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I mezzi del terrore

Putin tiene in ostaggio l’Ucraina, la tortura e mente sui morti e sulle esecuzioni con i missili

Paola Peduzzi

Gli stranieri che vengono catturati da Mosca sono tutti accusati di essere mercenari e molti russi chiedono la pena di morte per questi ostaggi, così come per gli altri prigionieri ucraini

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Paul Urey è morto il 10 luglio di malattia e stress in prigione, hanno detto le autorità della sedicente repubblica di Donetsk, nel Donbas occupato da Mosca. Il volontario britannico era stato catturato ad aprile, a un checkpoint di Zaporizhzhia, nel sud-est dell’Ucraina: i  russi lo avevano accusato di essere un mercenario. Aveva con sé l’insulina, di cui aveva bisogno per il diabete, ma i russi dicono che le sue condizioni erano preoccupanti dal punto di vista fisico e mentale: “Era in uno stato di depressione perché sentiva l’indifferenza nei confronti del suo destino da parte della sua patria”, hanno detto. La sua patria, Londra, ieri ha chiesto urgenti chiarimenti che non arriveranno, così come la Croce Rossa non è mai stata autorizzata a visitarlo. Gli stranieri che vengono catturati dai russi sono tutti accusati di essere mercenari e molti russi chiedono la pena di morte per questi ostaggi, così come per gli altri prigionieri ucraini.

 

Non si sa nulla delle loro condizioni, non sono permessi contatti con le famiglie, non si sa nemmeno dove siano imprigionati, anche se molti sono nella regione di Donetsk. Lo stress e l’indifferenza dei suoi hanno ucciso Urey, dicono i russi, così come i civili che muoiono sotto i missili che cadono nei centri abitati, sulle università, sui centri commerciali, ovunque, mirano, secondo loro, a obiettivi militari. Nelle regioni occupate dei russi, civili e politici ucraini sono imprigionati e torturati. Vladimir Putin vuole tenere in ostaggio un’intera nazione e a volte ci mostra, con quei colpi mortali lontanissimi dal fronte, come a Vinnytsia e a Dnipro, le esecuzioni sommarie, proprio come fanno i terroristi.

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