L'ennesima carneficina

Da Sandy Hook alla strage in Texas. Cambiano le parole ma non le leggi

Filippo Passeri

Gli attacchi nelle due scuole elementari sono avvenuti a distanza di dieci anni. Da Obama a Biden, passando per Trump, limitare l'uso delle armi è la missione fallita di tutte le amministrazioni americane

Da Sandy Hook alla Robb elementary school, in dieci anni non è stata approvata nessuna riforma per restringere il possesso di armi in America e i mass shooting (sparatorie in cui sono coinvolte almeno quattro persone) sono in continuo aumento. La sparatoria di Uvalde di ieri, in Texas, è la seconda più mortale in una scuola mai registrata negli Stati Uniti, proprio dopo Sandy Hook. Quest’ultima – che causò la morte di venti bambini e sei adulti – aveva portato a un moto di commozione trasversale in tutto il paese. Cinque giorni dopo la sparatoria, Barack Obama si era rivolto ai giornalisti promettendo di “usare tutti i poteri in mio possesso” per prevenire altre tragedie con armi da fuoco.

 

Ma alle parole dell’ex presidente americano non sono seguiti i fatti. Come riporta il Washington Post in un lungo report, gli sforzi del Congresso per cambiare le politiche sulle armi in modo significativo sono ripetutamente falliti, nonostante i legislatori abbiano occasionalmente avviato discussioni sul controllo delle armi sulla scia di tragedie particolarmente strazianti. E Joe Biden è stato testimone immobile di molti di questi sforzi infruttuosi, prima come vicepresidente e ora come presidente.

 
Biden ebbe un ruolo importante anche nell'approvazione della legge che vietava la vendita di armi d'assalto firmata nel 1994 dal presidente Bill Clinton. La legge includeva, però, una clausola di durata di dieci anni, che l’ha portato a esaurirsi automaticamente nel 2004 dopo che il Congresso non l'ha rinnovata.
 

Un mese dopo Sandy Hook, sulla scia della tragedia, il senatore democratico Joe Manchin e quello repubblicano Tia-Clair Toomey hanno redatto una legge bipartisan sulle armi che prevedeva un “background checks”, controlli più severi, su qualsiasi transazione commerciale, anche quelle tra privati e nelle fiere locali, che coinvolgeva un’arma. Allo stesso tempo però allentava alcune restrizioni esistenti nel tentativo di inibire l’azione lobbistica dell'Nra (la lobby delle armi americana) nei confronti del disegno di legge. Servì a poco e divenne presto chiaro che per la legge superare la soglia dei 60 voti al senato sarebbe stato molto difficile. Così fu. Nell'aprile 2013 la misura venne sconfitta, 54 a 46, con solo quattro repubblicani - incluso Toomey - a sostenerla.
 

L’occasione per una nuova legge si è ripresentata, purtroppo, diverse volte sotto l’amministrazione Trump. Nell’ottobre del 2017, sulla Las Vegas Strip si stava tenendo un concerto di musica country. Durante l'esibizione un uomo ha iniziato a sparare contro la folla da una finestra del 32esimo piano del Mandalay Bay Hotel. Nell'attacco hanno perso la vita 61 persone e ne sono rimaste ferite altre 851. Rimane ancora oggi la più grave sparatoria nella storia degli Stati Uniti. L’attentatore aveva utilizzato un dispositivo noto come bump stock, che permette di sparare più rapidamente con un fucile semiautomatico, e il dicembre successivo il dipartimento di Giustizia ne ha vietato la vendita. L'amministrazione Trump, in seguito, ha anche cercato di licenziare una misura che bandisse i stabilizing braces, strumenti che aiutano a stabilizzare la mira del tiratore, ma alla fine ha ritirato la misura a causa delle proteste sia all'interno della Casa Bianca che tra i repubblicani.

 
A febbraio del 2018 una sparatoria alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland ha ucciso 17 persone. Due settimane dopo, Trump, in un incontro con i legislatori democratici e repubblicani, ha attaccato l'Nra, chiedendo una legge a 360 gradi sulle armi.  Rimproverando e condannando, contestualmente, l'immobilismo dei colleghi repubblicani. Ma il giorno successivo lo stesso Trump ha ospitato il principale lobbista dell'Nra nello Studio Ovale - un incontro che entrambi hanno poi descritto su Twitter come "fantastico" - e tutto lo slancio post-Parkland a livello di amministrazione si è di nuovo esaurito.

 
Ancora, ad agosto del 2019, dopo le sparatorie consecutive a El Paso e Dayton, che insieme hanno provocato 32 morti e diversi feriti, molti senatori hanno iniziato a negoziare con l'allora procuratore generale William P. Barr un accordo per espandere i “backgorund checks” a tutte le vendite commerciali di armi, misura avvallata da Trump e il suo staff. Che è stata però abortita, a settembre, a causa della proposta di impeachment nei confronti del 45esimo presidente americano.

 

Dopo la sparatoria nel supermercato di Buffalo, avvenuta solo dieci giorni fa, il senatore Manchin si è appellato al Congresso chiedendo di approvare il suo disegno di legge bipartisan di quasi un decennio fa. Ma anche questa volta sembra improbabile che ciò avvenga, nonostante il presidente Biden a seguito dell’ennesima tragedia occorsa ieri in Texas, abbia dichiarato di voler agire contro l'endemico possesso di armi nel paese: “Perché vogliamo viere con queste carneficine? Perché continuiamo a consentire che questo accada? Per l'amor del cielo dov'è la nostra spina dorsale?”.

 
In questi anni, però, solo le parole usate dai presidenti sono cambiate, mentre le armi sono rimaste saldamente nelle mani degli attentatori. E sono anche le stesse. Il killer di Buffalo, ad esempio, ha utilizzato la stessa arma di quello di Sandy Hook: un fucile semiautomatico Bushmaster Xm-15.

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