Manuela Schwesig (foto Sean Gallup/Getty Images) 

La crisi in Meclemburgo riflette tutti i guai di Scholz sulla guerra

Daniel Mosseri

L'effetto indiretto del conflitto fra Russia e Ucraina sulla politica tedesca è un governo regionale che potrebbe cadere e quello federale sotto pressione

Berlino – Il governo federale sotto pressione e uno regionale, ma in Germania la definizione corretta è “statale”, che potrebbe cadere. È l’effetto indiretto del conflitto fra Russia e Ucraina sulla politica tedesca. Lo scorso 24 febbraio il cancelliere Olaf Scholz e il suo governo semaforo nato a fine 2021 per completare la svolta energetica tedesca, riformare lo stato sociale e digitalizzare il paese si sono ritrovati quasi in prima linea. La Germania non confina con la Russia ma è anche l’unico paese europeo a essere direttamente collegato ai giacimenti di gas russo da ben due pipeline sviluppate sui bassi fondali del Mar Baltico: ci sono voluti dieci anni (2001-2011) per costruire il gasdotto Nord Stream 1 e altri dieci (2011-2022) per raddoppiarne la capacità a 110 miliardi di metri cubi con il Nord Stream 2. Il 22 febbraio, 48 ore prima dell’invasione russa dell’Ucraina, Scholz ha chiuso la seconda pipeline sul nascere e la società Nord Stream 2 è fallita una settimana dopo. La morte in culla di un progetto di tali dimensioni non è rimasta però senza contraccolpi

  

    

   
Oggi a tremare è Manuela Schwesig, popolarissima esponente della Spd, lo stesso partito del cancelliere, nonché ministra-presidente del Meclemburgo-Pomerania anteriore (MV) alla testa di un esecutivo rosso-rosso con i socialcomunisti. Il MV è il più povero e disabitato fra i Länder tedeschi e dalla messa in opera del gasdotto la regione sperava di ricevere quella spinta alla crescita che le è sempre mancata. Ecco perché Schwesig, entusiasta sostenitrice del Nord Stream 2, ha fatto di tutto perché la pipeline vedesse la luce. Forse troppo: martedì la Faz ha definito la governatrice socialdemocratica molto vicina all’ex cancelliere Gerhard Schröder, grande promotore dei gasdotti russo-tedeschi, “una volonterosa aiutante di Putin”, suggerendo anche che la società Nord Stream 2 “fosse grado di influenzare le decisioni del governo (regionale) a Schwerin”. Fra le mosse false che le vengono contestate c’è la costituzione a gennaio 2021 della Fondazione MV per il Clima. Un ente regionale – e perciò non interessato dalle sanzioni antirusse già in vigore a partire dal 2014 – per promuovere la protezione dell’ambiente attraverso il completamento del Nord Stream 2. Un frutto avvelenato, forse nato su consiglio dello stesso Schröder, che Schwesig incontrò in segreto poco prima di lanciare la fondazione rivelatasi pericolosamente vicina a Mosca. 

 
Giorni fa la Bild ha scritto che il responsabile della comunicazione di Gazprom aveva preteso l’accesso riservato tramite la cancelleria di stato di Schwerin alle discussioni non pubbliche con i giornalisti (“solo per ascoltare”) offrendo anche “formulazioni” coordinate per mettere la fondazione pro gasdotto nella giusta luce. “Intrecci devastanti che devono essere finalmente affrontati”, secondo il copresidente dei Verdi, Omid Nouripour. E’ stato invece l’ex presidente dei Grünen Anton Hofreiter a spiegare alla Faz: “Una commissione d’inchiesta è assolutamente necessaria”. Più diretta invece la Cdu, che a differenza dei Verdi non governa a Berlino insieme alla Spd: così Norbert Röttgen, responsabile Esteri dei moderati tedeschi, ha chiesto le immediate dimissioni della signora Schwesig precipitata dallo status di politica amatissima – alle ultime regionali in MV fu la sola a correre con la sua faccia sui poster senza alcun simbolo di partito – a quello meno illustre di marionetta del Cremlino.

 
Oltre che dei guai di Schwesig, la Cdu di Friedrich Merz intende approfittare anche delle ultime difficoltà dello stesso cancelliere Scholz. Dopo settimane di basso profilo legato anche alla batosta (-12,2 punti) rimediata alle regionali in Saarland lo scorso 27 marzo, il gruppo Cdu-Csu starebbe lavorando in queste ore a una mozione per chiedere al governo di accelerare l’export di armi pesanti all’Ucraina: sul punto l’esecutivo Scholz si è mostrato diviso fra i Verdi e Liberali “interventisti” e i socialdemocratici più cauti. La mozione prevedrebbe anche di definire il cancelliere Scholz “in parte responsabile dell'incapacità di difendersi dell’Ucraina”. Dopo aver incassato abbondanti critiche soprattutto dai Verdi nei giorni scorsi, il cancelliere preferirebbe evitare una mozione fatta su misura per spaccare la maggioranza varata meno di cinque mesi fa.