Uomini delle forze speciali russe (foto Wikimedia commons)

I rinforzi di Putin per l'Ucraina arrivano dalla Libia

Luca Gambardella

I russi ritirano alcuni mercenari siriani e del gruppo Wagner dal paese africano, ma non si sa ancora dove sono finiti

Dall’inizio della guerra in Ucraina i russi hanno ritirato dalla Libia circa 200 mercenari del gruppo Wagner e un migliaio di combattenti siriani, secondo uno scoop del Financial Times. Che fine abbia fatto questa “legione mediorientale” resta un mistero. Al di là delle speculazioni e delle ipotesi, “non è chiaro se questi combattenti  siano stati mandati in Ucraina” a combattere al fianco dei russi, come chiarito dallo stesso quotidiano britannico. Sin dal dicembre dello scorso anno, ben prima che i carri armati russi muovessero verso il Donbas, il reclutamento di mercenari dalla Siria e dall’Africa è stato usato come una carta propagandistica sia da Mosca sia da Kyiv. Il primo a rilanciare la notizia era stato Meduza, il sito dissidente in lingua russa basato in Lettonia. Il portale aveva riferito di alcuni reclutatori russi che cercavano di selezionare personale con esperienza in Siria e in Africa da inviare a combattere in Ucraina. Poi, il 23 febbraio, era stata la volta del New York Times che aveva parlato di 200-300 militari spostati nelle province di Donetsk e Luhansk. Il 19 aprile, il Guardian ne aveva contati addirittura 20 mila già schierati nel Donbas. A guerra iniziata, Vladimir Putin aveva ordinato di inviare questi volontari dal medio oriente al fronte ucraino e anche Kyiv aveva rilanciato la notizia a più riprese. L’ultima volta era stato lo scorso 20 aprile, quando Oleksiy Danilov, uno dei consiglieri militari di Volodymyr Zelensky, aveva dichiarato a Sky News che “ce ne sono molti [siriani] qui, e continuano ad arrivare da tutto il mondo. Abbiamo anche le foto”. Il fatto è che quelle foto non sono mai state diffuse e ancora oggi non si hanno prove della presenza di combattenti siriani in Ucraina. E’ un aspetto anomalo se paragonato al caso libico, dove invece le immagini e i video dei siriani al fronte erano state condivise sui social network sin da subito.

 

 

“La notizia dello spostamento di alcuni mercenari era già nell’aria da tempo – dice al Foglio un diplomatico basato a Tripoli – Diminuisce la presenza russa ma di poco e soprattutto la sua influenza fra i ranghi del Libyan National Army di Khalifa Haftar  resta immutata”.  I mercenari russi e quelli siriani, schierati al fianco del generale della Cirenaica, erano diverse migliaia dal 2019. Oggi i numeri della presenza russa in Libia sono stati aggiornati da un report confidenziale consultato dal Foglio: “Secondo Khaled al Mashri [capo dell’Alto Consiglio di stato libico], oltre 7.000 mercenari comandati da uomini del gruppo Wagner sono presenti in Libia. Le loro forze sono concentrate a Sirte e a Jufra e includono 30 velivoli caccia”, spiega il documento. Al netto degli ultimi spostamenti, al momento restano in Libia circa 5.000 mercenari – soprattutto combattenti chadiani e sudanesi – agli ordini dei russi, che in Libia hanno sempre svolto compiti di consulenza e supervisione restando lontani dal fronte.  “Le informazioni raccolte dicono che oggi i mercenari russi sono dislocati nelle basi del Libyan National Army di Haftar in Fezzan e Cirenaica (da est a ovest) a  Tobruk, Derna, al Khadim, Kufra, Bengasi, Brega, Sidra, Sirte, Jufra, Brak, Taminhint, Ubari, Ghat”. 

 

Se c’è qualcuno che potrebbe avere previsto le mosse del Cremlino sono i turchi, che sostengono il governo di Abdulhamid Dabaiba a Tripoli e contendono ai russi l’influenza nel paese. Sabato scorso il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavusoglu aveva annunciato a sorpresa la chiusura dello spazio aereo ai voli russi provenienti da Libia e Siria. Questo non significa che i russi non possano più trasportare combattenti in Ucraina – potrebbero farlo allungando la rotta e sorvolando l’Iran – ma la chiusura dello spazio aereo turco è comunque un’azione di disturbo. 

 

Secondo gli esperti, Vladimir Putin per ora non ha intenzione di sacrificare anni di investimenti politici e militari in medio oriente e Africa in nome dell’Ucraina. In Mali il numero degli uomini del gruppo Wagner è ancora immutato, in Repubblica centrafricana si stima appena un centinaio di mercenari in meno e in Libia difficilmente i russi abbandoneranno Bashagha e Haftar al loro destino proprio ora che meditano su come prendere il controllo di Tripoli, con la forza o no. Mosca è ancora essenziale per le milizie dell’est e, secondo la fonte diplomatica dalla Libia, “c’è troppa tensione tra i due schieramenti al momento. E fra due giorni sarà l’Eid al Fitr, la festa per la fine del Ramadan”. 

Di più su questi argomenti:
  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.