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editoriali

Il furto del grano. Seguendo la rotta dei camion russi, s’arriva dritti in Turchia

Redazione

Il costo del grano sul mercato globale è più che raddoppiato. Mosca, senza nessun costo di produzione, rivende quellorubato all'Ucraina e ci guadagna due volte. Telecamere e Gps: le prove del saccheggio

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La Russia ruba il grano dell’Ucraina e ci guadagna due volte. Dalla fine di febbraio, quando è cominciata l’invasione, il costo del grano sul mercato globale è più che raddoppiato, passando da circa duecento euro a tonnellata a oltre quattrocento: Mosca non sostiene nessun costo di produzione e poi esporta a un prezzo record.

 

La Bbc ha parlato con un agricoltore che coltiva migliaia di ettari vicino al confine con la Russia: in questo momento l’80 per cento dei suoi campi è sotto occupazione e lui – guardando i filmati delle telecamere a circuito chiuso installate nei capannoni – ha trovato le prove dei saccheggi. I soldati di Mosca avevano tentato di disattivare le telecamere sparando contro di esse, ma non avevano preso bene la mira. Hanno rubato anche i suoi camion e li hanno usati per trasportare il raccolto fuori dai confini, senza sapere che quei Tir sono collegati a un sistema satellitare. I giornalisti inglesi hanno seguito il percorso del carico grazie ai rilevatori gps: la prima destinazione è stata la Crimea.

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Guardando le immagini dei satelliti del 14 giugno, nella città di Oktyabrske si vedono i camion parcheggiati e sul vano è comparsa una “Z” – il simbolo dell’invasione russa. Si vedono anche delle lunghe code spiegabili solo in parte con i Tir vuoti che tornano indietro dopo aver portato i rifornimenti ai soldati: sono soprattutto camion pieni di prodotti ucraini rubati. Una volta trasportati fino alla costa sud, vengono caricati sui mercantili che, per non farsi scoprire, si disconnettono proprio quando passano lo stretto di Kerch tra Crimea e Russia, ma questa pratica è ormai abusata e, ora, è proprio il tentativo di scomparire a insospettire: puntualmente quelle navi ricompaiono nei porti siriani o in quelli di Karasu e Samsun, in Turchia. Sì, proprio il paese che si propone (e tutti indicano) come paciere sulla questione del grano come sul resto, e che un mese fa l’ambasciatore ucraino ad Ankara ha accusato di essere cliente del grano rubato

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