’Italia è anche troppo importante per diventare un paria al pari dell’Ungheria di Orbán. A causa della sua deriva illiberale e della posizione filorussa, il premier ungherese “è solo dentro il Consiglio europeo”. Un caso diverso è quello del premier polacco, Mateusz Morawiecki, è “al centro del Consiglio europeo”, è “molto coinvolto”, malgrado il fatto che sia “difficile” perché “inizia sempre con un ‘no’”, dice il responsabile dell’Ue. Contrariamente all’Ungheria, la Polonia ha ricevuto il via libera della Commissione per il suo Pnrr (anche se non sono ancora iniziati gli esborsi dei fondi per la mancata attuazione della riforma della giustizia).

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La Commissione ha proposto di sospendere l’erogazione di fondi comunitari a Budapest per i problemi legati allo stato di diritto, mentre ha detto di non aver trovato sufficienti prove per fare altrettanto con Varsavia. Per quanto complicata e tesa, la relazione tra la Polonia e il resto dell’Ue funziona. Lo stesso potrebbe accadere con un governo guidato da Meloni. La prospettiva di un’Italia con Meloni come presidente del Consiglio è considerata meno allarmante dello scenario che sembrava disegnarsi appena due anni fa, quando la Lega di Matteo Salvini era nettamente in testa nei sondaggi e poteva rivendicare il posto di primo ministro.

 

“Salvini è più estremista ed euroscettico”, spiega il responsabile dell’Ue: sarebbe stato “più pericoloso”. Il primo banco di prova sarà la scelta di alcuni ministeri chiave: i nomi che riempiranno le caselle delle Finanze, degli Esteri, degli Affari europei e dell’Interno saranno un test per capire “come possiamo lavorare” con il governo Meloni, dice il responsabile dell’Ue. L’urgenza ora è mantenere il fronte unito sulle sanzioni (è in arrivo il settimo pacchetto) e reagire in modo compatto alla guerra energetica di Putin contro l’Europa.

 

L'aumento del prezzo dell’energia e dell’inflazione inizia ad avere ripercussioni politiche gravi per diversi governi. Nella primavera del 2023 andranno al voto Finlandia ed Estonia. In Finlandia l’estrema destra del Partito dei finlandesi è risalita attorno al 16 per cento e potrebbe diventare decisiva per un governo a guida conservatore. In Estonia l’estrema destra di Ekkre, con il 27 per cento delle intenzioni di voto, tallona il Partito riformatore del primo ministro, Kaja Kallas.

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Orbán sta facendo da megafono alla propaganda del Cremlino sulle sanzioni più dannose per l’Ue che per la Russia. “Il drammatico aumento nei prezzi dell’energia è chiaramente provocato dalle sanzioni e dai piani di ulteriori sanzioni sull’energia”, ha detto ieri il portavoce di Orbán: “Se le sanzioni fossero tolte, i prezzi cadrebbero in modo drammatico e l’inflazione sarebbe dimezzata”. A Bruxelles inizia a farsi strada l'idea di un intervento straordinario per attutire l’impatto dei prezzi energetici su famiglie e imprese per almeno un paio di anni. Il costo potrebbe trascinarsi per una generazione, ma sarebbe essenziale per preservare la classe media. Tuttavia servirebbe l’unanimità dei ventisette.

 

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Tenere Italia e Polonia nel consesso europeo è considerato essenziale anche per l’agenda di Ursula von der Leyen. “Si devono trovare maggioranze per il nuovo Patto su migrazione e asilo e Fit for 55 (le misure per ridurre le emissioni del 55 per cento entro il 2030, ndr)”, dice il responsabile dell’Ue. Il partito dei Conservatori e riformatori europei (Ecr), di cui Meloni è presidente e di cui fa parte il PiS polacco, è destinato ad avere più peso negli equilibri interni all’Ue. Con Meloni, i capi di stato e di governo dell’Ecr diventeranno tre (oltre a Morawiecki, c’è anche il premier ceco, Petr Fiala).

 

Uno scontro frontale sarebbe lo scenario peggiore. “L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di sentire dire che ‘Bruxelles è contro gli elettori’” o è “un mostro”, spiega il responsabile dell’Ue. Nei corridoi delle istituzioni comunitarie l’uscita di von der Leyen alla vigilia delle elezioni sulla possibilità di usare “strumenti” se le cose andranno nella direzione sbagliata sullo stato di diritto in Italia è stata considerata “inopportuna”, anche se la presidente della Commissione ha “ragione” in punta di diritto. Secondo il responsabile dell’Ue, “non c’è niente di male nel dire questo, ma solo se il contesto e il momento sono giusti”.

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