Macron chiede di non umiliare Putin, che invece non si fa scrupoli a umiliare lui e tutto l'occidente

Micol Flammini

La propaganda del Cremlino in tv cerca di inculcare ai russi l’idea che vivono nel migliore dei mondi possibili. Il fine è spingerli a non domandarsi mai cosa ci sia oltre il loro presidente: meglio credere che fuori sia peggio

Nelle trasmissioni che si susseguono sulla televisione russa, ognuna con il proprio conduttore, ma tutte uguali nella sostanza, si fanno due cose, principalmente: si sghignazza e si minaccia. L’oggetto di minaccia è l’Ucraina, ma è anche l’occidente, che anche se non se ne rende conto, presto verrà schiacciato da Mosca e dalla sua potenza militare. Anche l’oggetto dei ghigni è sempre l’occidente, che viene sbeffeggiato qualsiasi cosa faccia, soprattutto quando insiste nel cercare il dialogo con la Russia. Nel programma serale di Vladimir Solovev, vestito con la stessa casacca indossata per partecipare a “Non è l’Arena”, uno degli argomenti trattati è stato: l’inadeguatezza dei leader occidentali.

 

Nessuno, tra i paesi dell’Unione europea, ha un capo di stato o di governo comparabile, per bravura, preparazione, responsabilità ed esperienza al presidente russo Vladimir Putin. Sono tutti talmente “mediocri” che se quarant’anni fa qualcuno avesse saputo che si sarebbe ritrovato governato da gente del genere, avrebbe preferito “un attacco cardiaco”. Uno degli oggetti di maggiore beffa è il presidente francese Emmanuel Macron, per il quale, settimane fa, lo stesso Solovev ha creato un verbo: makronit’, che vuol dire telefonare e telefonare senza motivo. Per i russi, Macron è  un leader in grande difficoltà che non fa altro che chiedere di parlare al telefono con Putin, che  pazientemente gli risponde. Macron si fa anche fotografare prima delle chiamate con le mani tra i capelli, la faccia tesa e preoccupata perché, dicono in tv, il  francese  vive le chiamate come un test da superare. 

 

Il leader russo non sempre risponde, ma di solito, notano i propagandisti, è molto gentile e paziente, perché per ore ascolta quello che Macron ha da dire. Il presidente francese lo scorso fine settimana ha detto, questa volta in modo molto chiaro, che la Russia non va umiliata. Lo ha detto mettendo in fila anche una serie di altre cose importanti da fare, tra cui fornire armi all’Ucraina, aiutarla e sollecitare i negoziati, ma Macron è ancora convinto che con Mosca si possa dialogare e che  la dignità non va negata   né alla nazione né al suo presidente. La cautela del capo dell’Eliseo però a Mosca non è stimata e non è la prima volta che in un talk-show i commentatori ridacchiano dell’atteggiamento di Macron, non ricambiando le sue preoccupazioni sull’umiliazione di Putin. 

 

Margarita Simonyan, direttrice di Rt, l’emittente creata dal Cremlino che prima si chiamava Russia Today, è spesso ospite di queste trasmissioni e non si tira mai indietro quando c’è da insultare gli occidentali. Simonyan ha studiato negli Stati Uniti e lo ricorda spesso, soprattutto per raccontare quanto goffa e sciocca sia la società americana, che non capisce i piani subdoli dei suoi governanti accusati di ogni complotto. Ha raccontato che già all’età di quindici anni aveva capito tutto e aveva scritto una lettera ai suoi genitori dicendo di avere la percezione di non vivere in una nazione, ma in un enorme asilo per bambini con problemi. Gli americani, nell’ottica della tv russa, sono incapaci, stupidi, con a capo un presidente che inciampa e fa figuracce, quindi, ripetono i propagandisti, se sono questi gli alleati degli ucraini, è chiaro che i russi vinceranno, loro hanno un presidente saggio e sempre serio, poco importa se ormai è un leader da bunker. La Russia ancora non sta vincendo, si trascina nel Donbas e divora quello che riesce, ma in tv hanno evitato di dire che combatte da oltre cento giorni. Il presidente Putin ieri ha firmato un nuovo decreto per risarcire le famiglie dei soldati morti in Ucraina, nelle regioni separatiste di Luhansk e Donetsk e in Siria: finora i risarcimenti promessi non sono mai stati pagati e ci sono dubbi che verrà fatto con il nuovo decreto.

 

La propaganda russa non è improvvisazione, segue un piano e da sempre cerca di inculcare ai russi l’idea che vivono nel migliore dei mondi possibili, che per quanto alcune cose possano non funzionare in Russia, per quanto si vedano e si sentano impoveriti, fuori è peggio: ci sono i leader incompetenti, nazioni asservite agli  Stati Uniti  che difendono un governo di nazisti come quello ucraino. Il fine è spingere i russi a non domandarsi cosa ci sia  oltre il loro presidente, meglio che credano che tutto  il resto sia ben peggiore della Russia: così non lo desidereranno mai. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.