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il racconto

Reportage da Shwe Kokko, la città della truffa

Priscilla Ruggiero

Un uomo d’affari cinese (ora arrestato) ha costruito un impero con i casinò online e il traffico di esseri umani  in Birmania, al confine con la Thailandia. Viaggio nella zona grigia dove spadroneggia Pechino

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Mae Sot. She Zhijiang è un losco uomo d’affari cinese nato nella provincia dello Hunan, ha quarant’anni, un passaporto cambogiano e molti pseudonimi. Secondo il giornale Caixin avrebbe guadagnato centinaia di milioni di dollari attraverso  operazioni illegali legate a diversi  casinò online nel sud-est asiatico, e per questo motivo dal 2012 fino a pochi giorni fa era ricercato dalla Repubblica popolare cinese. Il 13 agosto scorso è stato infatti annunciato l’arresto di She in Thailandia su mandato internazionale – con un avviso rosso dell’Interpol – e la polizia thailandese ha dichiarato che è in corso un processo di estradizione in Cina. La società incriminata, di cui She Zhijiang è presidente, è una società registrata a Hong Kong con sede a Bangkok con il nome di Yatai International Holdings Group (Ihg), che negli ultimi anni ha investito in una serie di progetti legati al gioco d’azzardo nelle Filippine, Cambogia e Myanmar. 

 

La legislazione cinese vieta ai propri cittadini di gestire casinò online all’estero o promuovere casinò online in Cina – anche nel caso in cui tali casinò siano legalmente registrati e autorizzati al di fuori del paese. Motivo per cui imprenditori come She Zhijiang, per aggirare la legge, hanno la cittadinanza in altri paesi, principalmente in Cambogia, si presentano come cinesi d’oltremare, ma le loro attività incentrate sul gioco d’azzardo sono chiaramente rivolte a un pubblico cinese e fruttano a Pechino un mercato da 24 miliardi di dollari all’anno: uno dei più grandi al mondo. Negli ultimi anni le attività di questo genere si sono moltiplicate, confluendo nelle Zone economiche speciali (Zes) delle aree di confine del sud-est asiatico: dei luoghi non sviluppati che diventano centri di attività criminali in cui si concentrano numerosi traffici illeciti in totale sicurezza, gestiti da investitori cinesi in collaborazione con gruppi armati locali. 

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Nel 2014 She Zhijiang è stato condannato da un tribunale cinese dello Shandong per aver gestito una società di lotteria illegale nelle Filippine con cui avrebbe guadagnato quasi 300 milioni di dollari. Qualche anno dopo ha ricoperto il ruolo di investitore chiave in un maxi progetto di gioco d’azzardo sulla costa cambogiana di Long Bay, a pochi chilometri dalla Zes di Sihanoukville, la “Chinatown” della Cambogia. Ma quando Pechino, nel 2019, ha fatto pressioni su questi paesi per reprimere il gioco d’azzardo online, molti imprenditori hanno cercato rifugi sicuri altrove. She ha così ripiegato su un villaggio nello stato Kayin (conosciuto come stato Karen) del Myanmar, in un’area di confine divisa tra diversi gruppi armati in una guerra civile che dura da decenni: Shwe Kokko. 

 

Il milionario She Zhijiang  ha investito nelle Filippine, in Cambogia, in Myanmar. I suoi clienti? Cinesi

 

A Mae Sot, al confine tra Thailandia e Myanmar, oltre le rive del fiume Moei (Thaung Yin), gli edifici di Shwe Kokko spiccano in mezzo alla campagna. Chiediamo a una famiglia birmana che vive lì, in una baraccopoli thailandese, dove siano i casinò costruiti nel luogo da cui sono fuggiti dopo il colpo di stato, e dove sperano un giorno di poter tornare. Siamo a soli sedici chilometri a nord della città birmana di Myawaddy. Si affacciano al fiume e ci indicano Shwe Kokko: “I casinò sono più in là”. Sugli hotel a più piani ci sono insegne a neon in cinese e in birmano, e gli sfarzosi casinò si illuminano durante la notte: il complesso di Shwe Kokko comprende anche tre casinò per clienti locali e stranieri, che attraversano il confine thailandese con traghetti lungo il fiume. Alcuni edifici sono tutt’ora in costruzione e, sempre da Mae Sot, si notano imponenti cantieri, operai sulle impalcature e gru in movimento. In progetto c’è la costruzione della Yatai New City, un progetto da 15 miliardi di dollari inaugurato nel 2017 dalla Yatai Ihg in collaborazione con le Border guard forces (Bgf), una milizia armata affiliata ai militari birmani, per un hub high tech di “scienza e tecnologia, gioco d’azzardo e intrattenimento, turismo, cultura e agricoltura”, oltre a parchi safari e poligoni di tiro. Un piano sviluppato su 73 mila ettari, con un aeroporto, alloggi di lusso, un hotel da 1.200 camere, casinò, supermercati, grandi magazzini, una stazione di polizia, una zona industriale e depositi merci. Ma la maggior parte delle attività si concentrano sul gioco d’azzardo online e sulla tratta di esseri umani. 

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Fino a qualche anno prima l’area vicino al villaggio di Shwe Kokko era il quartier generale delle Bgf, i cui soldati si staccarono dall’Unione nazionale Karen (Knu) nel 1994 e formarono l’Esercito buddista democratico Karen (Kdba), un gruppo allineato al Tatmadaw (i militari birmani) e che divenne formalmente integrato nel Tatmadaw come Bgf nel 2010 con a capo il colonnello Saw Chit Thu. In cambio della loro lealtà, l’esercito militare birmano ha permesso alle Guardie di frontiera di gestire l’area e sviluppare i propri interessi commerciali – tra cui Shwe Kokko.  “Quest’area è sotto il controllo delle Karen Bgf, che l’hanno sostanzialmente consegnata ai gruppi criminali cinesi. Gruppi criminali che sono stati in grado di mobilitare le imprese statali cinesi affinché costruissero molte zone industriali e strutture in queste aree”, dice al Foglio Jason Tower, direttore per il Myanmar dell’Usip, United States Institute of Peace, ed esperto di relazioni tra Cina e Myanmar.

 

La Yatai New City dovrebbe essere un hub di alta tecnologia ma in realtà tutto ruota attorno al gioco d’azzardo

 

Un rapporto del 2020 dell’International Crisis Group afferma che la presenza di “migliaia di colletti bianchi di lingua cinese” e l’installazione di “connessioni internet ad alta capacità” suggerivano che la nuova città di Shwe Kokko fosse stata costruita come facciata per il gioco d’azzardo online rivolto alle persone in Cina. In meno di quattro anni la Zes di Shwe Kokko è diventata un’ennesima “Chinatown” su suolo straniero, un’enclave cinese senza legge fuori dal controllo effettivo dello stato birmano, senza immigrazione o controllo doganale al confine. Secondo Tower potrebbe essere chiamata “Zona criminale speciale”, in quanto è un’area che si trova al di fuori dello stato di diritto. Prima del colpo militare, negli anni in cui in Birmania governava la Lega nazionale per la democrazia (Lnd), anche ai funzionari birmani era vietato l’ingresso nell’area senza informare preventivamente le Bgf.

 

Un rapporto del Karen Peace Support Network nel marzo 2020 stimava che prima della pandemia fossero oltre 10 mila i lavoratori cinesi – per la maggior parte illegali – a Shwe Kokko, nel casinò principale e negli edifici adiacenti.  Nel 2020, dopo che il latitante cinese She Zhijiang presentò l’attuazione del progetto come un importante corridoio economico della Via della seta cinese in Myanmar – affermando quindi di operare con il consenso e per conto del governo cinese – il governo democratico della Lega nazionale per la democrazia chiese di chiarire lo stato della Zes: Pechino smentì ogni tipo di collegamento, tuttavia alcuni legami istituzionali con la Repubblica popolare sembrano avere fondamento. She aveva ricevuto una copertura positiva da media statali cinesi come Xinhua e diversi funzionari cinesi avevano partecipato agli eventi della Yatai New City. La Yatai ha anche firmato un accordo con la Metallurgical company of China, di proprietà statale, per costruire parte di Shwe Kokko in Myanmar. Ma la mancanza di trasparenza sull’entità della costruzione e le sospette attività illecite nei casinò portarono l’indagine dell’Lnd a interrompere i lavori di costruzione. Pechino, con lo scoppio della pandemia da coronavirus, a Shwe Kokko come in altre regioni speciali al confine, ordinò a decine di migliaia di cinesi di tornare in Cina. 

 

Un rapporto stima che prima della pandemia fossero oltre 10 mila i lavoratori cinesi a Shwe Kokko

 

Fino al primo febbraio 2021, quando il colpo di stato dell’esercito militare birmano ha riportato in vita Shwe Kokko. I lavori di costruzione hanno iniziato a estendersi ben oltre i limiti stabiliti approvati dalla Myanmar Investment Commission, e ha iniziato ad aumentare anche il contrabbando illegale di armi e il traffico di droga. “In queste aree, è proprio  quando i conflitti si inaspriscono che notiamo un incremento delle attività illecite”, dice al Foglio Benedikt Hoffmann, il presidente per il Myanmar dell’Unodc, l’ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e i delitti. Frontier Myanmar, un media locale, ha definito l’attuale Zona economica speciale di Shwe Kokko   una Scam city, la città della truffa. Migliaia di lavoratori, quasi tutti cinesi, vengono portati in Myanmar con l’inganno attraversando il confine thailandese, a Mae Sot, traghettati lungo le sponde del Moei. Attirati da lavori con alti stipendi, vengono trattenuti a Shwe Kokko contro la loro volontà e costretti a loro volta a partecipare a truffe nelle telecomunicazioni, giri di prostituzione e truffe romantiche. Secondo i media locali l’industria delle truffe online guidate dalla Cina avrebbe messo le radici a Shwe Kokko.

 

 

 

Un membro delle Bgf ha affermato a Frontier Myanmar che dopo il primo febbraio 2022 le attività  dell’area sono riprese come una “joint venture con il Tatmadaw”: l’esercito birmano ha concesso ampio spazio di manovra alle Guardie di frontiera poiché forniscono supporto alle operazioni di repressione contro il Knla, un gruppo di opposizione armato. Oggi risulta che le guardie di sicurezza a Shwe Kokko siano pagate in renminbi, la valuta cinese, diventata a tutti gli effetti la valuta locale. Un funzionario del dipartimento per l’Immigrazione di Myawaddy ha affermato come a maggio 2022 fossero 1.225 i cittadini cinesi che risiedevano legalmente a Shwe Kokko, mentre il numero di persone che lavorerebbe in questa Zes illegalmente è sconosciuto, ma secondo gli esperti sarebbe molto elevato. Tower dice al Foglio che “questo tipo di casinò online è piuttosto laborioso: bisogna avere persone che sono fisicamente lì, davanti alla telecamera, che distribuiscono le carte. Devono essere in grado di comportarsi in maniera fredda e di attirare le persone a giocare ai casinò online. Per questo motivo c’è bisogno di un numero molto elevato di persone, e queste non possono essere persone basate in Cina a causa della legislazione cinese. Dopo la pandemia si doveva reclutare personale in altri modi: attraverso il traffico di cittadini. Spesso sono costretti a lavorare in operazioni di truffe o frode e alcune di queste sono abbastanza sofisticate”. Un rapporto del senato americano del 2019 descrive il progetto di Shwe Kokko come “uno sforzo della Repubblica popolare cinese per colonizzare il territorio Karen del Myanmar con 320 mila cinesi Han e proteggere gli investimenti regionali della Via della seta nel sud-est asiatico”. Nel frattempo, She Zhijiang è stato arrestato e verrà estradato in Cina, ma un funzionario della Yatai Ihc che sta sviluppando il progetto ha detto al media locale The Irrawaddy che “non avrà alcun impatto su Shwe Kokko. L’arresto potrebbe essere legato alle sue attività in altri paesi”.

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